Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Elisabetta Bono
Genere: 
Etichetta: 
61 Seconds
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Chris Cornell - tutti gli strumenti
                                                                                                         

Tracklist: 

1. Nature Of Inviting
2. Kindom Of Welcome Addiction
3. Tear Garden
4. My Secret Friend
5. An I For An I
6. I Am Terrified
7. Think Of England
8. The Stupid, The Proud
9. You Can Be Happy
10. The Great Shipwreck Of Life
11. Running

IAMX

Kingdom Of Welcome Addiction

Dopo il primo debutto con Kiss + Swallow nel 2004 e il secondo album The Alternative nel 2007, il solista Chris Corner, fondatore degli Sneaker Pimps, si cimenta in un nuovo progetto musicale, denso di spunti e influenze e dal sound profondamente electro e dark.

Nel suo terzo lavoro il solista Chris Corner conferma di aver compreso appieno la lezione degli anni ’80 e ’90. Sonorità elettroniche e linee melodiche contemporanee si fondono con atmosfere dark tipiche della New Wave degli Eighties. Altrettanto appropriata a tale stile è la voce, che il solista Corner sa come utilizzare, da pacata come in Running o Tear Garden o più carica e aggressiva come in An I For An I e Think in England; ben scelti e calibrati poi gli effetti vocali, dal tono caldo e avvolgente, passando per l’eco per poi tornare all’effetto megafono, tutti accorgimenti che arricchiscono ed enfatizzano suoni altrettanto vari con giri di basso molto marcati, a cui è impossibile non  cedere almeno con un movimento oscillatorio del capo. Nelle atmosfere cupe e altamente oscure suggerite dalla parte strumentale anche i testi danno il loro contribuito con una decisiva dose di malinconia e angoscia, basti solo leggere i titoli di I Am Terrified, Tear Garden, My Secret Friend, che suggeriscono temi tormentati come dipendenze (anche il titolo dell’album stesso), alienazioni e sofferenze. La linea di tastiera spesso presente in numerose tracce esprime e rafforza ulteriormente il turbamento, così come alcuni suoni electro-industrial, reiterati con cadenza ossessiva.  Si tratta di un album molto vario e cosciente del repertorio musicale degli ultimi vent’anni; una proposta musicale non riconducibile a un semplice musicista, ma a un artista che anche attraverso il suo stile particolare (eyeliner, rossetto, abiti eccentrici, corpo magro ed emaciato) evoca un determinato modo di approcciarsi alla musica e all’arte in generale. Se tracce come Nature Of Inviting sembrano un omaggio ad artisti come i Depeche Mode, continuando con l’ascolto del disco si colgono anche altre interessanti interpretazioni, del tutto originali e personali, di suoni tipici anni ’90, con tastiere robotiche e distorsioni metalliche, molto utilizzate da nomi come i Placebo. Non mancano comunque anche chicche estrose, per esempio in Can Be Happy, dove l’incipit oscilla tra il chillout e lo stile orientale.

A questo Kingdom Of Welcome Addiction, da apprezzare e ascoltare con attenzione, va riconosciuto il merito di inserirsi in maniera assolutamente attuale nel panorama contemporaneo dell’electro-pop, senza proporre qualcosa di scontato e banale, pur mantenendo una certa eredità degli anni che hanno consacrato questo tipo di genere.

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