Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Psychonaut Records
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Anneke Van Giersbergen - voce
- René Rutten - chitarra
- Frank Boeijen - tastiera
- Marjolijn Kooijman - basso
- Hans Rutten - batteria

Guests:
- Sarah Jezebel Deva - parti parlate in Black Light District


Tracklist: 

1. Black Light District
2. Debris
3. Broken Glass (piano version)
4. Over You (hidden track)

Gathering, The

Black Light District

Sviluppo molto interessante quello dei The Gathering, arrivati a proporre un rock alternativo molto soffuso ed emozionale, tinto di dream pop e di goth, quasi progressivo per la ricercatezza delle sue composizioni, ma al tempo stesso capace di notevoli aperture melodiche e di una vena sonora quasi psichedelica. E pensare che agli inizi (prima cioè che la cantante Anneke Van Giersbergen si unisse al gruppo) erano così distanti che nessuno si sarebbe aspettato un radicale cambiamento come il loro... ad ogni modo, la tappa iniziale di questa evoluzione fu How to Measure a Planet?, il disco della svolta, proseguita con il successivo if_then_else, naturale proseguimento del cammino intrapreso. Siamo nel 2000, e arrivando al 2003 con Souvenirs notiamo un nuovo cambiamento: brani più tenui ed intimisti, atmosfere più cupe, composizioni più dirette e melodiche. Pur mantenendo un filo conduttore che si ricongiunge all'inizio del percorso, cioè ad HtMaP?, è evidente l'ulteriore mutazione nello stile degli olandesi. Non tutti si ricordano però che nel 2002 venne pubblicato un EP di inediti dal titolo di Black Light District: questo disco possiamo considerarlo come un anello di congiunzione fra il "medio corso" e quello nuovo, il punto di contatto fra ITE e Souvenirs. I brani proposti sono solo tre (più uno nascosto) ma sono tutti di pregevole valore.

Un dolce, malinconico pianoforte scandisce in solitaria i primi minuti della lunga suite della titletrack Black Light District. La lunga canzone, la più lunga dei The Gathering dopo la titletrack di HtMaP?, è un ricercato crescendo di intensità ed emozionalità, dove momenti di quiete che pervade lo sfondo della canzone assieme alle dilatazioni sonore, in cui atmosfere soffuse e piccoli spruzzi che richiamano lontanamente il jazz si amalgamano fino all'assuefarsi dei suoni intorno ai dieci minuti, arrivano a rievocare il post rock. Una canzone rilassante ed evocativa, che meriterebbe di rientrare fra le migliori canzoni dei The Gathering. Di diversa concezione, praticamente opposta, è invece Debris (scritta in collaborazione con Zlaya Hadzich), un rock orecchiabilissimo ed effettato dove invece la melodia si fa cardine del brano, incentrato sul riff allucinogeno, sui bassi modulati a la Muse e sul chorus; le linee vocali di Anneke sono particolarmente accattivanti e trascinanti, e i filtri che la accompagnano in brevi passaggi non fanno che rendere la sua eccellente prestazione più suggestiva. Per quanto riguarda lo stile sonoro, Debris è fra quelli dell'EP il brano relativamente più vicino a Souvenirs, soprattutto per certi interventi della chitarra e i passaggi di batteria (e nel mood ricorda una Monsters in versione meno macabra e più sensuale).
Segue ora un brano proprio dall'album del 2003, e cioè Broken Glass, arrangiato però in una versione per solo pianoforte. Rispetto alla versione "ufficiale" questa è molto meno tetra e più malinconica, soprattutto il motivo principale nel passaggio da un'angosciante synth alle note del piano si fa più candido e triste. Il risultato è forse anche più emozionale della versione di Souvenirs, ma un confronto obiettivo è arduo.
Vi è infine un brano nascosto, che viene chiamato dalla band Over You. Un pezzo molto interessante, il sapore vagamente retrò della chitarra acustica e della nostalgica voce di Anneke si uniscono ad effetti oscuri e sconfortanti, e ne esce fuori una canzone che strizza l'occhio ai Radiohead più oppressi degli ultimi anni precedenti a questo EP. Si tratta comunque di una chicca molto breve, appena poco più di due minuti e mezzo, in contrasto con la lunga canzone iniziale.

Black Light District è un EP fin troppo trascurato, a volte anche dagli stessi fan della formazione olandese, che consigliamo caldamente di riscoprire a chiunque abbia apprezzato il nuovo corso dei The Gathering. Un'uscita ricca di pathos, di tinte soffici e delicate ma al tempo stesso intense, vive e particolarmente espressive. Con questa release inoltre si chiude il capitolo Century Media (label con cui i rapporti si erano irrimediabilmente incrinati) per iniziare quello della Psychonaut Records, etichetta autonoma dei Gathering che avrebbe ufficialmente debuttato con un album vero e proprio proprio nel seguente 2003.

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