Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Sensory Records
Anno: 
1998
Line-Up: 

- Sean Malone - basso
- Trey Gunn - chitarra
- Sean Reinert - batteria
- Ron Jarzombek - chitarra
- Glenn Snelwar - chitarra
- John Myung - basso


 

Tracklist: 

1. Galois (2:05)
2. Code / Anticode (6:44)
3. Reflections (6:49)
4. Megrez (4:00)
5. Singularity (4:43)
6. Redemption's Way (6:58)
7. Kom Süsser Tod, Kom Sel'ge (2:24)
8. River's Dancing (7:35)
9. Sri kare Tal (9:18)
10. Grace (7:34)

Gordian Knot

Gordian Knot

Le parole spesso non servono, di fronte a tanta grandezza. Ma allo stesso tempo è quasi impossibile rimanere muti e impedire alle parole di sgorgare quando si ascolta un'opera musicale immensa come quella che i Gordian Knot hanno creato nel 1998 con l'omonimo esordio discografico: sonorità afrodisiache, arrangiamenti e composizioni raffinatissime, un'atmosfericità onirica e ipnotica e così avanti per l'infinito. Perfetta commistione di prog rock, jazz, fusion e di un malinconico esotismo melodico, i Gordian Knot hanno dato un nuovo volto alla sperimentazione rock moderna, incidendo un disco che difficilmente verrà dimenticato dagli appassionati del genere. Non stupisce per questo che a formare l'ossatura strumentale del gruppo ci siano ex membri dei Cynic, Sean Malone e Jason Gobel - rispettivamente bassista e chitarrista della band floridiana - che anche in questo caso danno dimostrazione della loro grande perizia tecnica, esecutiva e (soprattutto) compositiva, incastonando il loro genio in un'opera stratosferica, meravigliosa, unica.

Si tratta di un album interamente strumentale dove a cantare sono i singoli strumenti, legati l'un l'altro con classe e raffinatezza superiore: un eccitante e celestiale dialogo tra note, timbri e voci diverse ma facenti parte dello stesso splendido disegno musicale. Ad arricchire quest'album contribuiscono anche artisti di un certo spessore quali Sean Reinert, eccelso batterista anch'egli proveniente dai Cynic, John Myung, bassista dei Dream Theater, e Trey Gunn, uno dei chitarristi dei "nuovi" King Crimson. Una line-up spaventosa quindi, che comincia a muovere coralmente i suoi primi passi (saltando l'orientale intro Galois), con Code - Anticode, concentrato perfetto delle capacità tecniche della band americana: tempi imprevedibili e continue evoluzioni ritmiche, intrecci strumentali raffinati e complessi: insomma, i cardini del prog ma rivisitati in chiave moderna mediante un songwriting acceso, colorato e travolgente. Emozioni e tecnica si accompagnano con eleganza per tutta la durata del disco; sbagliato quindi pensare che le singole capacità soliste dei membri del gruppo (magistralmente espresse in Singularity) mettino in secondo piano un elemento fondamentale come l'emotività, che al contrario si fa vedere sempre con una certa costanza, come dimostrano i capolavori Reflections (la più bella e significativa), Kom Susser Tod, Komm Sel'ge e la conclusiva e commovente Grace.

Che si tratti di fluide introspezioni melodiche o di intricate cavalcate strumentali, Gordian Knot rasenta costantemente la perfezione, presentando una serie di episodi d'assoluto spessore, a partire dall'esotismo di Redemption's Way e dalle più movimentate atmosfere della stupenda Rivers Dancing (più legata a un sound prog metal) fino all'orientaleggiante Srikara Tal. Jazz, prog, fusion, metal, ethno-music, world: Gordian Knot è un'oasi irripetibile (e irripetuta) di pace sensoriale e di elevazione emotiva; insomma, grande musica suonata da grandi musicisti. Cosa chiedere di più?
Un'opera a dir poco stravolgente.
 

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