Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Holy Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Xristos - voce
- Thanos - chitarra, voce
- Sotiris - chitarra
- Lefteris - basso
- Michalis - batteria


Tracklist: 

1. Inactive Messiah Intro (01:00)    
2. Sing (03:35)
3. All Your Dreams (05:35)
4. Be My Drug (04:09)
5. Synthetic Snow (04:12)
6. Beat It (Michael Jackson cover) (05:28)
7. Pain (03:36)
8. Hear Me Tonight (05:06)
9. Before The End (03:19)
10. Lord Of Lies (04:33)

Inactive Messiah

Be My Drug

I greci Inactive Messiah sono un quintetto parecchio curioso, con il loro sound misto fra Industrial e Death Metal: curioso anche perché la scelta di far partecipare l’orchestra sinfonica slovacca e il coro nazionale greco all’esecuzione dei brani del secondo full-lenght Be My Drug è un aspetto raro ed inusuale.
La particolarità del combo di Atene è inoltre quella di fondere musica sinfonica ed operistica non solo con il sopra-citato Death Metal di matrice melodica, ma inserendo intervalli tendenti all’EBM che concorrono alla creazione di un timbro davvero confusionario e spiazzante.

L’introduzione Inactive Messiah sembra provenire direttamente o da un’opera dei nostrani Rhapsody Of Fire o dagli intermezzi degli acts della scuola Gothic Metal nordica, quali Sirenia, Tristania e After Forever. Sorprende inoltre come questa introduzione, in sé convincente e trascinante, venga connessa alla prima vera traccia di Be My Drug, ovvero Sing. Questi elementi non fanno destare positivamente l’attenzione dell’ascoltatore, che sembra essere sottoposto all’unione delle sonorità dei Deathstars con ben altri lidi musicali.
La produzione del disco è senz’altro curata e professionale, ma Be My Drug appare come un calderone di influenze che non trovano una coesione interna adeguata: All Your Dreams si origina dai lavori dei Crematory più tendenti al Death Metal, mentre la title-track si propone pomposa ed incisiva al tempo stesso.
Be My Drug è un lavoro infatti estremo, nonostante sia rivestito da una parvenza sinfonica che attutisce i toni: una testimonianza diretta dell’irruenza presentata in un’ampia fetta del disco è costituita dalla settima Pain, alquanto povera di idee e conforme alla linea seguita dagli altri pezzi privi di atmosfera.
Più volte si sfiora il contatto con lo stile dei tedeschi Rammstein (Synthetic Snow), ma non di certo per la qualità delle composizioni, che peccano in efficacia e soprattutto in qualità di song-writing: Beat It, cover di Michael Jackson, è a dir poco oscena nel suo approccio decisamente fuori luogo e sprovvisto di gusto.

Sebbene la sperimentazione può essere un fattore significativo per una band che cerca di distinguersi all’interno di un panorama tanto vasto come spesso piatto come quello dell’Industrial, tale sperimentazione deve essere condotta in un modo consapevole e ricercato, senza esibire elementi inutili o esagerati. L’esagerazione è sì parte integrante dell’Industrial, ma gli Inactive Messiah non riescono a conciliare questa volontà di estremo con un song-writing efficace, rovinando anche quelle poche idee di base che si possono salvare in un platter come Be My Drug, che si sconsiglia caldamente a chi cerca musica di un livello almeno discreto.

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