Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Listenable Records/Andromeda
Anno: 
2008
Line-Up: 

:
- Joe Duplantier - voce, chitarra
- Christian Andreu - chitarra
- Jean-Michael Labadie - basso
- Mario Duplantier - batteria

Tracklist: 

:
1. Oroborus
2. Toxic Garbage Island
3. A Sight To Behold
4. Yama's Messengers
5. The Silver Cord
6. All The Tears
7. Adoration For None
8. The Art Of Dying
9. Esoteric Surgery
10. Vacuity
11. Wolf Down The Earth
12. The Way Of All Flesh

Gojira

The Way of All Flesh

Nessuno ha mai obbligato Max Cavalera (Sepultura, Soulfly e Cavalera Conspiracy) e Randy Blythe (Lamb of God) ad elogiare così tanto i francesi Gojira; se l’han fatto, i due (e non sono due qualsiasi) avevano i loro ottimi motivi. I Gojira suonano circa dal 1996, e han pubblicato prima di The Way Of All Flesh altri tre validissimi album, con i quali i quattro musicisti avevano già dimostrato la loro grande capacità compositiva; quest’ultima viene senza ombra di dubbio confermata lo scorso anno col nuovo lavoro.
Difficile etichettare questa band, e crediamo questo sia già un ottimo punto a loro favore, dato che sono tante le influenze di cui risente il gruppo, influenze che ben si mescolano tra loro: Metalcore, Progressive, Sludge, Nu Metal. I Gojira danno prova di saper amalgamare alla perfezione tutte le varie influenze e creare un album poliedrico che dev’essere ascoltato più volte per poter essere capito davvero e apprezzato. The way of all flesh è un vero e proprio percorso fatto di vari sentieri, un percorso che non si ripete mai e che dev’essere effettuato con tutta l’attenzione possibile, un’attenzione che i Gojira si meritano davvero, data la loro distanza infinita da tutto ciò che può esser definito scontato e già sentito. Se per tante band degli ultimi anni è facile fare richiami ad altre formazioni, con i Gojira il discorso cambia: l’unica band che può essere rammentata (non perchè i Gojira siano troppo influenzati da essa, ma semplicemente per la complessità e la potenza del sound che li accomuna) sono i pazzi Meshuggah: questi due gruppi hanno in comune alcuni aspetti fondamentali difficili da acquisire, come la maestria nel ripetere gli stessi riff rafforzandoli continuamente, permettendo all’ascoltatore di essere irretito dal sound e rapito dalle ripetizioni martellanti. Inutile scappare, conviene lasciarsi trasportare fino alla fine e godersi l’alienazione che gruppi come Meshuggah e Gojira provocano.

Sono parecchi i brani di The Way Of All Flesh che possono venire in aiuto per tentare di spiegare le sensazioni appena descritte: già il primo, Oroborus, è significativo. Oroborus è una figura mitologica presente in parecchie civiltà antiche, ed è rappresentata in vari modi: quello che può risultare il migliore per spiegare anche i testi e le tematiche affrontate dai Gojira nei loro brani è il serpente che divora la sua coda. Oroborus è il simbolo del trascorrere del tempo, dell’evoluzione, e i Gojira se ne servono per criticare aspramente l’uomo e la distruzione cui sta portando il pianeta (che avrebbe dovuto percorrere invece la strada dell’evoluzione). Questa breve parentesi sui testi dei Gojira è particolarmente doverosa per introdurre una band che non solo colpisce per il suo stravagante sound, ma regala all’ascoltatore anche dei bellissimi e profondi testi incentrati sulla tematica ambientale; tali liriche dei Gojira fanno riflettere ed entrano martellando la mente del pubblico grazie al sound potente e virile che caratterizza i quattro bravissimi musicisti francesi.

Tornando al primo pezzo, Oroborus è un buon esempio per descrivere l’intero album non solo per la tematica ambientalista che affronta, ma anche per il sound: strumenti vigorosi accompagnano per tutta la durata del brano una voce altrettanto impetuosa; non passa inosservato l’uso del doppio pedale (non solo in questo brano) prorompente e ben inserito in precisi punti. Dopo Oroborus il percorso continua possente ed energico: sono esempi pezzi come A Sight To Behold (dal gusto vagamente Nu Metal, ma arrichito sempre dal sound mai scontato dei Gojira) o The Art Of Dying, uno dei brani più validi dell’intero lavoro; all’inizio sembra quasi di ascoltare l’intro di un album dei Sepultura e successivamente esplodono gli strumenti che non danno tregua per dieci minuti di alienazione. The Art Of Dying è un capolavoro, ma non è l’unico, perchè l’intero album dei Gojira è davvero magistrale. Wolf Down The Earth è un altro esempio della bravura di questa band: la cattiveria dei riff, della voce, del doppio pedale, trasmettono tanto quanto il testo, nè più nè meno, e questa capacità non è da tutti. Infine la title track: sei minuti per l’ultimo pezzo, sei minuti in cui l'ascoltatore non si potrà sopire, perchè The Way Of All Flesh sorprende in ogni momento.

The Way Of All Flesh è una delle più interessanti e particolari uscite del 2008, da non perdere assolutamente, soprattutto se si è stanchi delle ripetizioni: un album che non travolge fin da subito, ma martella i neuroni finchè non si è pregni del suo sound.


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente