Voto: 
6.3 / 10
Autore: 
Edoardo Rassatti
Genere: 
Etichetta: 
Black Lodge/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Andy Alkman - voce
- Jocke Lundgren - chitarra
- Henke Lohn - basso
- Kent G. Svensson - batteria


Tracklist: 

1. Rewinding Time   
2. Monster   
3. Sky Walker
4. Again
5. Warzone
6. Search Goes On
7. Queen of Fire   
8. Right Now
9. Face Your Demon   
10. Down
11. Master of Night   
12. Slow Down

Hellfueled

Memories in Black

Quando si pensa alla Svezia, la mente va a band Death Metal melodico, come In Flames o Dark Tranquillity, o a grandi gruppi Rock come gli Europe; questi Hellfueled, anch'essi svedesi, dopo aver pescato a piene mani dai sopraccitati gruppi, hanno aggiunto un pizzico di Stone Sour e una spolverata di Black Label Society (il chitarrista Jocke Lundgren suona esattamente come Zakk Wylde) e il tutto è stato condito da una voce pulita che ricorda molto alla lontana Corey Taylor, ma non lo eguaglia nelle doti vocali.

Quest’ultimo album, Memories in Black, è la summa di tutto ciò che hanno realizzato finora poiché la produzione e la cura sono eccezionali e si potrebbe addirittura pensare che questi quattro giovani siano gli eredi naturali di Black Label Society e Stone Sour, come affermato dal loro manager; probabilmente qualcosa di vero c’è.
Si comincia con Rewinding Time, con un riff iniziale dal forte sapore Testament, rovinato però dal cantato del singer Andy Alkman, che fa perdere al brano tutta la sua carica iniziale. La successiva Monster parte con un riff in stile Black Label Society, fortemente intriso di groove e ritmo, ma purtroppo ancora una volta la prova vocale di Andy fa fallire il brano, rendendone difficile l’ascolto.
Stesso discorso per la terza e diretta Sky Walker, provvista del solito riff Black Label Society, e per la successiva Again, dove una chitarra sognante ci introduce nelle melodie; anche la voce del singer cambia temporaneamente registro per questo pezzo molto particolare, regalandoci una performance piuttosto discreta.
Si ritorna su binari Hard Rock (e per un attimo si odono echi Deep Purple) per la quinta traccia Warzone, dotata di un chorus molto melodico con inserti di tastiera piacevoli e azzeccatissimi.
Assai veloce la sesta Search Goes On, lenta e devastante invece Queen of Fire, seguita a ruota da Right Now con il suo riff iniziale debitore di un Country Rock stradaiolo; proprio la nona traccia si avvia con una chitarra lancinante e un arpeggio in stile Johnny Cash (paladino del Country Rock texano), per poi sfociare in un brano diretto, con tanto di sirene da volante della polizia e addirittura allarmi casalinghi.
Molto legate al Southern Rock sono pure le successive Down e Master of the Night, mentre Slow Down, a discapito del nome, è un brano molto veloce, condito da chitarre puramente in stile Wylde e da un cantato particolarmente “ruvido” e certe volte fastidioso.

Le canzoni sono pertanto ottime, ma purtroppo vengono smorzate da una performance vocale non sempre all’altezza: è un peccato perché questi quattro ragazzi svedesi hanno tutte le carte in tavola per sfondare; strumentalmente i brani sono eccezionali poiché si va dal Death Metal all’Hard Rock più impetuoso e ciò dimostra originalità e interesse verso stili diversi e lontani fra loro; tuttavia il cantato riesce purtroppo ad affondare quasi tutte le canzoni, rendendole una brutta copia degli ultimi Stone Sour.

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