Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Davide Merli
Genere: 
Etichetta: 
Thundering Records/Frontiers
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Renaud Espeche - voce
- Cedric Sellier - chitarra
- Ludwig Laperche - chitarra
- Olivier Gavelle - batteria
- Denis Malek - basso



Tracklist: 


1. Seeds of Pain
2. The Last
3. Danger of Death
4. Darkness
5. I Choose to Die
6. Reconquista
7. Dream in Black
8. Over the Deadline
9. Sonderkommandos Defy

Kragens

Seeds of Pain

Un disco buono senza dubbio questo Seeds of Pain, seconda fatica dei neo thrashers francesi Kragens. Il disco suona come un ottima miscela di Thrash in stile Nevermore e di quello europeo anni ottanta, Kreator e Destruction su tutti. L’elemento innovativo è senza dubbio il cantato davvero vario e sempre buono di Renaud Espeche, capace di cantare sia in modo aggressivo che in growl che in clean.
Altri punti di forza del disco sono una durata giusta dei pezzi che non si perdono mai in inutili passaggi, ma nello stesso tempo i cinque dimostrano ottima padronanza con le composizioni complesse e varie.
Il disco è una miscela vera e proprio dei violenza, aggressività con sprazzi di melodia fatti davvero bene (per intenderci non tipo quelli Metalcore americani che oramai si sanno a memoria…)

La traccia di apertura è il chiaro esempio di quello che si sta parlando: Seeds of Pain parte violenta e diretta per poi dare spazio a sprazzi di melodie per poi ripartire a mille in pieno stile Kreator o Destruction. Ottimo anche il duo di chitarristi che si dimostrano bravi esecutori in un pezzo davvero notevole.
Con The Last i cinque percorrono strade molto vicine al Death con le solite pause melodiche che non compromettono affatto la durezza del pezzo e anzi la enfatizzano. Molto bello l’assolo che ricorda molto nello stile il caro Jeff Loomis, personaggio che di sicuro i Kragens conoscono e ammirano.
Un altro pezzo convincente è il successivo Danger Of Death, dove si ritorna al Thrash con un occhio sempre rivolto verso il Death e l’altro verso l’Heavy. Bello il refrain, potente e coinvolgente come pochi. Come hanno dimostrato già prima, i cinque sanno davvero creare composizioni varie e mai banali e questo pezzo ne è la prova.
Darkness è un episodio, a differenza dei precedenti, solamente Heavy Metal cantato con voce pulita con qualche sprezzo di aggressività. Il pezzo si dimostra fin dal primo ascolto molto coinvolgente e bene strutturato con un ottimo ritornello. Bellissima la voce malefica della parte centrale del pezzo e notevole l’assolo sempre in pieno stile Loomis.
Con I Choose To Die i cinque finalmente dichiarano apertamente il loro amore per i Nevermore con un tempo nell’introduzione che sembra venir fuori da uno degli ultimi lavori di Dane e soci. Il pezzo è il più lento del disco e accelera soltanto nel ritornello quando il cantato, anche qui in voce pulita, si fa più tirato.

Dopo questo intervallo melodico torniamo al mix di Death pestato e Thrash in Reconquista, pezzo pestato e pesante. Ottimo il miscuglio dei vari generi il camaleontico Espeche che spazia con la sua voce tonalità distanti anni luce nello stesso pezzo.
Con Dream In Black (se non è un titolo alla Nevermore questo..) Espeche ci fa vedere che è capace persino di imitare alla perfezione Warrel Dane: la canzone rimane un po’ prigioniera dei cambi di melodia molto improvvisi ma riesce lo stesso a risultare ottima. Ammirevole il tempo che il batterista detta nella parte centrale del disco davvero complesso e azzeccato.
Forse il pezzo più debole, ma non brutto, è Over The Deadline, che non inserisce nulla di nuovo ad un disco comunque bello e originale.
La conclusiva SonderKommandos Defy sembra davvero esser venuta fuori da uno disco dei Nevermore ma intendiamoci, un conto è imitare lo stile come in questo caso, un conto è copiare spudoratamente un pezzo. I riff sono davvero potenti e la voce è azzeccata in ogni minimo dettaglio come poche. Ottima conclusione per un disco da tener d’occhio senza esitazioni.

In conclusione è doveroso raccomandare l’ascolto di questo disco a tutti i fan del Thrash sia anni ’80 che moderno in quanto il disco presenta una notevole e ammirabile varietà di generi e non è cosa da poco ai nostri tempi.
L’impressione è che questi Kragens abbiano tutte le carte in regola per emergere e sinceramente meriterebbero più rispetto ed attenzione band come questa che cerca di aggiungere qualcosa di innovativo nella loro proposta musicale.
Seeds of Pain è un ottimo disco e si spera che i cinque mantengano questi standard anche per i prossimi dischi.

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