Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Michael Harris - chitarra, basso, tastiere
- Matt Thompson - batteria

Tracklist: 

1. Opus Conceptus
2. String Theory
3. The Mad Composer’s Rage
4. Notes From The Kursk
5. Battle At Storm’s Edge
6. Guiprice
7. Mysterioso
8. Octavian II
9. The Anti Shred
10. Skizo Forte

Michael Harris

Orchestrate

Fin dai primi anni ’80, una delle massime aspirazioni dei guitar heroes è sempre stato il desiderio di riuscire a coniugare il rock ed il metal con la musica classica, con risultati alcune volte molto interessanti, ma purtroppo più spesso pacchiani, insulsi e scontati. Oggi, il cosiddetto “neo-classico” è diventato un genere di larga diffusione tra le schiere di chitarristi virtuosi che affollano il mondo del metal, fatto che ha purtroppo portato ad una fioritura di album fotocopia incentrati soprattutto sull’esibizione della tecnica e sull’autocelebrazione piuttosto che sulla carica emotiva, rendendo i prodotti sterili ed apprezzabili quasi solo da altri chitarristi appassionati.

Anche Michael Harris, chitarrista americano ex membro degli Arch Rival e giunto al suo sesto album solista, decide con questo Orchestrate di associarsi alla tendenza producendo un lavoro che tende molto sul versante classico: accompagnamenti orchestrali e tastiere, scale eterne e virtuosismi, dialoghi a più voci con la chitarra; il tutto accompagnato da batteria e riff distorti che fanno capolino qua e là dando un tocco heavy alle composizioni.
Il lavoro di Harris non è di certo niente di originale, e su tutto aleggia forte l’ombra ispiratrice di Malmsteen; nonostante ciò, l’album si dimostra ascoltabile anche da un pubblico di "profani" grazie ad uno sfoggio di tecnica sempre pesante ma mai eccessivo all’inverosimile, ad un accostamento vincente tra elementi classici e parti di stampo più metal e ad accorgimenti studiati che comportano un cambio frequente e dinamico della melodia mantenendo però sempre un tema di fondo che cattura l’attenzione dell’ascoltatore. Harris dimostra anche di avere un buon gusto compositivo, che gli permette di non scadere quasi mai nel pacchiano (cosa per niente facile quando si parla di neo-classico), e inoltre di far affiorare tra scale chilometriche e assoli interminabili atmosfere coinvolgenti e brevi ondate di emozioni.

In particolare, i pezzi meglio riusciti si rivelano quelli dal tono più sommesso, come Mysterioso o la cupa e molto azzeccata The Anti Shred, dove i virtuosismi sono limitati cedendo il posto a melodie e atmosfere sognanti ed emozionanti; buona anche Battle At Storm’s Edge, pezzo dal sapore epico che si dimostra riuscito e coinvolgente sebbene sia a tratti esageratamente prolisso e ripetitivo.
Gli altri pezzi sono invece nella media, con alcuni spunti originali ma diversi passaggi che sanno molto di già sentito e molti tecnicismi sterili che non dicono nulla e nulla aggiungono all’immagine di Harris: un bravissimo chitarrista, che ci regala un’esecuzione ineccepibile, a cui manca però uno stile originale e innovativo, ciò che ha permesso ai suoi più grandi colleghi di entrare a far parte della storia della musica.

In conclusione, Orchestrate è un album discreto, che si ascolta con piacere e sarà apprezzato da chi ama il genere, ma a cui mancano completamente gli elementi necessari per fare il salto di qualità e distinguersi all’interno della scena neo-classica.

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