Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Metal Blade/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 


- Henri Sattler - Voce e chitarra
- Isaac Delahaye - Chitarra
- Henk Zinger - Basso
- Arien Van Weesenbeek - Batteria


Tracklist: 

1. Faithless
2. Hating Life
3. 2014
4: Falling Down
5. On Wings Of Pestilence
6. The Day You Die
7. Away From Emptiness
8. Macabre World
9. Typhoid Mary
10. Fail To Exit

DVD:
1. Nihilism
2. Boiling Blood
3. The War Cult
4. Villa Vampiria
5. Sigma Enigma
6. The Art Of Immolation
7. Salt In Your Wounds
8. Soul Sweeper
9. Serpent King

God Dethroned

The Toxic Touch

Quindici anni di carriera per la band olandese dei God Dethroned che, a due anni dal precedente The Lair Of The White Worm, tornano a calcare le scene mondiali con l'atteso The Toxic Touch. Sará sicuramente un album che fará discutere, e che metterá in disaccordo, perché Sattler e soci hanno modificato ed elaborato la loro musica, facendo un album che strumentalmente parlando suona poco Death Metal, per lo meno, non quello canonico. Procediamo con ordine, spiegando un attimo anche cosa é questo misterioso "toxic touch".

L'album da un certo punto di vista é un concept, costruito intorno alla figura di Mary Mallon, la giovane cuoca irlandese immigrata negli States agli inizi del Novecento, e portatrice sana della febbre tifoica, o "tifo". Inutile aggiungere che in tutte le cucine dove ha lavorato ha fatto ammalare gente, causando anche la morte di qualche suo datore di lavoro; la Mallon finirá i suoi giorni in quarantena in un ospedale. Storia intricata ed emotiva, che ispirano i nostri a ricamare su questa misteriosa, quanto affascinante figura, The Toxic Touch, il "tocco intossicante" appunto.

I God Dethroned, dicevamo, elaborano in questo platter un sound diverso da ogni loro precedente esperienza, suona un misto tra swedish ed heavy tradizionale (soprattutto le parti di chitarra di Delahaye); il sound ruvido e vorace dei primi The Grand Grimoire e Bloody Blasphemy sono praticamente spariti, se non per dettagli, inoltre l'album subisce una ulteriore modifica stilistica rispetto il penultimo lavoro, giá anch'esso abbastanza rivoluzionario. Direi che é decisamente imprevedibile, ma non shockante, il prodotto finale é curato nei minimi particolari, elaborato e sotto certi aspetti anche soffisticato, forse troppo per una death metal band che faceva del Re Serpente il proprio messaggio. L'album rievoca questa mistica figura giusto nell'opener Faithless, la quale altro non é che un breve intro alla vera e propria prima traccia Hating Life. Suono molto stretto e solido, quasi groove per approccio nelle cadenze. Il brano parla di tendenze suicide, mentre scenari apocaliptici prendono scena nella seguente 2014. Falling Down é l'unica canzone interamente scritta dal solo Isaac, ed é la canzone piú tipica della band della prima metá del disco, molto piú grintosa e suonata senza troppi lezionismi. On Wings Of Pestilence e The Day You Die ritornano con prepotenza alla figura di Mary, brani decisamente sentiti e cadenzati, che forniscono un'ottimo compromesso musica/lyrics.

Emozionante traccia strumentale seguente, Away From Emptiness; arpeggi e chitarra elettrica nella parte finale che esplode nel trascinarsi le note (molto Mark Knopfler come richiamo). Questa settima proposta sembra sancire la fine della "parte lenta" e farci ritrovare i God Dethroned piú classici, Arien é finalmente libero di poter rullare liberamente (é stato molto sacrificato nella prima parte del disco), e Isaac e Henri possono interagire in modo piú spontaneo e diretto con le loro chitarre. La canzone cardine dell'album, Typhoid Mary, prepara la conclusione dell'album riassumendone ottimamente ogni singolo elemento nuovo, l'emotivitá in primis. Fail To Exist chiude la release.

Inoltre, la band ci omaggia con un DVD bonus: nove tracce video live, ovvero la performance della band al Summer Breeze festival del 2005.

Per tirare le fila, é un album difficile per molti aspetti, meno diretto per chi si aspetta di trovare, per lo meno, un The Lair Of The White Worm parte seconda. Tuttavia The Toxic Touch risulta, col passare degli ascolti, estremamente piacevole, e particolarmente stimolante; alcune soluzioni non sono assolutamente scontate, la minuziosa cura nel song-writing é lampante, gli olandesi hanno voluto fare qualcosa di nuovo, di esterno ai propri canoni, azzeccandoci nel risultato finale.

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