Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Rapid Records/Coop
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Olof Dreijer - tastiere, programmazione e voce
- Karin Dreijer Andersson - tastiere, programmazione e voce


Tracklist: 

1. Silent Shout (04:53)
2. Neverland (03:37)
3. The Captain (06:08)
4. We Share Our Mother's Health (04:11)
5. Na Na Na (02:27)
6. Marble House (05:18)
7. Like A Pen (06:12)
8. From Off To On (03:57)
9. Forest Families (04:08)
10. One Hit (04:27)
11. Still Light (03:15)

Knife, The

Silent Shout

I The Knife nascono a Stoccolma nel 1999 per volere dei fratelli Dreijer. Olof e Karin non perdono tempo ed iniziano subito a pubblicare una lunga serie di lavori, sempre prodotti dalla Rapid Records, un’etichetta da loro creata e gestita. Fra il 2001 ed il 2003 escono due album, intitolati rispettivamente The Knife e Deep Cuts, ed una colonna sonora, scritta interamente dal combo svedese per il film Hannah Med H. Vengono dati alle stampe, inoltre, diversi singoli e vinili contenenti remix o versioni alternative di brani già noti al pubblico. Arriva quindi il 2006 con l’uscita di Silent Shout, terzo full lenght per il complesso di Stoccolma. La copertina di quest’ultimo, veramente azzeccata ed in piena sintonia con il genere proposto, si discosta enormemente da quelle dei lavori passati, fin troppo colorate e vivaci.

Si inizia con il primo singolo estratto dall’album, ovvero Silent Shout, pezzo che attinge alla quasi quarantennale tradizione Kraftwerk, specialmente dell’ultimo periodo. I bassi forniscono una solidissima base per lo sviluppo tastieristico, caratterizzato da suoni gelidi e pungenti allo stesso tempo. Il cantato tetro di Karin si inserisce perfettamente all’interno del contesto enigmatico, introverso, artico, andatosi a creare grazie alle parti strumentali antecedenti l’innesto vocale. Come un vento freddo del nord, Silent Shout trascina con sé un alone di struggente amarezza, che avvolge irrimediabilmente l’ascoltatore consegnandolo ad un mondo parallelo, fatto di chimere tanto fittizie quanto travolgenti. Guardare il geniale videoclip del suddetto brano in piena notte, quando tutto intorno giace apparentemente morto, provoca brividi difficilmente effimeri. Silent Shout dura poco meno di cinque minuti, ma si tratta di attimi semplicemente memorabili, assoluti.

L’album, pur avendo indubbiamente già dato il meglio di sé, è ancora in grado di regalare emozioni forti, costantemente legate ai sintetizzatori ed all’incantevole voce di Karin. La drum machine, infatti, appare spesso come qualcosa di estraneo, artificioso, acquisito esclusivamente con l’intento di fornire al disco un sound puramente commerciale. Talvolta però, i bassi pompanti si rivelano quantomeno indovinati, capaci di impreziosire una musica di per sé magica. E’ il caso della sognante Neverland e di The Captain, cui prima frazione deve moltissimo a generi quali l’Ambient e la Dark Wave e che prosegue rapendo ancora una volta l’ascoltatore con le sue melodie di cristallo. Silent Shout gode di tracce sempre varie ed alquanto diverse l’una dall’altra. We Share Our Mother's Health, per esempio, è un pezzo quasi banale se paragonato a quelli appena citati, di natura opposta a quella della magnifica Marble House, dove compare oltretutto un cantato maschile connesso al testo della stessa. Like A Pen, pur allontanandosi inconfutabilmente dalle sonorità prettamente Dark, si rivela l’ennesima gemma di un album che lascia ben poco spazio ad inutili e banali lampi di gioiosa letizia. La sola luce visibile durante tutto l’arco di Silent Shout è astratta, irreale, evocata dalle note, intrise di solitudine, di brani fiabeschi come From Off To On. Con la sua genialità, One Hit risulta senza dubbio il capitolo più intenso dell’opera, un abbaglio improvviso nelle tenebre, un violento incubo capace di stravolgere la materialità circostante. Still Light implica invece, specie nella frazione conclusiva, un viaggio illogico nei paesaggi nordici, un breve trip attraverso le tenebrose foreste scandinave, da cui soltanto i più preparati sapranno riprendersi.

Quest’album non rappresenterà forse una rivoluzione nell’ambito dell’Elettronica, una trasformazione degli stilemi di un intero genere, tuttavia il duo svedese sa quello che vuole e lo fa bene, con personalità ed ingegno. Non apprezzare Silent Shout significa non averlo capito veramente, vuol dire appartenere a quella larghissima fetta di persone interessate unicamente all’apparenza, al mondo sensibile, elementi incapaci riconoscere l’essenza della realtà. The Knife, l’evoluzione continua.

“I never knew this could happen to me
I know now fragility
I know there's people who I haven't told
I know of people who are getting old.”


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