Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Etichetta: 
Backwater Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

Ian Fitch - chitarra, mandolino, xilofono, voce
Karl Mallett - basso, chitarra, tastiere, voce
Simon Green - batteria, percussioni, backing vocals
Steve Mann - tastiere

Tracklist: 

1. Dunwich
2. Mustard Man
3. Bartholomew's Merman
4. Children Of The Crown
5. A Meeting At The Red Barn
6. The Fate Of Old Mother Orvis

Future Kings of England, The

The Fate of Old Mother Orvis

The Future Kings Of England è il nome di un progetto musicale inglese nato nella cittadina di Suffolk. Il progetto getta le sue basi musicali nell’universo post-psichedelico britannico, e riesce a produrre nel 2005 il suo attesissimo, omonimo, debutto. Creando un perfetto connubio tra psichedelia, folk e drone la band capitanata da Ian Fitch riuscì a farsi strada prepotentemente nel panorama underground europeo.

E’ finalmente giunto il momento per il quartetto il momento più difficile: la conferma. Il secondo full-lenght della band esce nell’estate del 2007, attorniato dalle più rosee aspettative. The Fate of Old Mother Orvis si presenta con meno tracce del precedente (solo sei in confronto alle nove del debutto) ma rappresenta un ulteriore maturazione compositiva dei The Future Kings Of England.

Dunwich apre il disco in maniera egregia. Le pulsazioni tipicamente drone del quartetto lasciano il posto a mistiche melodie tessute dalla chitarra, tramutandosi in vere e proprie accelerazioni e distensioni alternative. A seguire Mustard Man, nella quale fanno capolino anche le voci, ad accompagnare le chitarre e tastiere, giungendo ad un effetto particolarmente interessante. In questo pezzo fanno capolino anche le influenze folk dei The Future Kings Of England: le chitarre infatti si sposano con delle ritmiche particolarissime, mentre gli accordi di tastiera creano il tappeto. La musica psichedelica rimane comunque il denominatore comune di tutti i brani.
Ed è proprio con Bartholomew's Merman che la psichedelia raggiunge i suoi massimi livelli. Aperta da una ritmica quasi tribale, vicina al misticismo celtico e britannico, la song procede inserendo arpeggi e momenti solistici molto interessanti, soprattutto per quando riguarda le chitarre. I Pink Floyd hanno veramente fanno scuola, e i The Future Kings Of England sono una delle tantissime conferme.
Una, onnipresente, chitarra acustica apre Children Of The Crown, probabilmente il tassello più atipico e sperimentale di questo The Fate of Old Mother Orvis. L’incipit del pezzo richiama moltissimo la musica Folk e crea un atmosfera psichedelica e mistica, per poi andare a toccare lidi più palesemente progressive, creando una sintonia strumentale non indifferente, e rappresentando appieno uno dei momenti più toccanti e particolari del lotto. Superato l’intermezzo, abbastanza inutile, A Meeting At The Red Barn si arriva alla title track. The Fate of Old Mother Orvis è la vera e propria suite dell’album, delicata ed eterea. A dir la verità la canzone ricorda lievemente Echoes dei già citati Pink Floyd, ma rimane comunque un bell’esperimento, estremamente vario e poco dispersivo. In tutti i suoi diciotto minuti, The Fate of Old Mother Orvis riesce a conciliare momenti epici, altri intensissimi, altri dominati dalla sola effettistica e momenti più alternative e sperimentali.

Concludendo, The Fate of Old Mother Orvis è un disco egregio, sicuramente un ulteriore maturazione rispetto al precedente The Future Kings Of England. Le canzoni si fanno più articolate e più ricche di pathos, contando su un effettistica sempre maggiore. Promossi.

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