Voto: 
4.0 / 10
Autore: 
Davide Merli
Genere: 
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Lars Eric Mattsson - chitarra acustica, chitarra elettrica, basso, tastiera
- Eddie Sledgehammer - batteria, percussioni


Tracklist: 


1. From the Skies
2. Earthbound
3. Time Capsule
4. Delhi
5. ShredHead
6. The Orchid
7. Free Wind
8. Song of the Woods
9. Closed Eyes
10. ...Later

Mattsson, Lars Eric

Earthbound

Ennesima proposta Neoclassical Metal da parte della Lion Music: stavolta è il turno di Lars Eric Mattsson, chitarrista funambolico svedese che ci propone il suo solo album fantasiosamente incentrato su scale e assoli iperveloci.
Parlare di “turni” rende molto ben l’idea per descrivere questi lavori metal neoclassici: tutti maledettamente uguali e questo ci da l’impressione di poter senza troppi problemi mischiare a turno vari pezzi di questi chitarristi virtuosi senza nemmeno accorgerci di aver cambiato artista.
E questo Earthbound finisce anche lui in questo grande calderone di lavori piatti e tutti uguali scritti da tali chitarristi nordici.
È inutile purtroppo girarci attorno: questo disco, se visto con un'ottica globale sul neoclassical metal vale poco che nulla solo per il semplice motivo che è piatto, poro originale ed estremamente ripetitivo.

Qualche pezzo si salva, come per esempio l’opener From The Skies, carina forse per il solo fatto che è la prima traccia che sentiamo o forse perchè Mattson ogni tanto usa un buon suono distorto col Cry Baby, oppure Songs Of The Wood, che almeno ci propone una chitarra classica latineggiante al posto della solita elettrica alla velocità della luce.
Per il resto il vuoto assoluto, specialmente in pezzi come Shredhead o The Orchid, semplicemente due episodi inutili nel senso più assoluto.
E si potrebbe andare avanti tanto a parlare di un disco del genere ma già con queste poche parole si può trarre una conclusione: magari a questo platter la sufficienza la si può anche dare, ma è inutile continuare a dare 60 a dischi uguali l’uno all’altro che lasciano l’ascoltatore indifferente dalla prima all’ultima nota suonata.
Può darsi anche che a qualcuno Earthbound possa piacere, ma sarà solo per il semplice fatto che di album metal neoclassico ne ha ascoltati pochi nella sua vita; per gli altri veterani del genere questo disco è da tralasciare, come oramai l’80% dei lavori odierni del genere.

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