Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
1991
Line-Up: 

- Brett Hoffmann - voce

- Jeff Juszkiewicz - chitarra

- Jason Blachowicz - basso, seconda voce

- Mark Simpson - batteria

- Phil Fascania - chitarra



Tracklist: 

1. Memorial Arrangements (02:38)

2. Premature Burial (03:17)

3. Remnants Of Withered Decay (03:55)

4. Multiple Stab Wounds (03:34)

5. Impaled Existence (03:25)

6. Thou Shall Kill! (04:31)

7. Sacrificial Annihilation (03:24)

8. Decadence Within (04:21)

9. Injected Sufferage (03:41)

10. Malevolent Creation (05:31)

Malevolent Creation

The Ten Comandements

I Malevolent Creation sono uno dei gruppi più sfortunati nella storia del Death Metal. Autori di album di tutto rispetto e sotto molti aspetti seminali, non sono mai riusciti a raccogliere tutto quello che hanno seminato, rimanendo in più occasioni ai margini, sovrastati da quelle band (Morbid Angel, Death e via dicendo) che avevano dato via al genere nel 1989, pochi anni prima del loro debutto.
Buona tecnica ed impatto sono le caratteristiche principali di The Ten Comandements, arricchito dal cantato di Bret Hoffman, sporco e straziante, che ricorda in più punti gli insegnamenti di Chuck Shuldiner e John Tardy. Il suono è pesante e caotico, con un gran lavoro delle chitarre a comporre trame complesse e coinvolgenti. Insomma un ottimo esempio di old school Death Metal.

L'apertura delle danze è affidata a Memorial Arrangements, paragonabile ad una marcia che ci trasporta fino al campo di battaglia. Infatti veniamo gettati nella mischia appena dopo, grazie ad una grande opener come Premature Burial, nella quale Hoffman ci mostra tutta la sua personalità come cantante e i riffs si susseguono violentemente uno dopo l'altro. Caotica e aggressiva, questa traccia sembra essere l'ideale per scatenare un pogo forsennato. Sulla stessa linea d'onda la traccia seguente, Remnants Of Withered Decay, velocissima e con un occhio di riguardo al buon vecchio Thrash. Il cantato di Bret è sempre più coinvolgente e in alcuni casi abbastanza marcio, tanto da non farci comprendere esattamente ciò che dice (Tardy docet).
Con Multiple Stabwounds, si ritorna a parlare di Death senza compromessi: blast beat furiosi e potenza sonora. Tutto quello che occorre per far partire un buon headbagging. Un grande lavoro di chitarre, invece, ci introduce a Impaled Existence: la velocità non è ai massimi livelli, ma ancora una volta colpisce la bravura di Hoffman nel comporre linee vocali veramente coinvolgenti e caratterizzate da una buona dose di fantasia.

In generale l'album non si discosta dall'old school style: difatti Thou Shall Kill! rimane su questa modello. Impatto e potenza prima di tutto, con magari una velocità non troppo estrema. Un'accelerazione abbastanza brusca la si ha appena dopo grazie a Sacrifical Annihilation. Di nuovo si ha la possibilità di gustare la buona tecnica che i quattro musicisti mostrano di possedere e anche una strizzatina ancora al Thrash permette a questa canzone di essere molto accattivante.
Purtroppo il disco non presenta momenti di più alto valore compositivo, rimanendo sempre su un buon livello. Così Decadence Whitin e Injected Sufferance passano tra un ascolto piacevole e l'anonimato, con picchi qua e là di rapidità e potenza, fino a condurci verso l'ultima traccia, quella Malevolent Creation che sicuramente può essere premiata come una delle migliori (se non la migliore) canzone di questo The Ten Comandements. Rappresenta appunto un riassunto di tutto quello che di buono i ragazzi di Buffalo (N.Y.) hanno mostrato in questo album: old school Death metal senza fronzoli, diretto e potente.

In conclusione: probabilmente i Malevolent Creation non hanno inventato nulla, ma comunque rimangono uno dei gruppi più fedeli al genere, che molto hanno dato e poco hanno ricevuto. Per questi motivi meritano tutto il rispetto possibile da parte nostra. Senza però dimenticare che The Ten Comandements rimane un buon disco, tutt'altro che difficile da ascoltare, ma soprattutto apprezzare.

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