Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione/Prisma
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Alessandro Parigi - Voce
- Antonello Collini - Chitarra
- David Carretti - Batteria
- MAssimiliano Dionigi - Basso

Tracklist: 

1. Dentro... il Palazzo
2. L'Ultimo Respiro
3. La Sera
4. I Colori nell'Aria
5. Il Volo
6. Lacrima Nera
7. Così Vicino...
8. Visioni Parallele

Juglans Regia

Visioni Parallele

Passati ormai tre anni dall'ultimo mini cd Controluce, i quattro fiorentini Juglans Regia fanno ritorno con Visioni Parallele, settima produzione in carriera, nonchè bel salto in avanti sotto il profilo stilistico-compositivo per un band che si è da sempre proiettata alla ricerca di un suono unico, particolare e personale. L'ultima release mette appunto a fuoco gli stimoli e la voglia di stupire di un gruppo che, dopo più di una decade di carriera, ha prodotto dischi più che soddisfacenti ma che, purtroppo, non è mai riuscita a scavalcare le barriere di quell'underground che per molti progetti musicali è divenuto oramai un recinto dal quale è impossibile distaccarsi.

Fatto sta che Visioni Parallele ci presenta un gruppo estremamente carico e vitale, mai stanco di nuove prestazioni e di quei nuovi stimoli che nell'ultimo full-lenght trovano la strada spianata per cavalcare senza sosta.
Le canzoni sono tenaci, energiche e riescono spesso ad innalzarsi attraverso refrain ricchi e travolgenti, come quello di L'Ultimo Respiro, indubbiamente il pezzo più riuscito del lotto con i suoi eccellenti intrecci melodici e i suoi calibrati arrangiamenti strumentali; La Sera prosegue secondo le stesse coordinate, catturando l'ascoltatore con l'energia delle sue strofe di netta matrice hard rock per poi rigettarlo nel turbine emotivo evocato dallo splendido refrain, come del resto fa anche la successiva I Colori Nell'Aria, che trova però la sua massima espressione melodica in un finale abbandonato tra richiami atmosferici e rabbiosi assoli chitarristici.
Visioni Parallele scorre seguendo questa linea guida, preparando chi ascolta con una serie di vigorosi intrecci chitarristici e ritmi incalzanti (non sempre però all'altezza), preludendo così alle solite e irrefrenabili scariche emotive che esplodono nei refrain di ogni singola canzone: dai toni aggressivi di Il Volo fino a quelli più riflessivi della sensazionale Visioni Parallele, che si pone come assoluto emblema del disco raccogliendo tra le sue note tutto ciò che era stato seminato in precedenza, il disco non solo non stanca (tranne che per sporadici casi in cui la tenacia del riffing non riesce a stabilizzarsi), ma riesce qualche volta a mettere addirittura i brividi sulla pelle per come le melodie e gli arrangiamenti vengano disposti con precisione e sapienza.

Unico rimprovero che può essere fatto a Visioni Parallele, e si tratta realmente dell'unica pecca di questo full lenght, è il suo continuo e spesso forzato attraccarsi alle emozioni sprigionate soltanto dai refrain centrali, lasciando stagnare qualche volta di troppo il resto delle canzoni in andamenti statici e incapaci di coinvolgere come invece accade con i ritornelli aggressivi e melodici che dominano per tutta la durata dell'album.
Ogni traccia rischia perciò di subire bruschi sali e scendi emotivi che fanno ironicamente immaginare una sorta di struttura a piramide per questi brani che partono e progressivamente s'innalzano fino ad esplodere con i refrain centrali, per cadere infine, altrettanto progressivamente, in alleggerimenti atmosferici che non rendono la tenacia e l'aggressività attorno cui l'album gira lungo tutta la sua durata.

Ma ascoltando con attenzione Visioni Parallele verrà fuori infine la considerazione più importante e che, aldilà di critiche e commenti, è la più giusta stando all'impegno di questi ragazzi, ovvero che Juglans Regia è un nome che dovrebbe rimbalzare con più forza e più velocemente tra i padiglioni auricolari di etichette, festival e organizzazioni varie, probabilmente perchè se tutti i gruppi di una determinata fetta musicale, come in questo caso l'hard rock, riuscissero a coinvolgere come fanno questi quattro fiorentini, allora la scena italiana sarebbe decisamente più valutata e finirebbe senza ombra di dubbio sotto gli occhi di quei "molti" che oggi non esistono e che non permettono di conseguenza una vigorosa esplosione commerciale di artisti che al contrario lo meriterebbero.

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