Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Massimiliano Lessio - voce
- Andrea Livieri - chitarra
- Marco Torchia - batteria
- Cristian Secco - basso

Tracklist: 

1. Secret To Survive
2. Single Day
3. Combination
4. Until The End
5. Break Up
6. Sleep To Die
7. Burn In Me
8. Mirror Of My Times
9. Running Away
10. Sorry
11. Cage

Head Solution

Single Day

Gli Head Solution sono una band di Venezia formatasi nel 2001 e fattasi le ossa suonando cover di gruppi come Soundgarden, Pearl Jam, Rage Aginst The Machine, prima di decidere, nel corso del 2005, di dedicarsi alla composizione di pezzi propri ed alla conseguente registrazione di un album.
Questo loro primo lavoro intitolato Single Day accorpa 11 brani cantati in inglese chiaramente debitori della matrice Grunge/Rock statunitense di metà anni ’90, benché focolari di personalità ed originali intuizioni si accendano più volte lungo l’ascolto del disco.
Una sua importante caratteristica è costituita, oltre al resto, di essere stato interamente registrato, mixato e masterizzato presso gli studi privati di Andrea Livieri, chitarrista della band, che è riuscito obbiettivamente a plasmare un suono carico, corposo e ben bilanciato, che ben si adatta al genere suonato.

Arrivando a parlare delle canzoni stesse è bene anticipare che nulla di avanguardistico verrà proposto, nessun suono o cambio di tempo particolarmente ricercato vi spiazzerà, scordatevi atmosfere ovattate o torbide costruite da strati di effettistica: qui si parla di semplice e robusto Rock’n’Roll stradaiolo a stelle e strisce come solo nei ’90 sapevano fare.
Secret To Survive si appoggia su di un groove sincopato di basso e chitarra che fa pensare alle soluzioni più commerciali degli Audioslave, per poi aprirsi ad un ritornello orecchiabile e disteso, prima che un assolo breve ma efficace anticipi, come da prassi, l’ultimo ritornello del pezzo.
Single Day parte subito molto bene, con una voce sicura che richiama Chris Cornell senza alcuna paura e sfocia in un ritornello molto piacevole e sognante, sottolineato da una linea di chitarra nelle retrovie che accenna note lunghe ed ipnotiche.
Finalmente anche la batteria di dà da fare nell’introduzione di Combination, spingendo a dovere la chitarra che conduce il pezzo, che purtroppo sfocia in un assolo dannatamente Van Halen che non si adatta particolarmente allo stile generale del brano, ma grazie alle melodie vocali originali e trascinanti risulta comunque un episodio piacevole.
Immancabilmente arriva la “ballatona” del disco, il momento intimo e raccolto che ormai ha assunto le forme di cliché al limite del parodistico, ma che in un disco Rock come questo non può effettivamente mancare: ed allora con Break up lasciamo che siano le chitarre acustiche, le tiepide percussioni e le voci soffici ed accompagnate da azzeccati cori a guidarci fino al prevedibile ritorno immediato ad una dimensione distorta ed energica.
Purtroppo il ritorno alle origini non sembra convincente come la prima metà del disco, un innocua Sleep To Die ed una Burn In Me che sembra presa da uno degli ultimi dischi di Bon Jovi faticano ad incontrare pareri favorevoli, anche per colpa della struttura che segue sempre la solita formula prima di lasciare spazio al saggio di tecnica dell’assolo di chitarra seguito dall’ultimo ritornello, eseguito con maggior rabbia.
Fortunatamente ci pensa Mirror Of My Time a rimescolare un po’ le carte, grazie alle riuscite atmosfere ricreate soprattutto nella sua parte iniziale, con arpeggi di chitarre velati di chorus e tremolo che nascondono una voce in voluto lo-fi prima di lasciare spazio ad un tappeto di basso dai toni quasi Dance.
L’ultimo pezzo effettivamente convincente arriva con il riff acido e dinamico della conclusiva Cage che riesce a resistere alla tentazione di abbandonarsi a ritornelli troppo mielosi, mantenendo intatta la sua forma spigolosa anche grazie al lavoro “di contenimento” effettuato dal basso e dalla grinta espressa da una batteria sempre molto standard, ma dotata della necessaria cattiveria e decisione.

Questo primo disco degli Head Solution risulta in definitiva essere un lavoro ben fatto, piacevole, suonato e composto con esperienza e sicuro talento melodico. Purtroppo le influenze della band risultano a volte essere troppo invadenti, che arrivano in alcuni casi a risolversi in uscite strumentali banali e prive di effettiva ispirazione. Questa band sembra semplicemente avere bisogno di un po’ di tempo per trovare la propria effettiva dimensione, staccandosi dai principali riferimenti e dedicando maggior tempo alla costruzione di un proprio stile ed un proprio suono, benché sia un lavoro tutt’altro che facile.

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