Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Vincenzo Ticli
Genere: 
Etichetta: 
Green United Music
Anno: 
2011
Tracklist: 

 

1. Iron
2. Brooklyn
3. Baltimore’s Fireflies
4. Wasteland
5. Iron (remix by Mistery Jets)
6. Iron (remix by Gucci Vump)

 

Woodkid

Iron

Anni 2000. Immaginate il vuoto. Tentate di figurarvi il caos monotono della musica del periodo, le note gettate a caso, i ritmi tutti accattivanti e gommosi, associati a urla sintetiche sconclusionate e pacchiane reprise dai decenni passati. Immaginate una canzone architettata in questo modo, e moltiplicatela per mille, in mille tv, in mille radio, in mille pc. Sconfortante, no?

Adesso immaginate di tornare a casa dopo una pesante giornata di studio o di lavoro, dopo ore pressati in autobus o incollati al sedile di un auto, di aprire la pagina dell’onnipresente Facebook e di scorrere con indifferenza automatizzata tra le decine di video tutti uguali di canzoni tutti uguali. Un video però salta all’occhio: grigio, cupo, a tratti steampunk, narra di una battaglia. Con la sete irrefrenabile di novità di cui il cervello non è mai sazio, lo guardate tutto, soprattutto ascoltate la canzone che lo accompagna: un cavalcante canto di guerra, una marcia orchestrale che vibra di trombe d’oro. Oscuri battiti di tamburo scandiscono il tempo, mentre una morbida voce canta con sontuosa indifferenza. State ascoltando Iron, il primo pezzo dell’omonimo Ep di Woodkid. Woodkid è lo pseudonimo di Yoann Lemoine, grafico e regista di videoclip francese alle prese con un side project musicale tutt’altro che approssimativo e, anzi, promettente.

Dopo la partenza imponente e orchestrale, è la volta di Brooklyn, melensa elegia d’amore alla città a cui, a suo dire, appartiene il suo cuore. Anche in questo caso la sua vena cinematografica ha un peso notevole: fatta di un intreccio di chitarra e pianoforte su cui si appoggiano appena malinconici ottoni, sarebbe perfetta come colonna sonora. È delicata, soffusa, lascia sospesi, un effetto a cui contribuisce anche la voce tormentata che, mai come ora, sembra diretta discendente di quella di Antony Hegarty.

A Baltimora è dedicata la successiva Baltimore’s Fireflies che riprende e amplifica l’atmosfera creata dal pezzo precedente: in apertura c’è solo il piano a sostenere la voce insieme ad una solitaria viola. Presto si aggiungono le immancabili trombe statuarie e, a tratti, l’aria è recisa da precisi colpi di chitarra elettrica. Il pezzo è in crescendo, le trombe scompaiono sostituite da nervose farfalle di archi, mentre la voce declama i versi con la consueta solennità. Tornano i fiati, il climax continua e si consuma nel maestoso finale che si tronca un attimo prima di giungere al culmine. Wasteland, frizzante marcetta per voce, pianoforte e viola, aggiunge un po’ di vitalità scanzonata alla malinconia dipinta dalle canzoni precedenti, non mancando di accompagnarsi comunque ad un piccolo tocco di macabra ironia noir nel finale un tantino funereo.

Finisce qui l’elenco dei pezzi inediti, le due tracce successive altro non sono che due remix di Iron (il primo, ad opera dei Mistery Jets, dalle coloriture decisamente dubstep, l’altro, firmato Gucci Vump, più trendy con le sue pretese minimal).

L’opinione finale è che di gente così talentuosa, capace e abbastanza originale ce ne sarebbe sicuramente bisogno: la breve esperienza dell’ascolto di Iron (meno di mezz’ora) è senz’altro piacevole, i pezzi inediti sono coinvolgenti e perfettamente curati (anche se, magari, sarebbe stata cosa gradita trovarne qualche altro al posto o in aggiunta dei remix), la voce di Woodkid è perfetta e riesce ad essere molto evocativa. Il rischio è quello di cadere nell’autocompiacente, scialbo cantautorato da finta “anima dannata”, atteggiamento molto diffuso nella scena indie, nonché quello di calcare un po’ troppo sulla già citata somiglianza della voce con quella del più famoso cantante degli Antony and the Johnsons, le speranze sono invece che  Yoann Lemoine sappia sfruttare questo suo potenziale per crescere, evolversi e produrre nuove perle. Quanto ad ora, il futuro sembra decisamente roseo.

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