Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Trovarobato
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Paolo Ranieri - tromba, effects
- Michelangelo Vanni - chitarra, effects
- Simone Calderoni - basso, effects
- Simone Cavina - batteria, effects

Tracklist: 

1. Exodus
2. Aging Hippie Liberal Douche 
3. Small Time Murderer 
4. Wrap You In Plastic 
5. Ambiguous Dancers 
6. Mrs. smokes-too-much 
7. Rehabilitation Program 
8. Hikikomori 
9. Head Towards Enemy 
10. I’m God’s Lonely Man 

Junkfood

Transience

Di debutti così, in Italia, non se ne vedevano da un pezzo. Il progetto in questione porta l'emblematico nome Junkfood, sebbene il quartetto emiliano col cibo spazzatura abbia ben poco a che fare. Non stupisce, invece, che dietro al gruppo ci sia la Trovarobato, tra le più attive etichette indipendenti italiane e vera e propria talent scout-label del nostro territorio.
Formatisi a Bologna nel 2007, i Junkfood fanno passare quattro anni prima di mettere a segno uno dei colpi più interessanti che il panorama nostrano potesse offrirci. Si, perchè Transience - per la profondità espressiva e la maturità di cui è dotato - è un lavoro tutt'altro che underground sebbene composto da un gruppo underground e, fino a poco tempo fa, discretamente sconosciuto. 

Transience è un viaggio duplice, perchè in costante espansione verso due poli opposti ma complementari: il passato e il futuro. In questo ipnotico gioco temporale, il presente diventa quasi una mera illusione. Il disco è un fluire continuo di suoni e atmosfere inafferabili, un panta rei di codici musicali e naturali provenienti da luoghi "non nostri".  
Duplice il movimento temporale, molteplice lo spazio, perchè Transience si muove simultaneamente su un'infinità di piani differenti. Dalle trasfigurazioni (simil-)post-rock al free jazz, passando per un prog velato di psichedelia e conciliando il tutto con della pura sperimentazione elettronica, i Junkfood costruiscono - canzone dopo canzone - un ipnotico caleidoscopio di suggestioni aliene eppure così maledettamente umane. Aiutati soprattutto dalle splendide variazioni ambientali dei propri device elettronici, i musicisti emiliani optano per un'operazione molto coraggiosa tanto sotto il profilo compositivo quanto sotto quello puramente commerciale: riesumare il grande jazz a stelle strisce e farlo entrare in simbiosi con le nuove aspirazioni del rock "colto" contemporaneo.

Non stupitevi se tra Exodus e Ambiguous Dancers vi sembrerà di percepire molecole di Miles Davis, discese alla Weather Report (la splendida Rehabilitation Program) o voli pindarici kingcrimsoniani, perchè Transience è tutto fuorchè una semplice rievocazione storico-musicale. E' in questo senso che nell'esordio dei Junkfood il passato si misura, si confronta e si fonde col presente e col futuro, delineando i tratti di un ideale artistico intelligente e (sebbene già sperimentato da molti altri in precedenza) di grande qualità. Qualità che si percepisce essenzialmente nel perfetto connubio tra improvvisazione strumentale solista e movimento di gruppo: le mesmerizzanti trame di tromba modulata (vere protagoniste dell'album) si accompagnano sempre ad un sottofondo basso/chitarra/batteria eterogeneo ma mai fuori posto e sempre intrigante. Sia nelle sue espressioni più ambientali (la seconda metà di Hikikomori) sia nei suoi frangenti più duri (il meraviglioso incubo strumentale finale di Head Towards Enemy), il registro compositivo dei Junkfood si dimostra creativo e camaleontico oltre che tecnicamente dotatissimo. Ma, più che della tecnica, del quartetto emiliano preferirei sottolineare l'abilità nel tessere atmosfere oblique e asimmetriche accompagnate da una tavolozza timbrica non indifferente (e qui rientra prepotentemente l'efficace utilizzo di apparecchiature - sia digitali che analogiche - per la modulazione sonora).

Assieme ai (geograficamente) parenti Aidoru, i Junkfood appaiono - sin da questo esordio - tra le più dotate band italiane in circolazione. Da dire c'è poco altro, anche perchè Transience è un disco da ascoltare in ipnosi e per cui non è necessario spendere troppe parole. D'altronde, un tempo qualcuno disse che "abbiamo due orecchie e una bocca per ascoltare il doppio e parlare la metà."

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente