Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Capitol
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Romeo Stodard - Voce/Chitarra
- Michelle Stodard - Basso/Voce
- Sean Gannon - Batteria
- Angela Gannon - Percussioni/Voce

Tracklist: 

1. This Is A Song
2. You Never Had It
3. Take A Chance
4. Carl's Song
5. Boy
6. Undecided
7. Slow Down (The Way It Goes)
8. Most of The Time
9. Take Me or Leave Me
10. Let Somebody In
11. Runnin' Out
12. All I See
13. Goodnight

Magic Numbers, The

Those The Brokes

Those The Brokes è il disco numero due degli inglesi The Magic Numbers; il primo album, The Magic Numbers, è stato un successo planetario che ha fatto sì che la band potesse aggiudicarsi il doppio disco di platino. Questo è stato senz'altro un inizio straordinario da una parte ma tragico dall'altra, perchè pone subito degli obiettivi che sono quanto mai impossibili da raggiungere, ovvero cercare di eguagliare la precedente opera. Capiamo quindi ancora prima di ascoltarlo che Those The Brokes è un album delicato e di portata artistica piuttosto ambiziosa che magari non riuscirà a far registrare le stesse cifre record avute precedentemente ma che, almeno, cerca di mantenere il livello della produzione e della qualità musicale del gruppo a un livello di tutto rispetto. A questo bisogna aggiungere anche il fatto che in questi anni (particolarmente nel 2005-2006), si è avuto un vero e proprio boom in Inghilterra del genere Indie Rock aumentando quindi notevolmente il numero di potenziali concorrenti sul mercato.

La prima cosa che si nota in questo Those The Brokes è che si è cercato di mantenere la stessa spensieratezza hippy e sessantiana che già si respirava nel primo album; a questo, però, bisogna aggiungere una presa di decisione che può essere ardua e, di conseguenza, compromettente: cercare di esplorare spazi melodici e musicali differenti e di portata artistica più raffinata. Come già detto, tale decisione potrebbe portare in un futuro ad un netto distacco da quelli che erano i The Magic Numbers degli esordi oppure ad un ibrido tra il passato e il presente. L'esito lo sapremo solo con il passare del tempo; ora possiamo solo cercare di capire che cosa c'è di buono o no in questa decisione.

Quello che ci colpisce ad un primo impatto è la meticolosa attenzione con cui i The Magic Numbers sembrano essersi approcciati nella creazione dei loro brani; notiamo che ogni singola nota, anche quella (apparentemente) più stupida, non è lì per caso ma più che altro per ingigantire ancora di più l'atmosfera ariosa che si respira. This Is A Song ne è un esempio; apertura leggera di pochissime squillanti note accompagnate poi da effetti filter per catapultarci subito in quel mondo da sogno zuccheroso tipico della band. Il riotrnello è un bel mix di spensieratezza e magnetismo; un bell esempio di come la semplicità possa incantare chi in quel momento sta ad ascoltare. Ci accorgiamo anche che in The Those Brokes c'è un uso più massiccio di cori e seconde voci che, per la maggior parte delle volte, sono eseguiti della bassista (e sorella del cantante) Michelle Stodard. Una volta ascoltata anche solo la prima canzone, è facile accostare i The Magic Numbers a gruppi storici come i Mamas And Papas soprattutto per le emozioni e sensazioni cristalline che riescono a tratteggiare. Con You Never Had It si cerca di dare un pò più di ritmo classicamente Rock ma si finisce sempre per dare alla canzone un tono leggero e trascinante che, non c'è niente da fare, è il tratto distintivo di questa band. Tutto l'album sarà quindi caratterizzato da queste melodie melense e leggermente accenate che possono creare anche effetti di clichè. Ci sono poi anche brani che possono avere qualche eccezione come nel caso di Carl's Song dove si rispolverano melodie più inclini alle sonorità di artisti americani come Jack Johnson; il brano in sè è un potenziale piccolo gioiello di minimalismo che, se non fosse per la sua durata eccessiva, potrebbe figurare come uno tra i migliori brani Indie-Rock dell'annata 2006. Il problema della lunghezza dei brani sembra essere un pò il tallone d'Achille di tutto Those The Brokes. Diciamo questo perchè parecchi brani sembrano risentirne; quello in cui viene maggormente evidenziato è Slow Down (The Way It Goes) che con la sua estrema durata, rovina uno dei più bei duetti dei fratelli Stodard. Tutto questo è un peccato perchè porta l'ascoltatore dalla felicità istantanea che il bel motivo porta, a una noia difficile da cancellare. Questa senso di stanchezza lo si può percepire maggiormente verso la fine del disco in cui le sensazioni di clichè diventano ancora più persistenti e portano ad una rivalutazione totale dell'intero album. In questo modo brani come Let Somebody In che sprigionano magia da ogni nota e fanno letteralmente sognare l'ascoltatore, possono sembrare stucchevoli dopo diversi ascolti.

In conclusione possiamo dire che Those The Brokes rimane un buon disco non tanto di conferma ma piuttosto di rivalutazione per i The Magic Numbers che tanto avevano fatto sperare al loro esordio. Probabilmente tutto quello che gli è stato dato agli inizi è stato poi ripreso indietro con questa seconda uscita. La parola giusta con cui catalogare questo album non è però delusione ma rivalutazione che, probabilmente, potrebbe trasformarsi in svolta per quella che sarà la loro prossima opera.

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