Voto: 
9.7 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Music For Nations
Anno: 
1984
Line-Up: 

- Eric Adams - voce
- Ross "The Boss" Friedman - chitarra
- Joey DeMaio - basso
- Scott Columbus - batteria

Tracklist: 

1. Blood Of My Enemies (04:13)
2. Each Dawn I Die (04:16)
3. Kill With Power (03:55)
4. Hail To England (04:24)
5. Army Of The Immortals (04:24)
6. Black Arrows (03:03)
7. Bridge Of Death (08:58)

Manowar

Hail to England

Quante probabilità ci sono di ripetere, non una, ma ben due volte, il successo ottenuto dopo un debutto semplicemente spettacolare? Poche, anzi pochissime. Siamo nel 1984 e proprio per questo motivo un grande numero di metal kids aspetta con ansia, ma pure scetticismo, il nuovo album dei Manowar. Il gruppo americano non ha però intenzione di deludere le aspettative, dal momento che si vuole prendere una rivincita in seguito all’annullamento del tour europeo a supporto di Into Glory Ride. Joey DeMaio e compagni decidono quindi di intitolare il nuovo album Hail To England, in modo da tributare i fratelli e le sorelle che li seguono dall’Inghilterra. La casa discografica dell’epoca, la Music For Nations, fornisce quindicimila dollari alla band, la quale giudica la somma sufficiente per la registrazione di addirittura due dischi. Dopo soli sei giorni, grazie soprattutto al prezioso aiuto di Jack Richardson in veste di produttore, i Manowar portano a termine l’incisione del loro terzo album, Hail To England per l’appunto.

Blood Of My Enemies non potrebbe aprire in modo più superbo un disco dalle grandissime ambizioni. Dopo una breve introduzione la voce di Eric esordisce spettacolarmente attraverso un urlo sovraumano. L’incedere del brano è caratterizzato da un ritmo bellico, epico, solenne. Il testo, di chiaro stampo fantasy, si rivela a dir poco appassionante. Il ritornello si contraddistingue per i possenti cori ed è apprezzabile anche il rabbioso assolo. Hail To England prosegue con Each Dawn I Die, cui titolo viene ispirato direttamente da un classico film risalente al 1939. La track, più veloce del brano precedente, è ricca di una tensione emotiva incredibile. Le atmosfere magiche e misteriose che contornano la song si fanno sentire soprattutto durante il refrain, interpretato magistralmente da un’eccellente Eric Adams. L’album del 1983 contiene, purtroppo, soltanto sette tracce dalla media durata, la terza delle quali si intitola Kill With Power. Tale appellativo non poteva essere più azzeccato, poiché presenta alla perfezione le sonorità del pezzo. L’eccessiva velocità del brano può sembrare stupefacente, ma tutto viene spiegato da una decisa dichiarazione di Joey. Il bassista del complesso americano afferma che, a causa della tendenza generale di molti gruppi ad aumentare la rapidità nelle canzoni, dovuta soprattutto alle influenze dei Metallica, i Manowar decisero, all’epoca di Into Glory Ride, di ridurre la celerità nel sound. Il contrario accade invece qui con Kill With Power: la band non ci sta ad essere imitata da decine di band ed aumenta così il dinamismo musicale. Dopo quasi quattro minuti di potenza inaudita si giunge finalmente alla titletrack, Hail To England. L’avanzare del brano torna ad essere trionfale ed imponente, anche per merito dei maestosi cori eseguiti per l’occasione dai coristi della cattedrale di St. Mary. Eric si dimostra nuovamente, nel caso ce ne fosse ancora il bisogno, uno dei migliori cantanti di tutto il panorama Metal. Il testo parla del ritorno dei Manowar sul suolo inglese, il quale viene omaggiato specialmente nel ritornello. Verso la fine della canzone il ritmo rallenta notevolmente per poi esplodere in un finale mozzafiato.

Se Hail To England è un tributo ai fans inglesi, Army Of The Immortals lo è per quelli di tutto il mondo. Ross The Boss elabora un riff semplicemente distruttivo, accompagnato inizialmente solo dalla voce di Adams. Scott Columbus dirige in seguito, con semplicità e vigore, l’andatura del pezzo. Army Of The Immortals è forse il capitolo più duro e possente di tutto Hail To England. Le liriche rappresentano una pura proclamazione di ringraziamento e d’affetto nei confronti dei fratelli che supportano i Manowar sempre e comunque. Il carisma di Joey DeMaio è noto a tutti, come d’altronde anche le sue capacità tecniche. Di conseguenza, non ha alcun senso inserire una traccia come Black Arrows all’interno di un disco pressoché perfetto. L’introduzione colpisce molto per la sua fermezza, ma purtroppo la bellezza della song termina quasi subito, quando il suono improponibile e veramente sgradevole del basso fa la sua comparsa. Le strumentali di Joey non verrano mai aprrezzate particolarmente da numerosi ascoltatori, tuttavia i Manowar continueranno con ostinatezza irremovibile ad inciderle. La track finale, Bridge Of Death, cancella immediatamente il brutto episodio appena terminato. La raffinata suite ha una durata alquanto lunga (sfiora addirittura i nove minuti) e tratta di una tematica nuova alla band: Satana. Ciò susciterà le ire di tantissimi critici, che arriveranno addirittura ad accusare i Manowar di satanismo. In effetti, a causa dell’enigmatica dedica che fanno i Kings nelle note del booklet, è presente una certa ambiguità intorno al brano. L’interpretazione più veritiera rimane, in ogni caso, quella della lotta fra un coraggioso eroe e l’entità suprema del male. Dal punto di vista musicale Bridge Of Death si può considerare, senza dubbio, un capolavoro epico, in grado di evocare atmosfere diaboliche e leggendarie.

Hail To England riesce prodigiosamente nel delicatissimo compito di succedere ad un’autentica opera d’arte come Into Glory Ride. I Manowar si confermano così in forma strepitosa e lo dimostreranno anche nel tour inglese che seguirà l’uscita dell’album. I capolavori di stampo epico dei Kings Of Metal non sono ancora finiti, tuttavia la magnificenza del disco uscito nel 1984 rimarrà per sempre inarrivabile.

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