Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Listenable Records
Anno: 
2003
Line-Up: 

Joseph Duplantier – Voce e chitarra
Mario Duplantier – Batteria
Jean Michel Labadie – Basso
Christian Andreu – Chitarra

Tracklist: 

1.The Link
2.Death Of Me
3.Connected
4.Remembrance
5.Torii
6. Indians
7. Embrace The World
8.Inward Movement
9. Over The Flows
10.Wisdom Comes
11.Dawn

Gojira

The Link

La Listenable Records deve credere veramente in questo combo transalpino, se a distanza di due anni dall’uscita del disco, ripropose The Link rimasterizzato, con l’aggiunta di un bonus DVD contenente un video e due live. C’é anche da dire che la prima edizione dell’album era in pratica atta al solo mercato francese, mercato che di questo album ha visto anche la versione interamente live dei fratelli Duplantier.

Dopo dunque il promettente esordio Terra Incognita, i Gojira si preparano alla consacrazione. Consacrazione che avviene a tutti gli effetti, in patria e non. La band é decisamente inclassificabile, il loro sound estremo, ricercato, dettagliato a livello maniacale. Il sound viene costruito intorno a dettami thrash, che a seconda delle canzoni, vede contaminarsi delle piú svariate influenze. Anche perché il disco non é piatto, é un mixaggio dosato di brani lenti e aggressivi, di atmosfere cupe, trame inconscie ed ipnotiche.

L’omonima traccia apre il disco, fornendo le basi musicali su cui Duplantier svilupperá gran parte della trama del seguente From Mars To Sirius, e rimanendo in tema di pesantezza e grezzositá, la seguente Death Of Me non é da meno. L’intermezzo minimalista Connected ci preannuncia una nuova atmosfera “malata” del combo, ritmiche serrate, ottime battute di Mario dietro le pelli, che scandiscono le sonoritá ermetiche delle chitarre. Secondo e ultimo intermezzo Torii, brano suggestivo che puó evocare le piú svariate interpretazioni, sicuramente tutte tetre e malinconiche comunque. O Embrace The World, brano furioso dalle metriche fragmentate e dal groove asfisiante. I Gojira raggiungono livelli praticamente doom con la successive Inward Movement, data la malinconica lentezza metrica e la struggente prova canora di Joseph. L’indecifrabile Over The Flows apre il terzetto finale del disco, regalando milioni di spunti di riflessione, da quelli lirici alle soluzioni sonore sviluppate, tra cui gli arpeggio di chitarra. Wisdom Comes é un brano brutal con elementi melodici, mentre Dawn e i suoi elementi new-age chiude in modo strumentale il full.

Un album difficile, che riesce ad amalgamare elementi diretti ad atmosfere inclassificabili, suono fragmentato e frastagliato, la voce straziante di Duplantier. La calma, quando c’é, é solo apparente. Questa band é alla minuziosa ricerca di nuove sonoritá, nuove soluzioni, nuovi stimoli. Stessi stimoli che infonde all’ascoltatore, perché é un album che cattura dalla prima all’ultima canzone, un album che fa riflettere, un album sperimentale. La band é tecnicamente dotata, ma credo non abbia ancora svelato tutte le proprie carte, e in attesa del loro prossimo album, ci concede di assaporare il proprio sound. Per chi avesse l’occasione di farlo, consiglio caldamente di ascoltare i loro lavori in ordine cronologico, in quanto ogni lavoro apre la strada al successivo.
Una delle migliori realtá degli ultimi anni. Uno degli album piú stimolanti di sempre.

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