Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Mizar
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Paolo Morandi – voce, chitarra
- Michele Bertoli – batteria
- Lorenzo Toninelli - basso

Tracklist: 

1. Fuori Di Testa
2. Perso
3. Pezzo Intelligente
4. Svaghi Di Massa
5. Tempesta
6. Muezzin
7. Lontano
8. Gabbie
9. My sharona
10. Come Se
11. Domani
12. Q.Lenta
13. Bidone

Marydolls

Liquirizia Brain

Nasce nel 1998 questo power trio Bresciano sotto il nome Plasivo e dopo la pubblicazione del demo Psychobambola e la vittoria ai Vitaminic Awards 2001, diventa ufficialmente Marydolls, band visceralmente influenzata più che dal Grunge anni ’90, dalla sua re-interpretazione ad opera di alcuni gruppi nostrani, primi fra tutti i Verdena.

La pesantezza di ciò che fu lo spartiacque musicale nord-americano è qui solo un eco, un debito che è necessario pagare considerato l’umore vocale e strumentale con sui è stato inciso l’intero lavoro, ma che in fondo viene messo notevolmente in ombra da una sensibilità melodica semplice ma acuta, una qualità che aiuta inevitabilmente le canzoni dei Marydolls, mescolando e mascherando furore ed ingenuità attraverso una forma canzone stabile e collaudata.
Basta ascoltare pezzi come Fuori Di Testa o Perso per afferrare immediatamente l’anima di questa band, la sequenza piano/FORTE/piano sulla quale vengono costruiti versi e ritornelli sembra non arrugginire mai, soprattutto se, come in questo caso, è irrobustita da melodie ricordabili, cantabili, e suonate con convinzione.
La voce dalle tonalità molto “post-adolescenziali” non riesce a ruggire, ma ringhia, graffia e scalcia con forza sufficiente ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore, complice un talento melodico invidiabile che rende ogni pezzo più assimilabile di quanto permetta la sola parte strumentale.
Riff più spietatamente oscuri e dalle sonorità più opprimenti, tipiche del Grunge classico, si ritrovano in Muezzin e nel rifacimento di My Sharona, completamente stravolta e prosciugata della sua naturale ballabilità, qui filtrata attraverso accordi densi e distorti, che appesantiscono notevolmente l’effetto finale senza comunque riuscire a sotterrare completamente l’anima Pop della canzone.
L’altra faccia della medaglia è occupata dai classici pezzi lenti e vertebrati da una sorta di sofferenza malinconica che attenua l’effetto sorpresa e contrasto che si dovrebbe ottenere attraverso questo tipo di episodi inseriti nella tracklist. Con Pezzo Intelligente questo avviene, grazie alla sottile ironia che trasmette il testo e alla (relativamente) originale struttura della canzone, che parte timida e trattenuta, quasi sussurrata, per poi incendiarsi una manciata di secondi prima della fine.
Purtroppo non si può dire lo stesso di Bidone, pezzo che chiude il disco in modo un po’ banale, troppo “alla Something In The Way di Nevermind, se proprio vogliamo collegarci nuovamente al Grunge, con chitarra stanca e lenta accompagnata dal violoncello a creare un’ atmosfera di solitudine.

Questo Liquirizia Brain si può definire senza dubbio un buon disco, in particolar modo considerando il “fattore debutto”. Le canzoni sono ben scritte e ben suonate, dotate di un’importante anima Pop che le rende immediatamente ricordabili senza tradire lo spirito alternativo e rabbioso con cui sono state evidentemente concepite. Purtroppo il disco suona veramente troppo simile al primo lavoro dei Verdena in diversi punti, dal tipo di suoni al modo di cantare, anche se i testi dei Marydolls sembrano indubbiamente più curati e meno ripetitivi.
E’ comunque vero che questo genere offre ben poche alternative e possibilità di sperimentare, a meno che la band non decida a priori di abbandonare parzialmente i binari del Grunge puro introducendo elementi innovatori con il rischio di sbilanciarsi troppo.

Detto questo il disco rimane ciò che è: un buon lavoro colmo di spunti interessanti, rabbia controllata e alcune ottime melodie, ma originalità e personalità sono elementi fondamentali e in questo lavoro, purtroppo, scarseggiano.

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