Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Zeitgeister
Anno: 
2009
Line-Up: 

:
- Tim Steffens - Voce, Chitarra, Basso
- Florian Toyka - Chitarra, Basso

Guests:
- Patrick Schroeder - Batteria
- Fredy Schnyder - Pianoforte e Mellotron in  Noatun
- Christian Kolf - Voce in Der Wald ist ein Meer e Noatun


Tracklist: 

:
1. Unter Bäumen
2. When I long for Life
3. Stygian
4. Herbsthauch
5. Morn of Solace
6. Der Wald ist ein Meer
7. Merkur
8. Lurker in the Moonlight
9. Noatun

Klabautamann

Merkur

Buon colpo quello messo a segno dai Klabautamann, che dopo la presentazione in veste di “giovane promessa” dell'underground Black Metal tedesco con il precedente “Der Ort” (2005) provano a lasciare un grosso segno nella scena del Black Metal 'evoluto' con questo nuovo “Merkur”, pubblicato nell'estate del 2009 dalla Zeitgeister.

Il duo di Meckenheim propone non solo un'immagine abbastanza lontana rispetto agli standard Black, ma anche un sound che si distanzia dalla tradizione, pescando nel Progressive per impostare strutture e riff che ricordano molto gli Enslaved più recenti degli ottimi “Vertebrae” oppure “Isa”.
Rispetto a “Vertebrae”, il Black Metal dei Klabautamann manca delle inclinazioni psichedeliche, preferendo invece un approccio che mi piace definire “aristocratico”: elegante e raffinato, notturno e stellato, molto liquido ed incline ad indugiare in pause atmosferiche graziate da fraseggi acustici o arpeggiati che si intersecano intelligentemente con un basso elettrico sempre presente ed apprezzabile.
Come idea, insomma, non è molto distante da quella degli Opeth degli anni '90, ovviamente trasposta su base Black e non Death – il gruppo svedese si rivela infatti essere un chiaro riferimento nel momento in cui si ascoltano gli intarsi acustico-riflessivi sparsi per tutto il disco, a cominciare dalla seconda metà della buona opener “Unter Bäumen”.

Le accelerazioni Black Metal ovviamente non mancano (“When I Long for Life”, e soprattutto “Herbsthauch”), con screaming arcigni e chitarre sferzanti lanciate a grande velocità: ma tutto è sempre molto controllato e razionale (anche grazie ad una produzione di buon livello, piuttosto pulita), come imprigionato in strutture che prevedono sempre una pausa riflessiva e non concedono granché alla furia cieca del Black Metal più primitivo.

L'abilità del gruppo nell'esulare da territori prettamente Black è poi celebrata nello splendido finale prevalentemente acustico di “Noatun” (il nome dato dalla mitologia alla residenza del dio del mare norreno, Njörðr), con un elegante pianoforte e una distinta voce pulita a giocare su dolci panorami notturni che paiono rievocare uno scintillante, ammaliante scenario marino illuminato da una romantica luna.

Gli unici problemi sorgono quando il gruppo si fa prendere troppo la mano dalla vena Progressive, inserendo dei ben eseguiti ma poco significativi inserti 'tecnici' da Prog Metal di bassa lega: le divagazioni Prog-Fusion (non dissimili, anche qui, dagli Opeth – gli ultimi però, quelli di “Watershed”) della title-track “Merkur” saranno sì simpatiche e spiazzanti, ma sono anche totalmente avulse da qualsiasi coerenza atmosferica con il resto del disco, lasciando quindi il tempo che trovano e finendo per infastidire la resa generale dell'album. Simili intoppi si incontrano, anche se in maniera meno eclatante, anche nella prima metà della già citata “Unter Bäumen” e in un paio di altri brevi passaggi durante i cinquanta minuti del disco.

Aldilà di questi (pochi) frangenti più cerebrali e meno incisivi, “Merkur” si rivela un bel disco di Black Metal a forti tinte Progressive, che non mancherà di farsi apprezzare dai cultori del genere che preferiscono soluzioni più complesse ed eleganti rispetto alla tradizionale glacialità del Black 'classico'.


LINKS PER L'ASCOLTO:
- Trailer di "Merkur" @ Last.fm


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