Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Morr Music
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Gunnar Örn Tynes
- Örvar Þóreyjarson Smárason
- Ólöf Arnalds
- Eiríkur Orri Olafsson
- Hildur Guðnadóttir
- Sigurlaug Gisladottir
- Samuli Kosminen

Tracklist: 

1. If I Were a Fish (04:16)
2. Sing Along (05:39)
3. Prophecies and Reversed Memories (04:06)
4. A River Don't Stop to Breathe (04:45)
5. The Smell of Today Is Sweet Like Breastmilk in the Wind (04:47)
6. Show Me (03:45)
7. Húllabbalabbalúú (03:27)
8. Blow Your Nose (04:07)
9. Kay-Ray-Kú-Kú-Kó-Kex (03:57)
10. The Last Shapes of Never (02:27)
11. Illuminated (04:09)
12. Ladies of the New Century (03:45)

Múm

Sing Along to Songs You Don't Know

La gelida Islanda si conferma patria del minimalismo elettronico e delle sonorità oniriche, grazie al significativo contributo di un folto sottobosco di formazioni dal carattere meditativo e dai timbri eleganti e composti.
Una delle testimonianze più vive del trend islandese nel 2009, accanto al debutto dei Riceboy Sleeps (progetto parallelo di Jònsi Birgisson dei Sigur Ròs), è raffigurata dal quinto episodio di studio dei Múm, arrivati al dodicesimo anno di attività: la formazione ha infatti raggiunto un grado di maturità comune a poche realtà dell’elettronica nord-europea, sebbene la matrice originaria degli ultimi Sigur Ròs giochi un ruolo fondamentale nell’evoluzione di Sing Along To Songs You Don’t Know.
L’album è strutturato come un insieme di filastrocche cariche di folclore e dotate di un’atmosfera delicata, che avvolgono l’ascoltatore con la loro spontaneità e il loro curato stile minimale; ogni capitolo di Sing Along To Songs You Don’t Know è intriso di un’architettura armonica ricca, realizzata mediante l’impiego di un’ampia classe di strumenti tipici accanto all’usuale tessuto elettronico e ai tappeti d’archi. I Múm, profondamente rinnovati sotto il profilo del song-writing, lasciano spazio anche a una spiccata vena cantautorale, che li accomuna alla sfera compositiva di Lisa Germano e di altre strumentiste della scena indipendente.
Tuttavia, come già si era registrato in Go Go Smear The Poison Ivy, la voce femminile viene affiancata in più sezioni dal tono maschile, consentendo la realizzazione di sonorità sospese tra Elettronica minimalista e Dream Pop, senza disdegnare un approccio folcloristico di grande effetto.

La peculiarità principale di Sing Along To Songs You Don’t Know è da ricercarsi nell’estrema varietà interna, che lo eleva all’interno delle migliori pubblicazioni prodotte dai Múm: l’incipit di If I Were A Fish può far apparire l’opera come una deriva cantautorale accompagnata da una soffice e quasi impercettibile elettronica ma lo sviluppo del disco elude qualsiasi aspettativa. Le due anime dei Múm, quella solare-esplosiva e quella riflessiva-cupa, si fondono con notevole equilibrio, conferendo splendidi chiaroscuri al platter. Basti accostarsi al binomio Prophecies & Reversed Memories-A River Don't Stop To Breathe per comprendere come essi esprimano due visioni opposte delle sonorità Dream Pop: il ritmo incalzante della prima, memore delle recenti sperimentazioni in casa Sigur Ròs, costituisce l’antitesi alla magia delineata dai lenti rintocchi della seconda.
I Múm si collocano come pionieri di un sound posato e raffinato, a cavallo tra la logica che trasuda dalla cura dei particolari e l’irrazionalità frutto della vena più creativa della band: Last Shapes Of Never è un brano noir che poco si inscrive nella dimensione passata dei Múm e che consente all’ascoltatore di chiudersi nella propria intimità dopo la spensierata frenesia della corale Kay-Ray-Ku-Ku-Ko-Kex.

In definitiva Sing Along To Songs You Don’t Know può essere reputato come la più completa sintesi del sound islandese mai prodotta fino ad oggi; sebbene esso sia privo di una forte coesione interna, viene conservato il tratto caratteristico della formazione, già consolidato negli anni attraverso le quattro precedenti uscite discografiche. Di certo il livello di sperimentazione non può competere con le pubblicazioni impareggiabili dei Sigur Ròs, ma Sing Along To Songs You Don’t Know lascia una gradevole impronta che si pone come biglietto da visita della maggior parte delle produzioni permeate di fascino nordico e di gusto etereo.

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