Voto: 
9.4 / 10
Autore: 
Roberto Boasso
Genere: 
Etichetta: 
Osmose Productions
Anno: 
1993
Line-Up: 

- Abbath Doom Occulta - Basso, voce, batteria

- Demonaz Doom Occulta - Chitarre



Tracklist: 

1. Unsilent Storms In The North Abyss (03:14)

2. A Sign For The Norse Hordes To Ride (02:35)

3. The Sun No Longer Rises (04:20)

4. Frozen By Icewinds (04:40)

5. Storming Through Red Clouds And Holocaustwinds (04:40)

6. Eternal Years On The Path To The Cemetery Gates (03:30)

7. As The Eternity Opens (05:31)

8. Pure Holocaust (05:17)

Immortal

Pure Holocaust

Siamo nel 1993, il Black Metal così come è inteso oggi era nato solo da pochi anni, e quelli che poi verranno considerati come i capolavori del genere non erano ancora usciti. Uno dei primi è proprio Pure Holocaust, firmato Immortal, gruppo che poi si affermerà tra i più famosi di questa corrente musicale, ma che allora aveva prodotto solo un album, l’ottimo Diabolical Fullmoon Mysticism. Pure Holocaust si differenzia notevolmente dal precedente, innanzitutto per la produzione, molto più pulita rispetto a quella dell'esordio, ma ancora più fredda e tagliente. Altri cambiamenti si ritrovano nel cantato di Abbath, ancora più cattivo, e nei passaggi acustici, che abbondavano nel debutto, mentre qui sono completamente scomparsi. La copertina, come molte del genere, vede ritratti i componenti del gruppo in posa con il "face painting".

Si parte con uno dei pezzi più famosi della band e anche uno dei migliori: Unsilent Storms In The North Abyss. I riff di questo brano (ma in generale di tutto l'album) sono tra i migliori mai sentiti nel Black, e creano un'atmosfera gelida quasi irripetibile. Le tracce sono tutte molto corte, non superano mai i cinque minuti di durata, ma sono di un'intensità unica, e poi presentano una discreta varietà di riff, oltre che di ritmi. Non ci poteva essere apertura migliore comunque, con una canzone che si candida di diritto tra le migliori mai composte dal gruppo norvegese.
Di grande impatto anche la successiva A Sign For The Norse Hordes To Ride, non ai livelli dell'opener ma sicuramente di ottima qualità, nonostante alla fine risulti come una delle tracce meno incisive. I ritmi sono quasi sempre velocissimi, ma non mancano parti più "calme". Ancora meglio dei due brani sentiti finora la terza The Sun No Longer Rises, che dopo un avvio a tutta velocità trova nei ritmi più cadenzati la base su cui si elevano l'aggressivo scream di Abbath e gli splendidi riff di Demonaz. Verso la fine della canzone si ritorna però alla velocità massima, ma anche su questi ritmi gli Immortal danno il meglio. Ancora uno splendido brano ci attende, che prende il nome di Frozen By Icewinds. Solito stile anche qui (ma non varierà mai nel corso del disco), riff eccezionali, tempi veloci, atmosfere gelide. Ottima anche la prova alla batteria, che, contrariamente a quanto indicato, viene suonata da Abbath. Poco prima della conclusione del brano trova spazio anche l'unico assolo dell'album, ma dura solo pochi secondi.

Si continua con Storming Through Red Clouds And Holocaustwinds, forse il brano meno riuscito nell'album. Ciò non significa comunque che non sia di buona fattura: anzi, anche questo è caratterizzato da ottimi riff, ma non prende l'ascoltatore come invece quasi tutte le altre canzoni presenti in questo Pure Holocaust. L’eccezione è infatti la seguente Eternal Years On The Path To The Cemetary Gates, una delle più violente dell’opera, ma anche una delle meno interessanti. Buoni spunti se ne trovano anche qui, come il riff d’apertura, ma in definitiva rimane uno dei brani più scarsi. Per fortuna però dopo un episodio poco efficace arriva invece il vero capolavoro del disco: As The Eternity Opens, sicuramente una delle migliori canzoni mai composte dagli Immortal. Stupendi i riff, eccellente anche la prova vocale. I ritmi sono abbastanza lenti rispetto ad altri brani, ma non per questo meno aggressivi, per quella che si può tranquillamente definire come una delle composizioni più convincenti del genere. Ottima anche la conclusiva title-track Pure Holocaust, anch’essa contraddistinta da grandi melodie e vari cambi di tempo.

Si conclude dunque uno dei capolavori del Black Metal più estremo, e probabilmente il migliore della carriera del gruppo, superiore anche a grandi album come Battles In The North o Diabolical Fullmoon Mysticism, nonostante spesso venga reputato inferiore ad essi. Se cercate Black senza sperimentazioni o sinfonie, Pure Holocaust fa al caso vostro.

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