Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Locomotive Records/Frontiers
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Renaud Espeche - voce
- Cedric Sellier - chitarra
- Gilles Giachino - chitarra
- Denis Malek - basso
- Olivier Gavelle - batteria

Tracklist: 

1. Deaf And Blind
2. Lake Of Fire
3. Angels Among Monsters
4. Tyranny Of Gods
5. Ten Treasons We Right
6. The Falling Man
7. Only The Weak Survive
8. Mask Of The Damned
9. Metalize

Kragens

Infight

Formatisi a Nizza nel 2000 per volontà dei due chitarristi Cedric Sellier e Ludwig Laperche, quest'ultimo sostituito da Gilles Giachino, i francesi Kragens giungono alla loro terza uscita con Infight, che segue all'esordio Dying In A Desert del 2004 ed al precedente Seed Of Pain del 2005.
I transalpini sono artefici di un power/thrash devastante ed aspro, che trova ispirazione nel più aggressivo power dei vari Iced Earth e Grave Digger a cui vengono unite la potenza e la velocità del thrash dei Nevermore, aggiungendo al tutto un appena percettibile pizzico di modernità in stile In Flames. Chiara la loro ambizione di rinnovare il genere senza troppo uscire dal seminato, rimanendo quindi ancorati agli stilemi del metal classico, senza limitarsi a riprendere quegli stessi stilemi ma senza tuttavia rinnegarne le radici.
I Kragens si dimostrano una vera e propria macchina da guerra che macina riff duri e d'impatto, ritmiche sostenute e devastanti, su un impianto melodico di derivazione power/heavy, che talvolta mostra pure qualche spunto più catchy. In tutto ciò emerge tutta la duttilità e la potenza del singer Renaud Espeche, il quale, se nelle parti pulite ricorda un po' Bruce Dickinson, mostra comunque di essere anche un eccellente screamer, e allo stesso modo emerge la buona tecnica del resto della band che mostra oltretutto un affiatamento non certo da gente alle prime battute.

Fatta eccezione per l'ottima The Falling Man, lungo mid-tempo epico e possente, dalle atmosfere cupe e solenni, intriso di un certo pathos e di notevoli parti strumentali, i restanti pezzi sono delle vere e proprie mazzate heavy e thrashy, e non lasciatevi ingannare dalle prime pacate e melodiche note di Deaf And Blind, che presto si velocizza ed incattivisce dando vita ad un pezzo che sembra porsi a metà strada tra gli Annihilator di Alice In Hell ed il power degli Iced Earth, coniugando l'aggressività ad una perfida melodicità, questa ben resa dal buon cantato ora pulito ora in scream di Renaud Espeche, mentre qualcosa di simile viene proposto anche in Angels Among Monster, brano che pare contenere influenze dei Nevermore, spogliati qui del loro aspetto progressivo, e che alterna parti furiose e cattive ad altre più catchy e melodiche. Martellante e possente Lake Of Fire, ancor più cattiva ed irosa, come si denota anche dal cantato più aggressivo, anche se il pezzo si colloca un gradino sotto le song appena citate risultando più ordinaria e meno geniale, mentre il riffing si mantiene costantemente aggressivo ed incisivo, le ritmiche sostenute e possenti, le atmosfere sinistre e perfide, anche in quei pezzi che potrebbero sembrare meno violenti come Ten Treasons We Right.
Le detonanti ed iper-veloci Tyranny Of Gods e Only The Weak Survive non fanno altro che confermare ed innalzare il tasso di cattiveria dell'album, che però inizia a mostrare anche le prime pecche dovute ad un songwriting un po' troppo uniforme ed unidirezionale, che nonostante l'indiscussa buona qualità di brani quali Mask Of The Damned e soprattutto la closer Metalize conduce ad un finale che rischia di diventare un po' ripetitivo e prevedibile, soprattutto perché il quintetto francese non sembra più rinfrescare quel guizzo di genialità che aveva caratterizzato gran parte dei brani iniziali.

Infight si rivela dunque un album capace di esprimere un sound fresco e potente, nato da un diligente mix di sonorità thrash ed heavy/power. Ed infatti questi cugini d'oltralpe dosano sapientemente quel perturbante aspetto melodico tipico dell'heavy con l'aggressività e la violenza proprie del thrash, completando il tutto con una buona tecnica e la voce carismatica del singer, anche se in alcuni frangenti una maggiore e magari variegata impronta melodica avrebbe giovato ad un più completo e superiore risultato finale.

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