Voto: 
6.2 / 10
Autore: 
Federica Bosisio
Etichetta: 
Superball Music
Anno: 
2011
Line-Up: 

- David Jordan - chitarra

- Janosch Rathmen - batteria

- Jan Hoffmann - basso

- Reimut von Bonn - elettronica

- Florian Funtmann - chitarra

Tracklist: 

1. Into the Black Wide Open

2. The Filgrim D'an Boogie

3. Invisible Giants

4. Timbelends

5. Arecibo

6. Middleville

7. Beyond the Void

Long Distance Calling

Long Distance Calling

I tedeschi Long Distance Calling, originari di Munster, sono un gruppo di cinque membri formatosi nel 2006. Hanno realizzato  e pubblicato 2 singoli e 3 albumSatellite Boy del 2007, Avoid the Light del 2009 e l'omonimo Long Distance Calling del 2011. Si tratta di una band che si è saputa distinguere nello scenario del post-rock, sempre più in fase di espansione e di sviluppo e che ha visto in questi ultimi anni un'ingente proliferazione di intrepidi musicisti amanti dell'effetto avvolgente e degli sfumanti suoni che il genere presuppone.

Spesso e volentieri l'etichetta convenzionale  di post-rock viene abusata per identificare, in modo sbrigativo ma anche limitativo, quel cd prettamente strumentale, privo apparentemente di un ritornello e che necessita di un attento ascolto per poter essere interiorizzato. Il termine post-rock è di recente formazione e fu coniato dal famoso critico inglese Symon Reynolds in occasione della stesura della recensione dell'album Hex del 1994 dei Bark Psychosis per la rivista Moyo, usando rispettivamente queste parole "using rock instrumentation for non rock porpuses, using guitars as facilitators of timbre and textures rather than riffs and power chords" per creare sensazioni virtuose, atmosferiche, eteree e profonde in un gioco continuo di note fluttuanti, malleabili alla nostra fantasia.

Una delle peculiarità che più ha colpito la critica riguardo il lavoro dei teutonici Long Distance Callingè proprio il loro genere "asettico" in cui si sono ritrovati a convivere multiformi esiti di sperimantazione nel campo del post-rock, del progressive degli anni '70, heavy e alternative rock. Long Distance Calling presenta sette tracks molto lunghe ed intrise di richiami ai Pelican, agli Isis, ai Led Zeppelin, ai Tool, agli A Perfect Circle, agli Alice in Chains, ai Rush ma anche ai Dream Theater e ai classici Porcupine Tree per un totale di 56 minuti circa di riff sognanti e prolungati di chitarre e di ipnotici slapping di basso, affiancati da una base ritmica elettronica, novità quintessenziale del suddetto cd. Il primo brano in evidenza è Into the Black Wide Open  che sembra far parte della soundtrack del film "Alien" o "La Guerra dei Mondi"  per le battute iniziali tra due voci drammatiche e minacciose che annunciano un imminente scontro galattico "Please tell me, why did you come to our planet?" "Your planet?" "This is our planet" "No, it si not". Il pezzo ho una struttura articolata con ridondanti soluzioni di progressive e di psichedelia che si dilatano fino a lambire le dimensioni futuristiche più remote dello space rock. The Filgrim D'an Boogie rimanda all'epica Fanfare for The Common Man di Emerson, Lake & Palmer; Invisible Giants è un omaggio ai primi Genesis con l'intrusione dei Pain of Salvation; Middleville si presenta come una power-ballata di gusto prettamente post-grunge degli Alice in Chains e dei Soundgarden ed è l'unico pezzo cantato e impreziosito dalla partecipazione di John Bush ex-leader degli Anthrax, gruppo heavy metal dNew York nato nel 1981. Anche nel loro precendente album Avoid the Light del 2009, The Nearing Grave aveva visto come ospite Jonas Renske, voce dei Katatonia che i Long Distance Calling hanno spalleggiato nel 2010 durante il loro tour New Night Over Europa insieme ai finnici Swallow.

Long Distance Calling non è certamente un disco immediato e ribadisce la grande tecnica e sapienza artistica  del quintetto tedesco ma risulta risulta alcune volte di un eccessivo e manierato barocco di suoni che redono l'ascolto come ingolfato di effetti spesso discordanti fra di loro, come nell'ultima track Beyond the Void, caledoscopio sonoro che con i suoi 11 minuti e 40 secondi figura fin troppo tediosa. Ci sono tutti i presupposti per aspettarsi elevati lavori musicali ma per il momento i Long Distance Calling non hanno ancora saputo darsi una svolta o un definitivo salto di qualità rispetto ai dischi precedenti perchè mancano di una personalità matura e consapevole.

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