Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Osmose Productions
Anno: 
1997
Line-Up: 

Abbath Doom Occulta - Bass / Vocals 

Demonaz Doom Occulta - Guitars 

Horgh - Drums   

Tracklist: 

1. Intro  01:00   

 2. Blizzard Beasts  02:49  

 3. Nebular Ravens Winter  04:13  

 4. Suns that Sank Below  02:47  

 5. Battlefields  03:40  

 6. Mountains of Might  06:38  

 7. Noctambulant  02:22  

 8. Winter of the Ages  02:33  

 9. Frostdemonstorm  02:54 

Immortal

Blizzard Beasts

Il grande successo riscosso col violento Battles in the North portò gli Immortal di Abbath e Demonaz a comporre, a due anni di distanza dal succitato lavoro, un nuovo album. Il titolo scelto fu Blizzard Beasts ed esso annoverò alcune importanti novità che abbracciavano parecchi ambiti di questa release. La prima che posso citare riguarda la formazione: dopo l’abbandono di Armagedda nel 1992, la band continuò a registrare albums (Pure Holocaust e Battles in the North) con l’ausilio di Abbath dietro le pelli. Solo session-drummers vennero ingaggiati per i tour (da ricordare il grande Hellhammer in occasione della promozione del succitato album del 1995), tuttavia con le registrazioni dell’allora nuovo Blizzard Beasts ci fu l’entrata di un certo Horgh alla batteria. Un uomo erculeo dotato di ottima tecnica, versatilità e potenza. L’album in questione fu anche il canto del cigno del chitarrista Demonaz, forzato ad abbandonare il suo ruolo causa una grave tendinite al braccio. Seconda novità in casa fu il sound: seppur dotato ancora della velocità del precedente lavoro, Blizzard Beasts sperimenta e trova in questa volontà di rinnovamento i suoi punti di forza. Ora andremo ad analizzare più in profondità il contenuto di questo album, a parer mio, un quasi sparti acqua tra il primo sound dei Nostri e quello che sarebbe poi stato creato nel vicino futuro.

Come punto di partenza prendiamo la registrazione del disco: il sound è glaciale e tagliente come mai avevamo sentito in un disco dei demoni Norvegesi. La chitarra di Demonaz assume un taglio nettamente più thrasheggiante e meno impastato rispetto al recente passato ed in generale il disco suona decisamente più demoniaco ed oscuro. Il primo antipasto a livello musicale ci viene dato con un lugubre intro fatto della voce di Abbath ed alcuni synth di base, per proseguire con l’esplosione black metal della title-track. I blast beats si susseguono alla velocità della luce con chiare influenze di Battles in the North. La lunghezza generale della tracce risente ancora parecchio dello stile succitato, tanto che il disco non arriva a varcare i trenta minuti di durata per un susseguirsi di canzoni che sembrano più schegge impazzite. Segue l’irruenza ed il ritornello facilmente memorizzabile di Nebular Ravens Winter con un Abbath sugli scudi e atmosfere raramente così catacombali, grazie anche al prezioso apporto della sei corde di Demonaz. Come già citato in precedenza, il mixing rende la distorsione degli strumenti ancora più glaciale e apocalittica.

A testimonianza della mia disquisizione sul crescendo di influenze thrash nel riffing di Blizzard Beasts, basta prendere come esempio la furiosa Suns that Sank Below e le sue fasi soliste dissonanti. La batteria di Horgh suona fredda anch’essa, essenziale e spogliata di qualsiasi suono “umano”. Ottime le sezioni leggermente epiche di Battlefields, anche se, se si vuole tirare in ballo una canzone che possa veramente testimoniare la volontà di rinnovamento del sound ad opera del trio, bisogna direzionarsi sulla successiva Mountains of Might. La traccia in questione, capolavoro del disco e tra le canzoni migliori mai composte dagli Immortal, viene introdotta da melodie decadenti ad opera delle tastiere per proseguire sotto forma di marcia epica all’ennesima potenza. Riffs mai così ispirati e nordici vengono sapientemente alternati ad arpeggi in tonalità pulita mentre Abbath racconta di terre gelate e montagne innevate per un risultato epocale sia per novità stilistica che qualità di songwriting. Questi sei minuti fungono da cardine intorno ai quali tutto il futuro degli Immortal girerà.

Avvicinandoci alla fine del disco troviamo la velocità a tratti non proprio ispiratissima di Noctambulant (meglio, quindi, rifugiarsi negli stop and go a base thrash/black che si possono trovare verso la fine della suddetta traccia)e la schizoide Winter of the Ages, ottima durante alcune sezioni in tremolo ancora dal chiaro tocco epico, grazie anche al contributo di una lugubre base di tastiera. La chiusura del disco spetta alla brutalità senza compromessi della buona Frostdemonstorm, particolarissima durante il riff portante ma un po’ derivativa per il resto della struttura.

Tirando le somme, Blizzard Beasts deve essere preso come una sorta di “inizio di svolta” per gli Immortal, un mutamento non ancora del tutto completo (esso avverrà col successivo At The Heart of Winter). Qualitativamente parlando, il disco si snoda attraverso un’ottima canzone, quattro-cinque veramente buone ed un paio trascurabili, le quali vivono solo di alcuni momenti. Il trademark del gruppo è sempre ben distinguibile per un album comunque da non trascurare per nessun motivo.  

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