Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Psychonaut Records
Anno: 
2003
Line-Up: 

- Anneke van Giersbergen - voce
- Hans Rutten - batteria, percussioni
- René Rutten - chitarra
- Hugo Prinsen Geerligs - basso
- Frank Boeijen - tastiera, programmazione

Guests:
- Trickster G. (Garm) - testi e voce in A Life All Mine
- Dorothy - cori in You Learn About It
- Wouter Planteijdt - chitarra acustica ed elettrica in These Good People e You Learn About It
- Mathias Eick - tromba in We Just Stopped Breathing
- Kid Sublime - beats in We Just Stopped Breathing
- Michael Buyens - basso in You Learn About It e Monsters


 

Tracklist: 


1. These Good People (05:55)
2. Even the Spirits are Afraid (05:12)
3. Broken Glass (04:59)
4. You Learn About It (05:08)
5. Souvenirs (06:06)
6. We Just Stopped Breathing (06:51)
7. Monsters (05:01)
8. Golden Grounds (04:52)
9. Jelena (10:09)
10. A Life All Mine (05:07)

Gathering, The

Souvenirs

L'entrata nel nuovo millennio per i Gathering non è molto felice, a causa delle pressioni della label, la Century Media. Questi contrasti sfociarono nella rottura totale e, di seguito, nella fondazione dell’etichetta personale Psychonaut Records, unica strada possibile per poter esprimere la propria libertà artistica, all’epoca spesso messa in discussione dalle esigenze di basarsi sui dati di vendita e di promuovere Anneke come sex-symbol (ruolo per cui ella stessa provava disagio). Sicuramente una scelta che ha permesso loro di concentrarsi solo sulla loro musica, e di come esprimerla.
Evolvendo così il loro rock alternativo fortemente atmosferico e ricercato, gli olandesi cambiano ulteriormente realizzando Souvenirs che rappresenta un nuovo cambiamento verso sonorità più melodiche e orecchiabili, ma anche più oscure, sempre ruotando sempre attorno alla figura di Anneke.

Disco più soft, cupo, psichedelico e intimista del precedente if_then_else, appaiono lontanissimi soprattuttto i tempi di Mandylion, e lo si avverte non solo dalla musica dell’album ma anche dalle linee vocali che Anneke adotta, differenziatesi dalle potenti tonalità che un tempo aveva: ora sono più nostalgiche, vellutate, angeliche e con un accento da giovane ragazza dolce e innocente (in barba ai quasi dieci anni passati). Anneke si dimostra splendida anche in questa situazione, infondendo fiumi di emozioni e sentimenti dentro la musica del gruppo.
Souvenirs rappresenta un ulteriore cambio di rotta (forse una parentesi, ma solo il futuro potrà dirlo), abbandonando definitivamente ogni ulteriore residuo distorto e riffocentrico (che sporcava il sound del precedente disco) e ridimensionando le influenze dream pop/shoegazing più corpose nella ricerca sonora.
Una certa rassomiglianza la si nota con la scena pop-rock alternativa inglese, che soprattutto nei punti più malinconici e solitari ha ispirato i Gathering, ma si possono trovare fili conduttori che potrebbero riportare indietro fino a certi masterpieces del mondo dark anni '80 e alla psichedelia pinkfloydiana, settori che sono sempre stati molto apprezzati dal gruppo. L'attitudine che emerge fra le note è molto più "gotica", in un certo senso, soprattutto in certi brani scurissimi e dolentissimi. Una certa tensione psicologica di fondo tende occasionalmente ad emergere, ma non mancano episodi di distensione che proiettano verso umori più placidi e mesti.
E volendo c'è anche una maggiore influenza rispetto ai due dischi precedenti del trip hop (tramite atmosfere, mood e attitudine sonora), in passato chiamato in causa con la definizione "trip rock" coniata dagli stessi Gathering, ma spesso frainteso ed esagerato da pubblico e critica - poiché manca l'essenziale componente hip hop.
Souvenirs è in assoluto un album stilisticamente estremamente personale per tutti i 58 minuti del full-lenght ed uno dei picchi più creativi e sentiti della discografia del gruppo.

