Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Jacopo Dall'Aglio
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Joacim Cans - voce
- Oscar Fredrick Dronjak - chitarra
- Stefan Elmgren - chitarra
- Magnus Rosén - basso
- Anders Johansson - percussioni

Guests:
- Cronos - voce


Tracklist: 


1. Secrets (06:06)
2. Blood Bound (03:49)
3. Fury of the Wild (04:44)
4. Hammer of Justice (04:37)
5. Never, Ever (04:05)
6. Born to Rule (04:08)
7. Templar Flame (03:41)
8. Imperial (02:29)
9. Take the Black (04:46)
10. Knights of the 21st Century (12:19)
11.Blood Bound, Instrumental (Bonus Track) (03.50)
12.The Metal Age, Live (Bonus Track) (05.36)

HammerFall

Chapter V: Unbent, Unbowed, Unbroken

Tornano gli HammerFall, ed è il caso di dire che sia un ritorno, poiché non c’è stato un passo avanti con questo album, il loro immutato stile viene portato avanti con orgoglio, non ingiustificato dopotutto, ma senza innovazioni di sorta.
Questi svedesi, che si propongono come gli eredi del grande power degli anni ’80, tedofori di questo genere sempre vivo ma restio ai cambiamenti, offrono un full-length che già dal titolo vuole porsi in continuità coi precedenti lavori, e di sicuro quel obiettivo non è stato mancato.

L’opener Secrets è decisamente perfetta per la sua funzione, uno alla volta tutti gli strumenti entrano in scena, a partire da un riff di chitarra semplice ma efficace, poi ripreso lungo il brano, seguito dalla batteria che poi esplode nei consueti ritmi frenetici, interessante è l’apparizione di una parte di arpicordo che introduce l’assolo, la voce di Cans è priva di grandi exploit, ma lineare e decisa, mai calante, e così sarà lungo tutte le canzoni. Passiamo a Blood Bound, in puro stile HammerFall e che riassume un po’ tutta la loro discografia precedente: non a caso è stata scelta per il singolo di promozione; al terzo posto sta la traccia migliore di Chapter V, Fury of the Wild, che si apre con un bel riff di chitarra quasi hard rock il quale introduce perfettamente le linee vocali quasi maideniane di Joacim Cans, anche qui la batteria non concede soste all’ascoltatore col martellante Anders Johansson. Si arriva nuovamente al classicissimo Power di Hammer of Justice dotata degli scambi vocali tra coro e singer, tanto cari alla produzione HammerFall; Never, Ever è il capitolo triste dell’album, malinconiche parti di chitarra accompagnano la voce che plasma essa stessa la melodia fino ad arrivare ad un chorus abbastanza emozionante.

Le due successive, Born to Rule, omaggio agli epici inni di Manowar e compagni, e The Templar of Flame, un po’ appesantita dalle forti ritmiche, rimangono nella media del gruppo, niente di speciale. Imperial è un’evocativa ballata strumentale, piacevole intermezzo prima dei due brani finali. Take the Black, power scandinavo con le chitarre che viaggiano in quella zona di confine tra power e heavy, che caratterizza il lavoro a sei corde della band. Si conclude con la lunga Knights of the 21st Century caratterizzata dalla presenza di Cronos dei Venom nelle parti parlate, tipiche del moderno power, che tra gemiti e ruggiti racconta, accompagnato da Cans, storie mitiche e fantastiche, prima che maestosi riff, diretti e tutto sommato efficaci, non gli rubino la scena, attorno al settimo minuto troviamo la sola linea vocale originale dell’album, con Cans che si esibisce in un parlato-cantato molto rapido che toglie un po’ della monotonia di questo brano; il tutto termina con 2 minuti di silenzio cui segue un grugnito finale di Cronos, che ci ricorda la sua presenza come special-guest.

Nulla di nuovo sul fronte HammerFall insomma, che non ci regalano altro che una ripetizione dei precedenti lavori, certo, ben costruita, ma è pur vero che l’originalità manca da troppo tempo nel power, e gli HammerFall non fanno eccezione.

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