Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Jardel Paisante - chitarra
- Danny Couto - percussioni
- Laz Pina - basso
- Cristian Machado - voce
- Dave Chavarri - batteria
- Ahrue Luster - chitarra


Tracklist: 

1. This is War
2. My Resurrection
3. What you Deserve
4. La Liberacion of our Awakening
5. Turns to Gray
6. All I Ask for
7. De la Vida
8. Corazon of Mine
9. Everything is Beautiful
10. In this Moment
11. My Pleasent Torture
12. Barely Breathing
13. Violent Saint

Ill Niño

One Nation Underground

Gli Ill Niño, sono un gruppo veramente rivoluzionario. Quando uscì il loro primo album, Revolution Revolucion nel 2001, la critica disse che si era davanti a una metal band che avrebbe fatto tanta, tanta strada. Quell'album fu un vero e proprio successo, portandoli a girare tutto il mondo e a fare il tutto esaurito. Successivamente uscì il secondo album, Confession, che nonostante il flop economico, i fans apprezzarono dicendo che era solo un momento di passaggio verso un'era migliore. Si arriva così all'uscita di questo terzo cd, One Nation Underground, e la prima impressione è che siano veramente riusciti a tornare alle radici.
In effetti, ad un primo ascolto, si è pervasi da un'adrenalina che, per togliersela di dosso, bisogna aspettare qualche ora o sfogarsi a testate sulla prima cosa che ci capita davanti. La sensazione generale è che il gruppo, abbia deciso di puntare nuovamente su suoni distorti ma ben fatti, su una voce roca ma non tagliente e su l'unione di tempi Nu Metal con ritmiche tipicamente tribali (non a caso, nelle file della band c'è anche il percussionista).

L'album inizia subito alla grande con This is War dove le chitarre e la voce spaccano veramente alla grande. Abbiamo la presenza di un pezzo melodico che funge da bridge e riesce ad unire benissimo la strofa al ritornello, dando quel senso di potenza che è parte principale del pezzo. La canzone è realmente bella, le percussioni riempiono ancora di più le ritmiche lasciate vuote dalla batteria e la voce è grandiosa. Non a caso la Roadrunner ha deciso che il secondo singolo, sarà proprio This is War. L'album continua con un'altra canzone molto potente e ben fatta, My Resurrection. A differenza di quella precedente, qui si punta molto di più sul contrasto tra tempi tirati e ritmiche cadenzate ma incisive al punto giusto. Il doppio pedale va alla grande, accompagnato dalle percussioni che continuano a mantenere quella sonorità tribale che tanto bene sta nella canzone. La voce è a dir poco magnifica, un mix di growl e urlato che trascina l'ascoltatore. Si arriva poi a quello che è il primo singolo della release, What you Deserve. Si può capire subito al primo ascolto il perchè questa song sia stata scelta come singolo di lancio: tutto quello che ci era piaciuto nelle prime due tracks, qui viene completamente a mancare. La canzone è strutturata in maniera diversa, la voce è solamente pulita, la batteria non fa altro che un ritmo rock solo un pò più accelerato e le chitarre fanno il minimo indispensabile. Nonostante questo, è ugualmente molto orecchiabile. Con What you deserve, si entra in una fase di transizione del cd, dove non si riesce a capire bene quale sia la linea che il gruppo abbia deciso di seguire. Abbiamo così canzoni più puntate sulla melodia e altre dove ci si concentra sull'effetto devastante che una canzone può dare.

Tra quelle più melodiche, ci sono La Liberacion of our Awakening, All I Ask for, De la Vida e My Pleasant Torture in cui la voce preferisce concentrarsi sul pulito, appoggiandosi a chitarre distorte e riff lasciati lunghi. Quello che ne esce fuori è un bel risultato che lascia però il senso di insoddisfazione perchè si aspetta sempre il momento di caos della canzone, che non arriva mai. Anche questo comunque fa parte di un progetto ben delineato: cercare di non essere mai monotoni e di sperimentare nuove strade. Le altre song tra cui Turns to Gray, Corazon of Mine e Everything of Mine, sono incentrate più sull'impatto devastante che un brano può dare. E' qui che la voce dà il meglio di sè, urlando in modo veramente esemplare e dandoci una gran bella botta in mezzo al petto. Le percussioni aiutano tantissimo la batteria, donando ai pezzi un suono continuo e martellante, invogliando l'ascoltatore a muoversi il più possibile.

La sensazione è che l'album sia veramente ben fatto, a partire dai suoni che sono tutti equlibrati e chiari al punto giusto. Gli strumenti si mischiano benissimo insieme a dimostrazione che Ill Niño è un gruppo ben solido, dove ognuno ha la stessa importanza dell'altro. Grazie a questo si ha un risultato lineare come tutto il cd, dove le canzoni pesanti sono equilibrate da quelle un pò più leggere. Per questo motivo, One Nation Underground sembra essere più un album di conferme che di passi avanti. Molte volte,però, è più difficile confermare che sperimentare e qui, il gruppo, ce l'ha fatta veramente appieno. Quindi non aspettatevi niente di nuovo e innovativo ma nemmeno qualcosa che deluda completamente le aspettative.


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