Il compito di introdurre l’ascoltatore nell’album viene affidato a These Good People (il titolo cita forse Risingson dei Massive Attack?, introdotta da un effetto di tastiera atmosferica e subito entrante nel vivo dell’interpretazione malinconica di Anneke e del pianoforte di supporto. Il pezzo è una perla d'evocatività e malinconia, con sofferti riverberi di chitarra, drumming a metà fra quello degli shoegazers e il downtempo, tenui linee di basso che accompagnano il pianoforte. Tuttavia è con Even the Spirits are Afraid che ci si immerge in un dark rock più angosciante, dove le note ricreano fiumi di immagini cupe e interiorizzanti che assumono contorni quasi spettrali grazie alla cura riposta dal gruppo nelle scelte melodiche e compositive. Il basso inesorabile ed intemittente si trasforma poi in un dub corposo che sostiene uno pseudo-assolo distorto e caustico.
Broken Glass in alcuni punti accentua ancor di più la strada qui intrapresa, soprattutto con effetti elettronici stordenti e depressivi, mentre in altri riapre melodie più eteree e malinconiche che stemperano l'atmosfera, un'alternanza di dolce e amaro suggestiva e commovente. Emozionante il tremolo dell'assolo finale, celestiale come nel dream pop ma dissonante e noisy nelle distorsioni, pur senza rinunciare ad una forte carica melodica/emotiva.
You Learn About it è un intermezzo pop radioheadiano condito da celestialità a la Cocteau Twins dolce, malinconico, orecchiabile e molto gradevole, una piccola pausa più leggera per l’animo in preparazione della titletrack e dei suoi arpeggi dark, degli eterei giri di note, della sua conclusione distorta; una distorsione che viene subito interrotta con We Just Stopped Breathing, una full-immersion fra Radiohead e Pink Floyd filtrati tramite un caleidoscopio sonoro fra gotico e ambient, esaltante certe atmosfere introverse e malinconiche per poi far sfoggio di alcuni effetti di saturazione sonora che rendono il tutto più dissonante. Sul finire il tutto diventa un'outro rumoristica che lascia poi il posto all'improvvisa pulsante elettronica di Monsters, un brano feroce nelle sue atmosfere, sinistro, il cui culmine è il chorus, dove le chitarre assordanti e l'intensa batteria da shoegazer generano un getto di fuoco che per poco non trapassa da parte a parte l’ascolto, mentre un mood neo-gotico ed una ricerca effettistica da trip-hop rendono la canzone una piccola perla di tensione. Da brividi le linee vocali, che seguono un testo allusivo e alienante.
Golden Grounds richiama alla memoria quelli che un tempo erano i Pink Floyd, impiantandoli su di una base molto più dark e spettrale, a tratti quasi claustrofobica, soprattutto per via degli effetti di riverbero applicati alla batteria e ai sample sullo sfondo che ricreano un'atmosfera allucinata e alienata, tutto visto attraverso l’ottica dei The Gathering e interpretato secondo le loro sensazioni e il loro modo di esprimersi.
Jelena è aperta da una serie di chords riverberati che danno origine al punto più oscuro e spettrale di tutto l’album. Si trasforma in poco tempo in una marcia lenta, nebbiosa, densa e surreale, dove saltano all’orecchio alcune linee vocali particolarmente eteree e intense per la loro interpretazione, mentre sullo sfondo si mescolano timidi giri di note di chitarra ed un'elettronica decadente costituida da un pulsante battito di sottofondo e da campionamenti alienanti.
Quando l’esecuzione termina, il brano perdura per altri quattro minuti di puro silenzio: è una variazione originale, visto che solitamente queste lunghe pause vengono messe nell’ultimo brano (di solito in combinazione con una ghost track o prima di un’ultima esecuzione nascosta) e a cui i Gathering ci hanno ormai abituato.
L’ultima canzone, A Life All Mine, parte dopo questa lunga pausa. Fra colpi di batteria elettronica, tastiere electro-ambient ed effetti psichedelici mostra un inedito duetto fra Anneke e Garm degli Ulver. E qui il richiamo al trip hop è forte, nel brano che più ne è influenzato della carriera del gruppo, l'unico in cui compaiono realmente stilemi interamente riconducibili al genere come le ritmiche rallentate e incupite. Ma simbolicamente giungono proprio in una canzone in cui è ospite il leader dei norvegesi Ulver, che un paio di anni prima di Souvenirs avevano intrapreso una svolta musicale multisfaccettata e dalle molteplici influenze fra cui anche il trip hop.
A life all Mine è forse il brano più timido e malinconico di tutti e conclude quest’album tanto cupo e introverso.
Non sono più da tanti anni una metal band, i The Gathering hanno lasciato da tempo quella musica che li rese famosi, scegliendo di fare ciò che sentivano dentro di loro, e questo album ne è l'ennesima riconferma.

Souvenirs è un album uscito sotto un’aura di notevole attesa; molti sono infatti i fan rimasti stupiti dall’ulteriore evoluzione della formazione olandese, sia in positivo che in negativo. Alcuni rimasero infatti leggermente delusi, vuoi perché si attendevano che la nuova strada ponesse rimedio al fattore emotivo che si era affievolito nei precedenti album in favore di un approccio di più difficile accesso, vuoi per semplice fattore di gusti nei confronti del nuovo genere. Altri invece scorsero in Souvenirs il capolavoro, un album di notevole taratura e ricercatezza. La verità forse come spesso accade potrebbe stare a metà fra le due correnti di pensiero, con un una piccola tendenza verso la seconda, per via dell’intraprendenza e della voglia di seguire la propria strada.
Una produzione ricercata, delicata ma al tempo stesso intensa, solitaria, romantica, nostalgica, mesta: Souvenirs è un buon passo avanti di conferma dopo il precedente lavoro, forse non l'apice della carriera della band, ma di sicuro un capitolo che farà parlare di sé anche nel caso il gruppo olandese dovesse in futuro seguire altre strade differenti, ben diverse da questa.

 

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