Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Sinnbus Records/Promorama
Anno: 
2006
Line-Up: 

- FS Blumm
- Jan Thoben
- Marcel Turkowsky


Tracklist: 

1. Libereso
2. Leuchtende
3. Laumer
4. Lunte
5. Zunder
6. Limone
7. Zink
8. Lakara Kinn

Kinn

Karlshorst

Kinn è il nome del progetto di tre artisti della scena musicale tedesca che sta lavorando molto bene nell’ambito del post-rock. Così dopo l’autoproduzione del 2003 che li aveva portati al debut album, Tete-a-Tete, tornano con un nuovo energico lavoro intitolato Karlshorst. La tendenza all’avanguardia musicale è qui ancora più esplicita; gli elementi caratterizzanti il sound del trio berlinese derivano dall’elegante fusione tra un folk di carattere onirico e tutta la corrente minimalista ambient che indirizza decisamente lo stile in senso atmosferico. A un primo approccio al disco, ci si rende subito conto dell’effetto di rilassamento che produce nell’ascoltatore. L’insieme sonoro abbraccia la mente dell’ascoltatore tramite una serie di riff di chitarra e basso, zampillanti come una sorgente d’acqua. Proprio questo intreccio strumentale caratterizza gran parte di questo secondo full-length, impreziosito poi da drums di stampo jazz, molto evocativo, e da effetti di keyboards corposi e morbidi. Si aggiungono anche nella prima track, Libereso, una serie di voci appena percepibili, nonostante l’album sia tutto strumentale. Parallelamente all’effetto dominante di serenità e dolcezza, ci sono diversi cambi sonori e ritmici che arricchiscono la produzione. Il primo brano, di durata lunga (sei minuti), rende bene queste caratteristiche, con un crescendo musicale ed emotivo sul finale.

L’abilità dei Kinn sta poi nel sapere conciliare gli aspetti strumentali con la finalità atmosferica. Il basso ad esempio nell’intro di Leuchtende rende perfettamente l’idea del minimalismo, per poi salire di tono e velocità in modo organico, con un’aggiunta graduale di chitarra e batteria.
Il punto d’arrivo tra la componente acustica folk e gli effetti elettronici ambient si materializza vitale a predicare una sorta di positivismo in Laumer e nella successiva Lunte che evoca uno scenario al tramonto in una foresta nordica: con il calare del sole si passa per l’ambient della notte e poi si rinasce musicalmente all’alba.
E’ un lavoro che si dimostra quindi di carattere romantico, poetico. Lascia alcuni vuoti ad esempio in Limone dove la soluzione dell’ambient noise non è un’ottima trovata. Sarebbe meglio sperimentare qualche altra sfumature elettronica per spezzare maggiormente il filone stilistico seguito dalla band. E’ molto bello ad esempio il collegamento tra la brevissima Zink e Lakara Kinn. In questo ultimo brano è molto particolare la cadenza enarmonica di chitarra che rende un’idea cristallina di sound, nel quale si inseriscono effetti naturali ambientali e versi di gabbiani.

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