Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Rick T.
Etichetta: 
Ermocolle Records
Anno: 
1856
Line-Up: 

- Giacomo Leopardi - voce, chitarra, basso, batteria
- don Dennis Corleone - lupara e rivoltella
- Capitan Jacopo Della Rovere - nulla di nulla, nulla di nulla
- Lord Bancio - own machine

Guests:
- i nazgûl - sottofondo esotico in tutti i brani
- Pyno Scotti - timballo di riso nel brano 10
- Gianni Morandi - chitarra classica nel brano 15
- Arnold Beckenbauer - yodeling nel brano 15
- George McAnthonines - rasoio elettrico nel brano 17
- DJ Gualtiero - DJ pad, CD drive, AT field, coltellacci unti di sudicio grasso colante nel brano 24
- Pedobear - esche e trappole nel brano 24
- Sarah Kerrigan - katana nel brano 27

Tracklist: 

1. Monografia proibita
2. E' tutto una merda
3. Voto 6 e mezzo
4. Non posso uscire con te perché devo ascoltare il disco degli Agalloch
5. Foto di Lassi
6. Gli esseri allocchi, in modo circolare, fungono semplicemente da nastri trasportatori, da ripetitori plasticacei per motti provenienti da un altrove che costruisce subdolamente le certezze
7. Anemoni di mare d'amore di merda
8. All'Insegna della Salsiccia Impennata
9. Nordland part IV
10. Quant'è bello il primo premio che si fugge tuttavia, chi vuol esser milionario sia: di doman non c'è certezza [feat. Pyno Scotti]
11. Labbra che si slabbrano in invaginazioni cartesiane [Franco Tommasi cover]
12. L'ha detto Piero
13. grazie vero cambiero'
14. Il bambino con la barba (les incompeton)
15. C'era una volta un bassista sudtirolese che come me amava i Queensryche e la Nutella [feat. Gianni Morandi e Arnold Beckenbauer]
16. Grande Satana Lucanico
17. La grande disfida fra Luigino detto 'il cioccolatino', Peso/G e l'alcolista anonimo (ovvero come in Bahrein il vento sia un fenomeno astrofisico spiegabile con la teoria dei loop-stringhe dello spazio-tempo) [feat. George McAnthonines]
18. Il freddo silenzio ha la tendenza ad atrofizzare ogni senso di compassione
19. Il corvo ha ragioni che la ragione non conosce
20. "Questo non è giusto." disse la recchia
21. Gli utenti di Internet che sono troppo spavaldi e c'hanno gli occhi falsi meritano di essere bannati per poi perdere di conseguenza la carica di moderatori
22. Rape, rape, chi vuole delle rape?
23. Quanto odio le girelle
24. La tragica brevità della pre-adolescenza femminile in quanto l'essere detto 'donna' è intrinsecamente pragmatico purtuttavia sognatore nella sua innocente fanciullezza [feat. DJ Gualtiero e Pedobear]
25. Pecette aprioristicamente indotte [Alberto Galligrossi cover]
26. C'è un lavoro da finire
27. Ho un amico di Facebook che corre a maniche corte sotto le tempeste di neve e mi invia video di Youtube sul dottor House [feat. Sarah Kerrigan]

Giacomo Leopardi

I Paralipomeni della Batracomiomachia II

Nota: recensione pubblicata in data 1° aprile 2009, ora archiviata.

Superato il periodo pessimista dark-wave (inframezzato da una parentesi funeral doom con Il sabato del villaggio), il funereo Giacomo Leopardi cambia completamente volto: abbandonate le tonalità più cupe e le tematiche più depressive, stravolta l'attitudine lenta e ponderata in favore di una notevolmente più adrenalinica (ed estremista), abbracciato un sound totalmente iperbrillo e malato che coniuga la ferocia grindcore all'epic metal più massiccio e imponente e al math metal cerebrale dei Meshuggah. In poche parole l'autore italiano cambia totalmente faccia, e lo fa con questo I Paralipomeni della Batracomiomachia II, seguito di uno dei suoi lavori di maggior successo.
Ad ulteriore testimonianza del nichilismo e dell'imprevedibilità lirico-concettuale dell'artista, il concept si riallaccia anche alle sottoculture più auto-distruttive della scena underground crust, gore e terror hc.

Un urlo agghiacciante, malato, sintomo di tutto il male e il disgusto del mondo, incomprensibile e marcio come tutto quello che ci circonda. E' così che veniamo gettati nell'universo da incubo di Monografia Proibita, dove all'impianto estremista si riallacciano influenze da Oasis, Bon Jovi e Von Kluge.
I successivi brani, come Voto 6 e mezzo, sono un metal estremo melodico capace di unire una struttura potente, granitica, veloce e violenta ad una maggiore ricercatezza sonora, una minor confusione, una costruzione più complessa e allo stesso tempo più ariosa. Si lasciano aggiungere comunque pregevoli spunti acustici, ed è proprio il neo-folk dei Von Kluge a far da padrone nella psicosi ossessiva di Non posso uscire con te perché devo ascoltare il disco degli Agalloch, terrificante catarsi di chitarre lisergiche, violini oltretombali e fiati sepolcrali.
Ma se la maggior parte delle tracce ci accompagnano attraverso brevi scariche di “bilanciata brutalità”, in cui nulla è lasciato al caso (dalla produzione potente alle strutture varie e coinvolgenti), non mancano escursioni stilistiche degne di nota: ad esempio Il bambino con la barba (les incompeton) è una curiosa divagazione indie-rock, purtroppo fin troppo manieristicamente plagiatrice i cliché soliti di plurime gruppi del genere, mentre C'era una volta un bassista sudtirolese che come me amava i Queensryche e la Nutella è un'esuberante miscuglio di canti alpini, cantautorato italiano e inni nazi-comunisti.
Non mancano l'elettronica più ballabile e mesmerizzante (La tragica brevità della pre-adolescenza femminile in quanto l'essere detto 'donna' è intrinsecamente pragmatico purtuttavia sognatore nella sua innocente fanciullezza), il pop giapponese (Grande Satana Lucanico) e persino l'ambient (Pecette aprioristicamente indotte, che però è solo un continuo stratificarsi di tappeti di tastiera piatti e ripetitivi).
Ma il fulcro del disco è il suo bilanciamento fra brutalità assassina, violenza da coroner psicopatico, precisione chirurgica e tecnica a non finire.
Anche il lato lirico è molto sentito da Leopardi, che si fa portavoce di una filosofia intransigente e reazionaria. Ad esempio con Nordland part IV (ricordiamo che le prime due vennero scritte da Thomas Forsberg mentre la terza da Toto Cutugno) Leopardi si improvvisa all'improvviso defender estremo fino in fondo. Questo il suo monologo, recitato all'interno della canzone:

"Non piaccio a molte persone per via delle mie opinioni e del mio modo di esprimerle, non sono diplomatico, non accetto le contaminazioni e i dischi sperimentali che infrangono i canoni severi del metal. Odio dare spiegazioni e non ne chiedo, qualcuno pensa che il metal debba aprirsi ed evolvere, qualcuno supporta band che denigrano le nostre tradizioni trovandole limitative, qualcuno è disposto a mettere in discussione quarant anni di storia nel nome dei tempi che passano. Io mi opporrò fermamente a questo processo, la mia voce, fosse l'unica, si scaglierà sempre contro gli impostori e i traditori del metal. Questo disco ribadisce in maniera severa cosa significa suonare, credere e difendere l'heavy metal, chi ha questa musica nel sangue lo capirà, gli impostori verrano sconfitti."

Sono capolavori come questi che fanno la storia di un genere, e se sovente ci si trova a collocarlo fra le pietre miliari del grind un motivo ci sarà. Un'ulteriore menzione va alla copertina, che ancora oggi sembra così attuale e inquietante, facendo presagire un futuro che non si distaccherà tanto da ciò che Giacomo Leopardi ci descrisse in questo caposaldo del metal estremo.

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