Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Roberto Fabbi
Genere: 
Etichetta: 
Rivel Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Carl Johan Grimmark - voce e chitarra
- Jan S. Eckert - basso
- Peter Wildoer - batteria

Tracklist: 

1. Pray (04:50)
2. How Many Times (05:06)
3. Hiding From The Sun (03:55)
4. Free (04:13)
5. Resurrection (04:02)
6. Monkey Man (04:47)
7. Save Our Souls (04:42)
8. The Kingdom (05:07)
9. The New Song (02:55)
 

Grimmark

Grimmark

Il camaleontico e polifunzionale CJ Grimmark torna a stupire: il passato dello svedese è di tutto rispetto e ciò è dovuto principalmente alla collaborazione avuta con Christian Rivel, che ha sfociato nel proficuo progetto Narnia; un altro grande nome che compare nel passato di Grimmark è quello di Rob Rock, con il quale ha avuto una breve ma intensa e proficua esperienza. Il 2007 è l’anno caratterizzato dall’ esordio della sua carriera da solista: questa sua produzione stupisce, grazie anche al fatto che CJ ha necessitato di soltanto due collaboratori per produrre un risultato al di sopra della media: Jan S. Eckert (Masterplan) al basso e Peter Wildoer alle pelli.

Il piano dello svedese, che risulta ben riuscito, prevedeva un album pieno di canzoni significative e rilevanti, che si adattassero alla parte vocale e agli assoli generati dalla sua chitarra, in pieno stile Heavy Metal. La traccia di apertura, Pray si impone attirando immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore: buono il connubio tra potenza, espressa dalla ruggente chitarra dello stesso Grimmark, e melodia, che è ben resa dalla parte vocale, leggera, quasi noncurante dell’atmosfera più aggressiva che l’avvolge. La chiusura risolutiva della canzone arriva al momento opportuno, giusto in tempo per evitare che la traccia diventi troppo lunga e noiosa.
How Many Times, la successiva, origina fin da subito un’atmosfera più allegra e vivace, non perdendo tuttavia la qualità alla quale ci ha abituato il composer svedese. Ne risulta un ottimo ritornello contornato dal ripetuto riff di chitarra, che risulta il marchio che contraddistingua l’intera traccia; allo stesso, considerevole livello è l’autorevole assolo. Non male. Questo è il giudizio che sorge spontaneo all’ascolto dell’incipit del CD, che con ripetuti ascolti diviene ancor più influente. Alla stessa stregua è la song Free, in cui Wildoer può dare sfoggio di tutta la tecnica di cui è capace, esibendosi in un travolgente pezzo di doppio pedale che conduce la traccia direttamente al perfetto ritornello, supremo mix di voce, batteria e chitarra. Ci accorgiamo che la strada che stiamo percorrendo ci regala una sorpresa dietro l’altra: il livello di qualità sembra infatti impennarsi traccia dopo traccia, creando un’incredibile linea ascendente.

La buona Resurrection pare fare solo da introduzione alle favolose successive tre canzoni: la prima, Monkey Man offre un intro accattivante che si perde nella furia incessante dei colpi di chitarra più che distorta, le parti lente e melodiche sembrano dover esplodere da un momento all’altro in un vortice di suoni tutt’altro che flemmatico, rappresentato dal ritornello. Save Our Souls: non solo un disperato grido di speranza, ma anche il titolo della traccia successiva. Impeccabile è ancora una volta il lavoro svolto dalle percussioni, accentuato dalla straordinaria bravura tecnica dello stesso Grimmark. Controtempi e cambi repentini di ritmica conferiscono a questa canzone un’atmosfera diversa dalle precedenti, che raggiunge l’apice nel penetrante ritornello, scandito più e più volte, fino ad imprimersi nella mente dell’ascoltatore.
Il meglio che questa produzione ha da offrirci risulta però terminare con la successiva e magica The Kingdom. Indubbiamente la migliore canzone dell’album, trasmette emozioni incredibili; il principio, una delle numerosissime parti lente del brano, conduce magistralmente all’icastico ritornello, esaltante, continuativo, accattivante. Le parole, quasi sussurrate dall’enigmatica voce dello svedese, volano su una base di batteria che si incastra alla perfezione nel grande ingranaggio che è The Kingdom. Facilmente si intuisce la natura del testo: patriottico, guerresco e vittorioso, contribuisce notevolmente ad ampliare l’aura di eroismo già impostata dalla parte strumentale.
Il lavoro di Grimmark e compagni avrebbe rasentato la perfezione se fosse terminato qui. Infatti l’ultimo pezzo, The New Song, interamente strumentale, sembra usato principalmente per ottenere un duplice effetto: tappare un “buco”, dovuto probabilmente all’esiguo numero delle tracce e sottolineare ancora una volta la straordinaria tecnica di cui è padrone Grimmark. L’incessante e continuativo assolo diventa infatti alla lunga monotono e ripetitivo, cadenzato da un lavoro tutto sommato buono compiuto in sottofondo da Wildoer.

Una volta tirate le somme, ciò che ci si presenta è un risultato nel complesso buono; non delude CJ Grimmark che in questa sua prima produzione da solista riesce quasi da solo a dare vita ad un album di tutto rispetto. Nonostante l’esigua durata totale (poco meno di 40 minuti), il CD vale il prezzo di vendita. Con la speranza che questo sia soltanto il principio di una fruttuosa carriera solistica di Grimmark, ci apprestiamo a sentire cosa il compositore svedese riuscirà a tirare fuori dal cappello, augurando, a lui e a noi stessi, che possa risultarne un proficuo lavoro.

 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente