Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Paolo Gregori
Genere: 
Etichetta: 
Grotesque Productions
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Lord Nuclear Ripped Pig - voce
- Emperor Tetsuo Hirashi Mitakawa - chitarra e voce
- Jesus Christ Hooker aka The Hammer of God - batteria


Tracklist: 

1. Medjugore Satan Devastation
2. Thought About The End
3. Sperm Rainbow
4. Useless And Divine
5. Piss Not Peace
6. Naziphobia
7. Lucy Was Pregnant
8. Libido In Decay
9. Doomsday Carillon
10. Ghost In My Brain
11. Meconium
12. Mundo De Mierda
13. Skyzophone Calling
14. My Mongoloid Girlfriend
15. Autos Da Fè
16. Frenzy Of Despair
17. Light Or Extinction

Grimness 69

Grimness Avenue 69

Al giorno d'oggi è sempre più raro imbattersi in una buona band grindcore: i social networks come Myspace sono infatti letteralmente sommersi da centinaia di bands scadenti formate da uno o due membri che, armate di drum machine, pitch shifter ed una buona dose di testi truculenti e macabramente infantili alla Anal Cunt, stanno rendendo la vita veramente difficile a quelle poche band che invece, nonostante abbiano qualcosa da dire a livello musicale, non riescono ad emergere dall'underground. E' questo il caso degli italiani Grimness 69, una band che, nell'era del cybergrind e del noisecore, mantiene alta la bandiera del grindcore di vecchio stampo (quello ancora legato alla forte influenza crust punk) genere musicale che cita tra i suoi maggiori esponenti proprio una band italiana, i Cripple Bastards. E sono proprio i Cripple Bastards uno dei gruppi che il trio veneziano menziona tra le proprie influenze principali ed, in particolare, il gruppo dal quale hanno preso in prestito le ritmiche marcatamente hardcore, fondate sull'avvicendamento di sezioni mid-tempo e brevi sfuriate, nonché sulla presenza di svariati breakdowns. Dal punto di vista delle vocals i Grimness 69 sfruttano il "botta e risposta", molto comune in tutta la scena goregrind, tra un basso growl gutturale e uno screaming acuto.

Grimness Avenue 69 rappresenta per il trio veneziano il primo full-lenght e, nonostante i titoli di canzoni come Spermrainbow o Piss Not Peace nonché gli pseudonimi dei membri della band, che certamente non inducono ad aspettarsi una grande maturità del gruppo, non delude affatto dal punto di vista musicale. Le tracce, tutte molto semplici dal punto di vista della struttura, puntano a catturare l'ascoltatore tramite riffs molto catchy e la continua alternanza di sezioni dalla ritmica violenta e di tratti più cadenzati. Già la opener, infatti, ci accoglie con due forsennate strofe iniziali, seguite da un possente breakdown. Non mancano tuttavia canzoni che si discostano da questo schema: Doomsday Carillon, ad esempio, con il suo incedere lento e opprimente conquista subito grazie ad un riffing particolarmente trascinante e ossessivo.

La migliore qualità dell'album è rappresentata dall'opera dell'axeman Emperor Tetsuo Hirashi Mitakawa che ci regala riffs sempre molto orecchiabili; Tale caratteristica è particolarmente evidente nelle tracce Meconium e Light or Extintion, che proprio grazie al lavoro della sei corde, risultano essere le migliori del lotto. Non mancano, come è ormai da tempo in voga nell'ambiente del grindcore, scene di umorismo grottesco (su tutte l'inizio di Ghosts In My Brain, le urla di My Mongoloid Girlfriend e la telefonata di Skizophone Call) che tuttavia non risultano particolarmente riuscite e strappano all'ascoltatore poco più che un sorriso.

Nel complesso, sono veramente poche le pecche che si posso individuare in Grimness Avenue 69, una di queste, purtroppo, salta subito all'orecchio: chitarra e basso sono troppo spesso sovrastati da voce e batteria, conducendo alla quasi totale assenza di quel "wall of sound" che rappresenta uno dei presupposti fondamentali per la buona riuscita di un album grindcore. Nonostante tale difetto, e la presenza di alcune tracce poco memorabili come Spermrainbow e Libido In Decay, l'album sorprende per la sua varietà, alimentata non solo dalla sezione strumentale, che spazia dal goregrind all'hardcore più canonico, ma anche dai testi, scritti in ben tre lingue diverse: inglese, spagnolo ed italiano. Non resta quindi che goderci questo buon disco di grindcore italiano, sperando che rappresenti un trampolino di lancio della band veneziana, che ha già espresso ottime potenzialità in questo suo primo full-lenght.


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