Voto: 
9.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Emi Records
Anno: 
1983
Line-Up: 

- Fish - voce
- Mark Kelly - tastiera
- Mik Pointer - batteria, percussioni
- Steve Rothery - chitarra acustica, chitarra elettrica
- Pete Trewavas - bassi


Tracklist: 

1. Script for a Jester's Tears (08:39)
2. He Knows You Know (05:22)
3. The Web (08:48)
4. Garden Party (07:15)
5. Chelsea Monday (08:16)
6. Forgotten Sons (08:21)

Marillion

Script for a Jester's Tear

Nel 1983, dopo aver assorbito profondamente la tradizione britannica di celebri bands come Genesis, Camel, Van der Graaf Generator e Pink Floyd e aver debuttato con la pubblicazione dell’ep Market Square Heroes, gli inglesi Marillion danno vita a Script for a Jester’s Tear, l’album che segnerà l’origine di un nuovo stile Progressive.
Questo genere, che troverà le sue radici durante gli anni ’80, prenderà il nome di Neo Progressive, per indicare la ripresa degli spunti settantiani che tanto avevano influito su tale musica di sperimentazione e allo stesso modo per segnalare la diversità di numerosi elementi come il largo impiego di organi e di effetti elettronici. Tra le formazioni chiave che si sono distinte nella produzione Neo Progressive si possono ricordare IQ, Pallas e Arena, ma i veri fondatori di tale corrente sono i Marillion di Derek Dick (alias Fish), cantante dotato di grande personalità e di abilità vocali fuori dal comune. Con lui i Marillion vissero il periodo migliore della lunga carriera e Script for a Jester’s Tear rappresenta il primo dei quattro capitoli di studio che lo vedranno alla voce, quattro perle della musica mondiale, introspettive e studiate nei particolari.
Certamente la produzione della band raggiungerà il suo culmine evolutivo con Misplaced Childhood, ma dopo l’abbandono di Fish che intraprenderà la carriera solista, i Marillion inevitabilmente perderanno quella competitività e quell’unità che da sempre li aveva contraddistinti, esaltando le loro sonorità. Il giullare raffigura al meglio la dimensione del gruppo, in quanto la musica proposta non è nient’altro che una fusione di aspetti melanconici con altri più scherzosi e ridenti, pur trasmettendo un alone di sola tristezza e solitudine.

La lunga title-track Script for a Jester’s Tear fa iniziare l’epopea Marillion con un’introduzione di pianoforte e una voce non acuta ma espressiva: stupendo l’impiego del Toy Organ che conferisce quell’atmosfera giocosa con le sue scale continue, lente e non più spinte ai livelli dei timbri di Genesis e delle formazioni italiane dei ’70. Gli sviluppi della canzone sono sempre inaspettati e non scontati, grazie alle soluzioni tonali adottate da Fish, che trasportano l’ascoltatore nel vortice Marillion, attraverso la tristezza che esprimono. Il finale disperato conserva quell’eleganza tipica dei lavori inglesi, senza scomporsi in trovate sfarzose e ridondanti, ma mantenendo una linea melodica conforme al contesto del pezzo.
Il ritmo invece è fondamentale per tutte le altre tracce dell’album, a partire da He Knows You Know, calma e tranquilla in ampie sezioni, per poi esplodere con la voce acuta di Fish e gli organi abbastanza sinfonici del tessuto sottostante; gli assoli si susseguono mentre gli effetti elettronici spezzano l’andamento del brano. Altrettanto sorprendente per le stesse caratteristiche appena citate è The Web, dotata di un intermezzo raffinato e sognante che si distacca dagli arpeggi sommessi di chitarra nelle strofe, se così possono essere chiamate.

Il Progressive è il genere che rifiuta completamente il concetto di canzone provvista di strofe, ponti e ritornelli, poiché ogni brano deve seguire un’evoluzione ambigua, a seconda delle emozioni che i collegamenti tra i riff trasmettono ai musicisti. I Marillion si pongono perfettamente in quest’ottica, come dimostra Garden Party, rilassante e ricca di atmosfere di tastiera, scale tematiche di ottima fattura e magici accordi di sottofondo.
Anche le conclusive Chelsea Monday, ballata che fugge via veloce pur essendo lunga e articolata, e Forgotten Sons, episodio dove si raggiunge la massima influenza Hard Rock, intervallata da ampi passaggi parlati e cadenzati, sono capitoli estremamente curati nei particolari e originali nel sound.
Insomma un master-piece del Prog Rock made in England, un capolavoro che dev’essere posseduto dagli appassionati del genere e che verrà amato da tutti per il sentimento che scaturisce dalla sua musicalità.

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