Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Pure Steel Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Stefano Galeano - voce, chitarra
- Alessandro Oggiano - batteria
- Alberto Eretta - chitarra
- Roberto Ladinetti - basso

Tracklist: 

1. Riding To The Battle
2. Me, River
3. The Man Without End
4. Spatial Dinasty
5. Wind Of War
6. Valley Of The Dragon
7. Secret Of Rune
8. I See Steel
9. Corrupted King
10. Pandemonic Ride (The Last March)

Icy Steel

Icy Steel

Gli Icy Steel, quartetto sardo dedito ad un heavy/epic molto fedele al sound delle origini, rappresenta una delle più interessanti e promettenti ‘new entry' in ambito metal degli ultimi anni, infatti la loro proposta rievoca le gesta di band cardini per questo genere, quali Heavy Load, Manowar, Running Wild o Manilla Road, soprattutto per la loro capacità di ricreare atmosfere epiche e solenni, ritmiche rocciose e possenti, che sfociano poi in un epic metal incontaminato ed ortodosso, che segue canoni e stilemi propri di quello ottantiano.
Dopo alcuni demo, vengono individuati e messi sotto contratto dalla tedesca Pure Steel Records, per la quale esce questo sorprendente e positivo debutto self-titled, che mostra subito una band dalle doti tecniche indiscutibili, dalla forte personalità e che può contare anche su una buona vena compositiva che si manifesta in pezzi ben strutturati e talvolta articolati, senza mai cadere fortunatamente in soluzioni forzate o mediocri.

La breve e cavalleresca intro d'apertura lascia presto intendere il carattere epico dell'intera opera, segue subito il mid-tempo Me, River, pezzo cadenzato e melodico che riproduce un'atmosfera solenne che poi cede il passo a parti più imponenti e dure, invece la seguente The Man Without End avanza come un schiacciasassi grazie ad una sezione ritmica imponente e devastante grandiosamente interpretata dall'accoppiata Ladinetti-Oggiano, così come il guitar-work di Eretta risulta incisivo e determinante, ed anche Spatial Dinasty è un ottimo pezzo di puro e classico heavy metal, duro, potente e cattivo, impregnato di riff decisi e su cui si erge l'evocativa e magistrale interpretazione di Galeano, specie nello spezzone più lento e melodico del brano al quale conferisce un'espressività davvero notevole. Wind Of War è un altro mid-tempo di ottima fattura e dai forti echi manowar-iani, la sua indole epica e solenne viene rinvigorita dall'incedere lento ma imponente e da linee melodiche poetiche ed altamente eroiche, facendone un brano davvero straordinario, maestosa e compatta invece Valley Of The Dragon, che alterna parti più sostenute ad altre più lente, ma sempre costruite ed eseguite con raziocinio e sapienza, si giunge così all'altro mid-tempo, cupo, funesto e magniloquente, Secret Of Rune, in cui la voce di Galeano si assesta su tonalità molto basse, mostrando così potenza e buon uso della modulazione vocale, oltre a presentare un lungo finale strumentale. Un'aria gelida ed il battere di un martello aprono I See Steel, lunga composizione dai risvolti eroici e dal ritornello più immediato che farà ripiombare l'ascoltatore nei primi anni '80, le fredde e barbariche atmosfere nordiche sono presenti anche nella successiva Corrupted King, altro straordinario pezzo uscito fuori da questo debutto, ben congegnato, nonostante la sua struttura complessa ed articolata, ed in possesso di melodie evocative ed eloquenti, ed infine a chiudere il disco ci pensa Pandemonic Ride, il pezzo più lungo del lotto, ben nove minuti in cui i nostri mostrano notevoli parti strumentali, buoni cambi di tempo ed un livello compositivo altamente maturo e consapevole.

Icy Steel è proprio un bell'esordio per il combo di Sassari, un album che cresce ascolto dopo ascolto, poco immediato proprio perché come più volte detto presenta brani, melodie e soluzioni, spesso articolati ma sempre ben ragionati, che gode anche di una produzione molto in linea con le uscite epic degli anni '80, mentre l'unico piccolo appunto potrebbe riguardare la pronuncia dell'inglese nel cantato, ma questa è una cosa che riguarda la stragrande maggioranza delle band italiane o spagnole che si cimentano in liriche basate sull'idioma anglosassone. Quasi anacronistico e parecchio distante dagli attuali trend, questo è un album consigliato ed immancabile per chi ha amato queste sonorità, ma soprattutto è una release che può tranquillamente competere con i più altisonanti nomi presenti in questa scena e che mostra la buona qualità esistente e non adeguatamente valutata nell'underground heavy della nostra penisola.

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