Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Peter Tägtgren - voce, chitarra
- Mikael Hedlund - basso
- Lars Szöke - batteria


Tracklist: 

1. Born Dead Buried Alive (04:10)
2. Eraser (04:27)
3. Stillborn (03:24)
4. Slave to the Parasites (05:02)
5. New World (04:11)
6. The Abyss (04:24)
7. Dead Sky Dawning (04:28)
8. The Departure (05:18)
9. War Within (04:53)

Hypocrisy

The Arrival

La Svezia si è da sempre contraddistinta per la numerosissima mole di artisti sfornati dalle sue terre. Se oggi la musica metal è arrivata a certi livelli, gran parte del merito bisogna andarlo a cercare nella gelida e notturna Scandinavia: il vero, l'unico grande regno del metal.

Se poi si parla di death, il discorso si fa ancora più divertente, proprio per l'estrema pecuiliarità con cui la Svezia ha tirato fuori dal proprio cilindro una quantità innumerevole di artisti seminali e diversissimi tra loro: le geniali raffinatezze degli Opeth, l'incantevole mood criptico degli Edge Of Sanity, la soffocante pesantezza degli Entombed, o ancora gli Hypocrisy, progetto che, sebbene non goda di altrettanta stima, rientra di diritto nell'Olimpo della Svezia tutta growl e chitarroni. Freddi, gelidi ma dannatamente emozionanti: con The Arrival, la band di Peter Tagtren piazza nel grande almanacco della musica estrema europea un'altra perla incredibile, e i motivi per rendersene conto sono sin dall'inizio palesi.

Tralasciando l'opener Born Dead Buried Alive, che oltre ad un titolo mastodontico non presenta nulla di eccezionale, la tracklist di The Arrival diventa - brano dopo brano - un qualcosa di mostruoso, un susseguirsi continuo di capolavori che partono dalla diabolica enfasi melodica di Eraser fino ad arrivare alle più complesse (ma comunque emozionanti) strutture della conclusiva War Within. E poi Stillborn, le più catchy Slave To The Parasites e Dead Sky Dawning, l'urlante malinconia di The Departure, il mood decadente di The Abyss e quello più rabbioso e scandito di New World: The Arrival sciorina potenza e impatto emotivo senza conoscere tregue e pause: una catarsi atmosferica continua, magistralmente resa sotto il profilo esecutivo e altrettanto smagliante sotto quello compositivo.

The Arrival non solo spinge verso l'alto la discografia degli stessi Hypocrisy ma si pone tra i migliori prodotti del metal svedese post-duemila: di lavori così particolari, ricercati e profondi sotto il profilo melodico la Scandinavia sentiva effettivamente la mancanza, e se c'è stato un compositore in grado di sopperire a questa mancanza, quello non è stato altro che Peter Tagtren, il boss, il genio, il regista di questo struggente, gelido capolavoro estremo.

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