Voto: 
5.8 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Pulverised Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Blasphemy (Lédeczy Lambert) - voce, batteria
- Churchburner - chitarra
- Disguster - chitarra
- Necrofaust - basso

Tracklist: 

1. Warlust (05:24)
2. Slaughtering (03:35) 
3. Funeral Pyre (05:34) 
4. Empty Graves (04:44) 
5. Deviant (04:40) 
6. Castle In Pain (07:09) 
7. Night Assassins (05:20)

Mörbid Carnage

Night Assassins

Il revival thrash metal ormai sta raccogliendo sudditi un po’ ovunque e tutti noi sappiamo quanto i Paesi dell’Est Europa fossero legati al genere negli anni passati. Il loro era già un terreno molto fertile in cui far nascere nuove realtà che si ispirassero agli anni Ottanta e che potessero dare il loro contributo ad un genere che, pur non essendosi mai spento in tutti questi anni, ha trovato solo ultimamente un vera e propria seconda vita. Bene, i Mörbid Carnage sono l’ennesima piccola realtà dell’underground a suonare thrash metal e si trovano, fortuna loro, già accasati con un’etichetta come la Pulverised Records.

Del loro debutto, questo Night Assassins, c’è poco da dire poiché ci troviamo al cospetto di un album di breve durata in cui la caratteristica essenziale è la velocità. Le influenze di spicco si riscontrano nei Destruction e negli Slayer per quanto concerne il riffing compulsivo, senza sosta e per la voce sempre acida. Il disco si apre con la velocità di Warlust e la sua doppia cassa che viaggia parecchio, alternandosi ai numerosi stop and go ad introdurre violenti up tempo. La band sembra decisa a non voler mollare un attimo e a continuare sugli stessi livelli di impulsività e così passiamo anche attraverso ad una veloce ma abbastanza scialba Slaughtering. Le idee sembrano poche e confuse anche se la successiva Funeral Pyre ci regala almeno un po’ di varietà. Certo, i mid-tempo anch’essi non brillano di sicuro per spontaneità ma le parti di veloce doppia cassa rimangono comunque le migliori per compattezza.

Empty Graves e Deviant riprenono il discorso interrotto in precedenze e si gettano a capofitto in sferzate veloci di puro thrash metal, a volte sporcato dall’hardcore al fine di risultare più tagliente e impulsivo ma sempre scontato e senza la presenza di quel riff in particolare che si possa far notare. I sette minuti di Castle in Pain mostrano una struttura più variegata ma senza troppi sussulti per finire con la title-track, ovvero un puro assalto in-your-face che certo non mancherà di far scapocciare ma sinceramente non riesce a dire più di quanto già detto finora.

Senza infamia e senza lode, il debutto dei Mörbid Carnage se fosse uscito venticinque anni fa sarebbe già stato considerato “un’opera minore” nell’affollata scena, figuriamoci oggi. Rimane un semplice, innocuo esempio di come fare thrash metal alla vecchia maniera, ma nulla di più. Consigliato agli intransigenti del genere.  

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