Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Jonny Greenwood & Can - musiche, composizione, arrangiamenti

Tracklist: 

1. Jonny Greenwood - "もう少し自分のこと、きちんとしたいの" ("Want to Organize Myself a Little More")

2. Jonny Greenwood - "草原、風、雑木林" ("Grasslands, Wind, Woods")

3. Can - "Mary, Mary, So Contrary"

4. Jonny Greenwood - "また会いに来るからね" ("I'll Come See You Again")

5. Jonny Greenwood - "時の洗礼を受けていないものを読むな" ("Don't Read What Hasn't Been Baptized by Time")

6. Jonny Greenwood - "レイコ" ("Reiko")

7. Can - "Bring Me Coffee or Tea"

8. Jonny Greenwood - "直子が死んだ" ("Naoko Is Dead")

9. Jonny Greenwood - "いい子だから黙ってて" ("Be Good and Stay Quiet")

10. Jonny Greenwood - "あてもなく歩き回った" ("Wondered Around")

11. Jonny Greenwood - "クォーター・トーン・ブルーム" ("Quarter Tone Bloom")

12. Can - "Don't Turn the Light On, Leave Me Alone"

13. Jonny Greenwood - "私をとるときは私だけをとってね" ("Just Take Me When You Take Me")

14. Jonny Greenwood - "激しい幻聴" ("Stormy Auditory Hallucinations")

Jonny Greenwood

Norwegian Wood OST

Non è un caso che Jonny Greenwood sia considerato uno dei più particolari e innovativi chitarristi dell'epoca contemporanea. O meglio, non è un caso che venga considerato tale a prescindere dal successo planetario acquisito col tempo dai Radiohead, sua band d'appartenenza. Musicista tout-court che, anno dopo anno, ha marcato sempre più a fuoco le sperimentali composizioni del complesso britannico, Greenwood è la perfetta silhouette dell'artista moderno in continua evoluzione, sempre alla ricerca dell'esperienza diversa (a volte addirittura aliena), della maturazione e del perpetuo spostamento verso nuove dimensioni/contaminazioni musicali.
Dopo il recente exploit del 2007 che lo ha visto compositore della colonna sonora del gioiello Il Petroliere di Paul Thomas Anderson, Grenwood riapproda nell'universo cinematografico per un altro interessantissimo progetto, questa volta proveniente dal Giappone: Norwegian Wood, ovvero la trasposizione sul grande schermo (ad opera del regista Ang Hung, presentato quest'anno al Festival di Venezia) dell'omonimo bestseller generazionale scritto da Haruki Murakami nel 1987.

Trattandosi di una storia essenzialmente romantica - con tutte le dolorose fratture interiori e gli abbandoni annessi - Greenwood si è trovato davanti lo scenario perfetto per dare nuovamente sfogo alla sua vena creativa più colta e ricercata. Al secondo appuntamento con la stesura di una colonna sonora, Greenwood non tradisce quanto di buono fatto nella precedente collaborazione con Anderson e quasi si supera, scrivendo per Norwegian Wood un tappeto di musica colta alienante, suggestiva e, soprattutto, composta con un'intelligenza ed un acume di rara qualità. A spezzare le ipnotiche costruzioni classical del musicista britannico c'è poi un'inaspettata sorpresa, ovvero la presenza dei Can (indimenticati pionieri del krautrock), qui in veste di speciali accompagnatori e trasfiguratori della danza sinfonica greenwoodiana.

Osservando la tracklist del disco, si nota infatti da subito la scissione tematico-atmosferica pensata ad hoc per il lavoro: da una parte le predominanti distensioni orchestrali del genietto di Oxford (gli episodi con titolo giapponese), dall'altra i tre brevi intermezzi di marca Can (titoli in inglese) che, come già accennato, creano un abile diversivo alle trame più inquiete di Greenwood, spostando l'accento classical della sountrack verso lidi rock ovviamente inconsueti e autorali.
Fatto sta che in Norwegian Wood a brillare non può essere altro che il diamante greenwoodiano, nonostante i Can non demeritino nelle loro brevi apparizioni (specie nel fluttuare quasi tribale di Bring Me Coffee Or Tea e nelle sonorità agresti di Don't Turn The Light On, Leave Me Alone): le traiettorie orchestrali disegnate da Greenwood - e il loro conseguente dipanarsi emozionale - trasportano l'album in un limbo di atmosfere che si muovono a zigzag, lasciando fluire spesso bruscamente il proprio inafferrabile contenuto. I frammenti della colonna sonora si innalzano così in tutto il loro estremo fascino, ipnotizzando e inquietando nei momenti più tesi (クォーター・トーン・ブルーム ["Quarter Tone Bloom"]; il cupo avanzare di 直子が死んだ ["Naoko Is Dead"]) e toccando dentro nelle sue aperture più ariose (l'elegante moto sinfonico alla John Williams della prima もう少し自分のこと、きちんとしたいの ["Want to Organize Myself a Little More"], la conclusiva 激しい幻聴 ["Stormy Auditory Hallucinations"] e l'avvolgente incedere di また会いに来るからね" ["I'll Come See You Again"] e della tredicesima, malinconica 私をとるときは私だけをとってね): un soffio di suono ambiguo, brillante nei suoi contrasti che che dolcemente cullano e poi stracciano le foglie, accompagnando splendidamente la pellicola in un percorso di continua scoperta interiore, di tensione e smarrimento, di confronto con la morte e di dolorosa crescita. E anche nei due unici episodi in cui abbandona la musica colta per riabbracciare la sua chitarra, Greenwood continua a dimostrarsi ispirato nel proprio recinto di emozioni e arrangiamenti in salsa minimalista (accostamento che funziona splendidamente nell'ondulata trama d'accordi della quinta 時の洗礼を受けていないものを読むな e un pò meno nel lento dipanarsi della nona いい子だから黙ってて).

Quella di Norwegian Wood è una colonna sonora sicuramente non facile, coltissima nonostante il background "pop" del suo autore e colma di un fascino che si scopre lentamente, proprio nel momento in cui i frammenti che sembravano più contrastanti finiscono per unirsi in un disegno segmentato ma al contempo emotivamente globale, oltre che variopinto nel suo notturno cullarsi tra introspezioni chitarristiche, eco tardo-romantiche e magie oscure da avanguardia colta novecentesca (sullo sfondo si muovono infatti le ombre di Bartok nelle costruzioni violinistiche, di Berg nei contrasti più dissonanti e di Stravinskij nelle parti dei fiati).
D'altronde rock e musica classica si sono avvicendate e intersecate più e più volte, motivo per cui non c'è da stupirsi se dietro questo fascinoso e come non mai maturo connubio c'è un artista che conosce, studia, vive e (soprattutto) ama entrambe.
 

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