Voto: 
10.0 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Genere: 
Etichetta: 
Atlantic
Anno: 
1971
Line-Up: 

- Robert Plant - voce, armonica
- Jimmy Page - chitarra elettrica, acustica e classica
- John Paul Jones - basso, organo
- John Bonham - batteria, percussioni

Tracklist: 

1. Black Dog
2. Rock And Roll
3. The Battle Of Evermore
4. Stairway To Heaven
5. Misty Mountain Hop
6. Four Stick
7. Going To California
8. When Leeves Breaks

Led Zeppelin

Led Zeppelin IV

Siamo in Inghilterra, anno 1971. La scena rock mondiale è attiva quanto mai, con centro e punto di partenza e di arrivo in Gran Bretagna, vera e proprio fucina di band che avranno un importanza seminale per lo sviluppo del genere negli anni a venire.
Tra queste band spiccavano i Led Zeppelin, quartetto rock capace di sfornare tre album superbi in meno di due anni, un quartetto capace di attuare una fusione efficace e mistica tra le venature più metalliche e dirette dell’Hard Rock e la musicalità e lo spirito intimista del Blues più marcato.
Nel suddetto anno esce il quarto capitolo della discografia dei Led Zeppelin. Un album senza nome, che per comodità viene identificato con IV, o Zoso. E’ proprio quest’ultimo soprannome che introduce una novità nel gruppo: i quattro simboli mistici ed esoterici che identificano i quattro componenti, e che figurano all’interno del disco. La copertina è tanto celebre quanto misteriosa: un uomo curvo sotto un fascio di ramoscelli, sorretto dal suo fido bastone. Queste scelte sono giustificate dal fatto che i Led Zeppelin in quel periodo erano in rotta con i giornalisti e i critici musicali dell’epoca, ed esse risultarono essere un affronto alla cultura dell’immagine e al culto che si stava venendo a creare intorno al gruppo.

L’inizio è affidato a Black Dog, e non si poteva cominciare meglio. Classico conosciutissimo della band, apre sapientemente le danze grazie alla sua grande freschezza e alla sua grande capacità di coinvolgere il pubblico. Page tesse riff memorabili, alternando strofe cantate da un Plant in gran spolvero e strofe strumentali governate dalla chitarra e dal basso ispiratissimo di Jones. A seguire Rock And Roll, introdotto da un intro di Bonham diventato ormai celebre. La canzone, ben sostenuta e strutturata, è relativamente più semplice e di facile ascolto rispetto alla precedente, ma ciò non la rende per niente scialba o modesta. Si tratta di un pezzo ritmatissimo, degno successore della frenesia di Black Dog, arricchito da numerosi passaggi blues.
Si cambia decisamente atmosfera con The Battle Of Evermore. Chitarre e archi in lontananza, mentre la poetica voce di Plant ci porta dritti dritti verso lidi lontani, in una piccola gemma folk. Ballata malinconica e sognante, The Battle Of Evermore cattura ogni volta per la magia sprigionata dagli arpeggi di Page e dalle doppie voci di Plant e di Sandy Denny (cantante dei Fairport Convention).
E’ il momento di ascoltare la quarta traccia del platter, Stairway To Heaven, pezzo più rappresentativo dell’album nonché molto probabilmente canzone più famosa e amata dei Led Zeppelin. L’arpeggio iniziale è da Enciclopedia del Rock, da tramandare ai posteri. Dopo qualche secondo si aggiungono i fiati, e subito dopo, c’è una voce decisa e soffusa che inizia a cantare versi tanto enigmatici quanto emozionanti, scritti dalla geniale mente di Page:

There's a lady who's sure
All that glitters is gold
And she's buying a stairway to heaven.
When she gets there she knows
If the stores are all closed
With a word she can get what she came for...


Il pezzo, cambiando connotazione dopo un paio di strofe, procede di pari passo alle emozioni scaturite, finchè Bonham non entra ricordandoci che si tratta di un pezzo Rock. L’apice emotivo e strumentale della canzone si ha con l’assolo, uno dei momenti più belli dell’intera storia del Rock, un esplosione di parole. Esatto, parole. Questa è la grande peculiarità dei Led Zeppelin, la capacità di far parlare i loro strumenti, facendo immergere le loro note nel profondo del cuore di chi ascolta. La fase finale è affidata alla tagliente voce di Plant, che conclude il pezzo in maniera decisa in primis e dolce (riprendendo le parole iniziali) alla fine.

La quinta canzone, Misty Mountain Hop molto probabilmente risente della profonda influenza dovuta alla vicinanza ad un colosso come Stairway To Heaven, risultando troppo sottovalutata dal grande pubblico. Invece la band, amando particolarmente questo pezzo, lo riproporrà spessissimo nella sezione Live. Si tratta di una canzone molto trascinante, basasa su una fantastica melodia costruita sul riff di Jimmy Page, alla quale si va a fondere la voce particolarmente azzeccata di Robert Plant, che sfodera una notevole prestazione vocale, e un lavoro sempre puntuale e deciso di Bonham dietro le pelli. Four Sticks, seguendo la falsa riga del pezzo precedente, si comporta analogamente, recitando la parte del pezzo “riempitivo ma incredibilmente bello”. La base ritmica è notevolissima, mentre inserti di chitarra acustica ed elettrica fanno da controaltare all’ugola di Plant. Solita grande prestazione di Page.
Going To California è una delle tante gemme del disco. Sembra quasi che i Led Zeppelin vogliano superare il successo ottenuto con le ballate dei dischi precedenti (Thank You, Tangerine, Babe I’m Gonna Leave You, per citarne alcune), riuscendoci da un certo punto di vista. La song non è particolarmente varia ne complessa, ma ciò non implica una pecca per quanto riguarda la resa finale, la canzone è godibilissima e cullante.
L’ultimo pezzo, When The Levees Breaks, introdotto dalla batteria di Bonham, è la canzone più sperimentale dell’album. Plant suona l’armonica nella parte iniziale, per poi dare sfoggio della sua bravura allo strumento che più gli si addice, il microfono. Tutto il pezzo si presenta in maniera molto varia e complessa, unendo sapientemente molte parti che poco avrebbero in comune in altri frangenti. When The Leeves Breaks ha anche il pesante fardello di essere, a suo modo, l’ultimo pezzo Blues del gruppo, nel quale sono concentrate molte dalle principali influenze del quartetto, dalle radici Rhythm N’ Blues, alle influenze Hard Rock e psichedeliche. Andando oltre, è da considerarsi come un presagio di quello che sarà il percorso musicale che i Led Zeppelin intraprenderanno in seguito.

Il disco in questione chiude nettamente il primo periodo della band, che da questo momento in poi abbandonerà la durezza delle chitarre e l’impatto frenetico del suo Hard Blues per virare verso un sentiero musicale diverso, molto più melodico. Led Zeppelin IV si scaglia di prepotenza nelle menti di qualsiasi amante della musica Rock, andando a toccare alcune tra le corde più profonde dello spirito. Un viaggio musicale pressochè perfetto, senza un arrangiamento ne un fraseggio fuori posto, una pietra miliare. Dopo di ciò niente sarà più lo stesso, per i Led Zeppelin…e non solo.

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