Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Etichetta: 
Kiu - Kiu
Anno: 
2011
Line-Up: 

-Alessandro Lepre Gnerre - Voce, chitarra
-Andrea "Capel" Bucci - Batteria, chitarre, pianoforte, organo, tastiera e cori
-Manuel Tevar Sanguigni - Basso, glockenspiel, organo e cori

Tracklist: 

01. Il Mio Nirvana
02. L' Ultimo Incanto
03. Piup
04. Addio Miei Falsi Dei
05. Alla Continua Ricerca di un Equilibrio
06. Strega
07. Weiss
08. Lo Scontro Finale
09. Un' Altra Vittima
10. Lettera Dal Nirvana

KamchatKa!

Il Mio Nirvana

I KamchatKa! sono un gruppo di Roma attivo dal duemilasette formato da tre elementi - Alessandro Lepre Gnerre ( chitarra e voce), Andrea "Capel" Bucci ( batteria e cori) e Manuel Tevar Sanguigni ( basso) - che si erano già fatti notare precedentemente a livello locale nell' esperienza The Tracks, band che comprendeva un ulteriore elemento in line-up. Registrano, tra i mesi di febbraio e marzo del duemilaotto, il loro primo EP di tre brani intitolato Scorribanding - Attacco il Giappone con 3, facente chiaramente riferimento al gioco da tavolo RisiKo!, da cui per altro hanno preso ispirazione per il nome del gruppo. Dopo un altro singolo ( Generazione Sterile) nuovamente inciso in studio, decidono di comporre i nove pezzi che andranno a comporre il disco d' esordio Il Mio Nirvana totalmente in presa diretta e in analogico, aggiungendovi successivamente la title-track, l' unica ad essere prodotta e mixata in uno studio, il Blue Record Studio di Mondovì, per la precisione.

Scelta sicuramente condivisibile, se pensiamo che i tre romani mediante un armamentario senza troppi fronzoli si propongono di riportare alla mente due tra i generi musicali più interessanti di sempre. Sto parlando del Seattle sound, il cosiddetto grunge, e dell' indie-rock americano di fine anni '80 e primi anni '90, ovvero di due stili nati perlopiù negli stessi anni e per gli stessi motivi. Ma soprattutto, insieme accomunano la generazione di disagiati, vuoti a perdere senza una destinazione che si rifugiavano sotto l' aurea di questi termini - che in Italia oggi come allora risultano pressoché incomprensibili - per convivere con gli ideali democratici del DIY, o più semplicemente per condividere paure e dolori adolescenziali. Per non trascendere dagli ovvi aspetti che possono derivare da due piste così a lungo solcate i Nostri optano diverse volte per un noise-pop molto attento all' aspetto melodico e di poco più veloce nel ritmo: ecco, proprio qui l' amante del rumore e delle distorsioni a costo zero potrebbe storcere il naso, ma bisogna sempre tenere di conto che il gruppo in questa maniera non si rende per lo meno monotono e con idee ancora agli antipodi, preferendo anzi infilare qualcosa di proprio. Come i testi, ad esempio, che molto spesso indulgono in temi d' amore dimostrandosi attenti maggiormente verso l' etica college rock di nomi come Sebadoh che la nerdaggine indie. Per il resto nessuna significativa novità, ma vi assicuro che addentrarsi ( fin dall' artwork, perfettamente curato da Spentriu) in questo concentrato di emozioni ed incertezze riverberate fino allo stremo non dispiacerà affatto. Anzi, qua e la vari sprazzi di originalità saranno il valore aggiunto ai pezzi dal tiro più classico: prendete ad esempio l' intro Il Mio Nirvana, dove riescono a rievocare in un gioco non così semplice tutti i loro idoli di gioventù, partendo dai Green River e terminando con i Pixies. Un collage variegato lo forniscono anche L' Ultimo Incanto, di chiara derivazione Sonic Youth zona Sister, la cattiveria dei primi U2 rievocata in Addio Miei Falsi Dei e la grinta profusa in Strega, molto simile a quella degli Screaming Trees. Da citare assolutamente anche le belle ballate Alla Continua Ricerca di un Equilibrio e Weiss, sicuramente due punti chiave del concept portante, mentre gli unici due episodi non entusiasmanti sono la spenta Piup e la frettolosa Lo Scontro Finale, troppo poco curata nel pathos per una strumentale. Buona infine la chiusura con la rimbombante Un' Altra Vittima, unico brano scritto dal bassista, che racchiude anche la ghost-track Lettera Dal Nirvana, testamento delle turbe adolescenziali di un ragazzo alla ricerca di quelle fondamentali risposte che forse mai troveremmo nemmeno lungo l' arco della propria vita.

Il lavoro degli esordienti KamchatKa! riesce a passare l' esame critico sia per le non indifferenti capacità negli strumenti sia per i contenuti prettamente personali inseriti in un album che prima di tutto devono sentire loro. Il Mio Nirvana infatti si dimostra essere un mix efficace di rock impetuoso e liriche altrettanto nevrotiche, fermato correttamente in qualche occasione dall' impostazione vocale tipicamente pop del cantante, capace quindi al contempo di aggradare chi nella musica cerca principalmente uno sfogo e chi invece si cura più dei contenuti. In futuro non si dovranno preoccupare di spingere troppo sull' acceleratore, ma per ora anche così può bastare.

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