Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Dheim - voce, chitarra acustica, chitarra solista
- Alex - chitarra, synth, programmazione


Tracklist: 

1. As Waves...
2. Unrevealed
3. No Escape
4. Believe
5. September (I)
6. In Art
7. Rodric
8. September (II)


CONTATTI:
inarts1@tin.it

In Art

In Art

Nell’ultimo decennio in Italia molte formazioni hanno cercato di ispirarsi alla tradizione olandese e norvegese nelle sonorità Gothic, per poter giungere alla formazione di un sound personale e che possa distinguerle dalla totalità delle bands europee. Sebbene relativamente giovani, gli In Art si collocano all’interno di questa realtà, in quanto la musica proposta è dotata di un’atmosfera cupa e romantica al tempo stesso, che li pone accanto a gruppi internazionali quali Opeth e Novembre e ad altri underground o che stanno emergendo nella nostra penisola come Macbeth e Confligo.
Tanti gli elementi di innovazione presenti nel primo demo In Art, soprattutto nella sezione delle tastiere che disegnano le melodie e le armonie di ogni traccia: la voce di Dheim, subentrato al primo cantante Igor Assali nel 2004, riesce a coprire con efficacia e dolcezza ciascun riff, senza stonare e anzi valorizzando le composizioni con la sua elevata estensione vocale.

Dopo As Waves…, l’introduzione sinfonica, che alterna tastiere ad una chitarra classica virtuosa e malinconica, si passa ad Unrevealed, secondo pezzo più tirato, provvisto di un ritmo particolare, lento ma coinvolgente, e di parti di tastiera avvolgenti e ben costruite. Tanti gli aspetti di collegamento con il Dark-Wave nei passaggi strumentali, mentre l’accostamento di un clean bello ed espressivo ad un growl ben sviluppato, regala all’ascoltatore effetti piacevoli sia nelle distensioni che nelle riprese.
Anche No Escape costituisce un’ottima traccia connessa alla tradizione Gothic Rock negli arpeggi di chitarra elettrica pulita sotto la melodia del canto: la batteria rimane pressoché costante senza introdurre riff vorticosi ad eccezione degli intervalli penetranti in cui il growl si fa più profondo.
Believe, sebbene sia meno appassionante dei precedenti episodi, segue la loro scia, evidenziando gli intrecci vocali che, insieme alle tastiere, sono il punto forte di questa giovane band: la poca elettronica inserita impreziosisce il lavoro e in futuro gli In Art dovrebbero forse puntare ad un’evoluzione vicina a soluzioni elettroniche, senza cadere nel banale.
La produzione è sì buona per le voci, mentre per la composizione strumentale non è il massimo, in quanto le chitarre si odono poco perché coperte dalle sinfonie delle tastiere, e il sound potrebbe diventare più incisivo e tagliente con una registrazione migliore. Convincenti le aperture di September (I), canzone certamente al di sotto dei livelli dei primi capitoli, ma accettabile per le idee che trascina; l’omonima In Art presenta il timbro del flauto a delineare il tema principale, seguito da un ampio corale di tutti gli altri strumenti di supporto. Traspare malinconia nei continui accordi di chitarra, proprio come nei migliori lavori nordici quali Theatre of Tragedy, Midnattsol, After Forever e primi Sentenced.

Probabilmente il punto debole del demo, oltre alla produzione non stupenda, è, parlando delle composizioni, la ripetitività tra un brano e l’altro, che non permette di giungere alla costruzione di un’opera eccezionale: contando che si tratta della prima pubblicazione però, si deve notare la grande qualità del song-writing in possesso del duo italiano, capace di trovare soluzioni inaspettate e complesse. I passaggi Death non sono disomogenei e anzi si amalgamano con il contesto del prodotto, soprattutto nella bellissima Rodric che, con September (II) chiude In Art e la fase iniziale della band, proiettandola verso progetti futuri ai limiti del Gothic, poiché influenze Progressive, Death ed elettroniche potranno fare la differenza non fossilizzando il combo su un unico genere musicale.

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