Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Lisa Dply Masia – voce, chitarra, synth
- Marina Cristofalo – voce, chitarra 

Guests:
- Andrea Siddu – batteria in My Liver Hurts, Electric Fits, X2
- Natanya – voce nella parte finale di No U Turn
- Donatella Finocchiaro – voce in Maori Legend

Tracklist: 



1. Maori Legend
2. Passing By
3. My Liver Hurts
4. Honourable Horrible Friend
5. No U Turn
6. Insane
7. Hey, What’s Wrong? Wake Up!
8. Electric Fits
9. Et Voila
10. X2 

Lilies on Mars

Lilies on Mars

Dietro la convinzione che i gigli possano crescere anche su Marte si celano 2 ragazze dai trascorsi sperimentali (accompagnarono in tour Franco Battiato tra il 2007 e il 2008) che, trapiantatesi a Londra, spendono gli ultimi 2 mesi a comporre e registrare il loro primo album dal titolo omonimo, Lilies On Mars. 

Elettronica sbriciolata in trip hop, indie rock, attitudine post punk appresa dai Sonic Youth meno rumoristi ed una coppia di voci eteree che ondeggiano come code di gatto su di sottili e candidi tappeti musicali sono caratteristiche che, unite al recupero di effetti lo-fi dal gusto retro, si allacciano idealmente ai Portishead di Dummy.
Un paragone forse ingombrante ma convalidato da diversi episodi, a partire dalla claustrofobica Insane che scivola lentamente tra sibilii alieni e distorsioni a bassa fedeltà che disturbano la soffice ed avvolgente linea vocale.
L’indole punk spunta in Et Voila, pietrosa ballata che cerca a tutti i costi un matrimonio forzato tra elettrico ed acustico, e Passing By, melodie dirette che sorvolano un beat scassato ed un ruggito da cheap guitar catturata in presa diretta.
Vengono invitati alla festa anche Radiohead e Pj Harvey, la cui influenza si nota rispettivamente nella melodia dolce ma pungente di My Liver Hurts e nella cavernosa filastrocca Honourable Horrible Friend, dove urla minacciose e cantilene ubriache si alternano nuotando nel noise monocromatico delle chitarre.
Sintetizzatori extraterrestri introducono No U Turn, pezzo firmato Franco Battiato ed unico episodio in cui viene utilizzato (in parte) l’italiano, non si fa notare per particolari degni di nota al di là dell’ovvia fama del suo autore ma si incastra senza problemi nel bel mezzo della tracklist, risultando a conti fatti una piacevole sorpresa prima del giro di boa.
Dopo la placida e soporifera Hey, What’s Wrong? Wake Up! Arriva la canzone più convenzionale e “normale” del lotto, l’orecchiabile e convincente Eletric Fits riesce infatti a riaccendere l’attenzione dell’ascoltatore a pochi minuti dalla fine del disco con una struttura robusta ed una melodia che fonde jazz ed elettronica con l’immediatezza del pop rock più mansueto. 

Stemperato l’entusiasmo dei primi ascolti si può finalmente ragionare a mente lucida e si comprende quanto le Lilies On Mars abbiano effettivamente realizzato: un album d’esordio interessante, maturo sotto diversi punti di vista e dotato di una sua personalità, pur rivelando celebri influenze.
In particolare, se confrontato con la maggior parte delle uscite attribuibili a gruppi emergenti e non del panorama nostrano, possono tranquillamente definirsi delle mosche bianche, una band che non necessita di grandi produzioni e suoni ultracompatti per farsi notare e sentirsi alla pari dei colleghi esteri.

Il fatto che ormai le 2 ragazze siano immerse nella realtà londinese da tempo rende probabilmente superflue le ultime righe di commento appena spese, ciò non toglie che questo sia un lavoro assolutamente ben fatto, ad opera di una band da tenere d’occhio che senza troppi dubbi avremo modo di risentire in futuro.  

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