Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Metal Heaven/Frontiers
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Markku Pihlaja - voce
- Antti Laurén - chitarra
- Markus Vanhala - chitarra
- Ismo Laukkanen - basso
- Matti Suhonen - batteria

Tracklist: 

1. In This Indolence
2. Dread Of The Freaks
3. No Signs Of Wisdom
4. The End Within
5. Harbinger
6. Polluted World
7. Some Of The Sins Revealed
8. The Loon
9. August Sky

Manitou

No Signs Of Wisdom

Ad un anno di distanza circa dal discreto Deadlock, che aveva in parte sconfessato quanto di buono fatto vedere nell'esordio The Mad Moon Rising, bell'esempio di heavy/prog che aveva fatto ben sperare per l'avvenire di questa band, adesso i finlandesi Manitou provano a risollevarsi e riproporsi con questo nuovo No Signs Of Wisdom.
La metal band finnica attenua ancor di più quelle venature progressive che avevano caratterizzato l'esordio, decidendo invece di dirigersi verso un classico heavy metal che trova le proprie influenze in nomi quali Iron Maiden, Queensryche e Dio, apportando al tutto un evidente contributo melodico particolarmente pregevole ed una produzione moderna e ben curata, così che nel complesso il quintetto nordico non rischia affatto di cadere in tutti i tipici clichès di quell'heavy più conservatore e tradizionalista. Merito di ciò va soprattutto alle azzeccate soluzioni melodiche che vanno a costruire strofe e refrain in grado di trasmettere una bella dose di adrenalina e talvolta conferire quella chiara sensazione di epicità, mentre ottime si rivelano le prestazioni del cantante Pihlaja, che sembra non voler nascondere la sua ammirazione per Bruce Dickinson, e della coppia d'asce Laurén e Vanhala, i quali ricamano riff, soli e trame melodiche sempre ricercati, mai banali e soprattutto a servizio del brano.

Apertura di chiaro stampo maideniano con l'ottima In This Indolence, in cui ritmiche potenti e riff mozzafiato danno vita ad un pezzo davvero ottimo che permette al singer di esibirsi in una prova straordinaria tra alte tonalità e passaggi più caldi che a tratti riportano alla mente il già citato Dickinson, la seguente Dread Of The Freaks mantiene i ritmi sostenuti caratterizzandosi anche per un refrain d'impatto ed un assolo strepitoso, e non è da meno neanche la title-track No Signs Of Wisdom, un mid-tempo potente e dalle leggere tinte darkeggianti, che si rifà un po' ai Queensryche, con un Markku Pihlaja particolrmente sugli scudi.
The End Within è modellata sullo stesso schema di Dread Of The Freaks, proseguendo così una partenza tutta impostata sulla potenza, Harbinger è uno degli apici del disco, il brano alterna parti più tirate ed aggressive lasciate agli strumenti a parti cantate più calde e melodiche, bellissimo anche il melodico assolo, che conduce ad una lunga fase conclusiva particolarmente melodica e solenne, invece si ha quasi un cambio di rotta con Polluted World e Some Of The Sins Revealed, due pezzi hard n' heavy di ampio respiro in cui la componente più melodica sembra prendere il sopravvento, conferendo così all'album anche una certa dinamicità e varietà. Arrivano in chiusura gli unici brani che conservano quella componente progressive mostrata nell'album d'esordio, la cavalcata metallica The Loon, la meno coinvolgente del lotto, e la lunga closer August Sky, bel pezzo che alterna parti più riflessive ad altre più aggressive e che ancora una volta rivela chiare influenze di Maiden e Queensryche, senza tuttavia risultare derivativo o anacronistico.

No Signs Of Wisdom è quindi un valido esempio di heavy metal potente e melodico, che pur non tralasciando gli insegnamenti dei maestri del genere, Iron Maiden e Queensryche su tutti, riesce a risultare fresco ed a passo coi tempi in un genere che avrebbe bisogno proprio di una bella ventata di freschezza. Per i Manitou questo potrebbe essere un bel trampolino di lancio, ed è per questo che sono adesso attesi ad una definitiva conferma.


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