Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Infacted Recordings/Audioglobe
Anno: 
2006
Tracklist: 

1. Irony
2. Crossroads
3. 1980
4. War/Flashbacks
5. A Second of Life
6. A Generation of the Lost
7. Home
8. Betrayed (remixed by Iris)
9. Unborn Faith
10. Hypocrite
11. Condense
12. A Second of Life (chillout extended version)

Frozen Plasma

Artificial

Interessante novità synth quella dei Frozen Plasma che nel 2006 esordiscono con Artificial. La prima connessione che si può fare è con i Diorama e i Namnambulu da cui i membri del duo provengono: difatti i nostri sono nomi di tutto rispetto della scena synth pop e future pop, cioè Felix Marc dei primi e Vasi Vallis, ex-membro dei secondi (di cui i Frozen Plasma per questo possono essere intesi come virtuali proseguitori) e attivo anche sotto il monicker di Reaper. L'esperienza che portano con loro si sente, in particolare l'eredità vocale e le tonalità più melancoliche dei Diorama unite al brio più danzereccio dei Namnambulu, e questo conferisce un ottimo pedigree al disco, anche per la sua impronta fortemente anni '80.
Vi è quindi questa certa verve dance, che conferisce un tocco "discotecale" e "retrò" molto diretto e abilmente mescolato alla vena più intimista del duo, a cui si aggiunge la chiara ispirazione dalla scena synth a fungere da completamento nell'album, con gruppi come gli Alphaville o i Camouflage (ma possiamo citare anche i Depeche Mode), per una commistione gradevole e interessante. Ciò non impedisce ai Frozen Plasma di espandersi verso una direzione più personale e "lucidata" per i tempi moderni. Nulla di innovativo o rivoluzionario, quindi, ma neanche di riciclato e stantio, anzi, Artificial suona dannatamente fresco e orecchiabile, riesce ad essere ampiamente godibile pur mostrando le sue radici anni '80 mescolate ad un tocco più moderno e ad una vena coldwave. Le melodie sono tutte azzeccatissime e la cura per i suoni è invidiabile.

Si parte così con il battito filtrato di Irony che lascia subito spazio a spensierate note elettroniche molto melodiche e trascinanti e alla voce di Felix con il suo accento nostalgico. Più discotecale Crossroads, una hit intensa e orecchiabilissima ma ugualmente inserita del tutto nel mood già presentato. La (strumentale) dance d'altri tempi di 1980 sembra confermare a parole la passione del duo per gli anni '80, ma dopo di essa ecco War/Flashbacks (ennesimo riferimento del mondo musicale alla politica di George W. Bush, ormai banale) che catapulta in uno scenario synth/dark, dove le note iniziali tingono di una malinconia densa ed evocativa per poi lasciar scorrere un tappeto di suoni elettronici che fondono il tutto con la melodia ballabile dei brani precedenti. La dolce ma intensa A Second of Life va oltre: dopo il semplice struggente giro di tastiera iniziale si porta avanti una ballata malinconica di grande atmosfera ed emotività. Forse nel complesso è la canzone più banalotta e sentimentalista del lotto, ma nel suo intento di suscitare particolari emozioni riesce appieno.
L'ottima A Generation of the Lost permane nel ricreare evocatività con le sue tastiere atmosferiche di sottofondo, tornando al contempo sulla dance ottantiana, non solo per il battito in puro stile disco e per l'elettronica di contorno ma anche per le sue stesse atmosfere.
Home è meno efficace, rimane un ampiamente godibile esempio di sonorità nostalgiche ma ballabili al tempo stesso, ma ha meno suggestività dei pezzi precedenti e meno carisma dei primi; è comunque un buon brano. Possiamo dire lo stesso di Betrayed, sempre sottolineando il suo essere lo stesso un buon punto d'incontro fra gli onnipresenti anni '80 e toni più moderni. La prima metà dell'album, insomma, è la migliore, ma proseguendo nell'ascolto non abbiamo affatto delusioni, ed ecco infatti la nuova strumentale Unborn Faith che è un'altra bella perla, una parentesi fra i momenti più briosi cupa, misteriosa e di gran fascino, sicuramente una delle migliori tracce.
Il singolo Hypocrite torna sul versante più danzereccio, una hit trascinante e al contempo ricca d'atmosfera di sottofondo, come d'altronde i Frozen Plasma hanno ormai fatto chiaramente intendere. Chiusura affidata all'accattivante e un pizzico divertente Condense, prima della splendida versione estesa di A Second of Life come track finale.

Si chiude così il viaggio, e il denso vortice di emozioni e di ballabilità dei Frozen Plasma ha termine, ma a questo punto viene voglia di ripartire da capo e lasciarsi andare con ciascuno dei pregevoli dodici pezzi di questo album.
In definitiva, un'ottima uscita proveniente dal contenitore dell'elettronica e del pop. Pur non apportando molto di nuovo se non uno stile personalizzato e consolidato, Artificial centra l'obiettivo di risultare brillante e coinvolgente, crescendo sempre più ascolto dopo ascolto. Consigliato, oltre che (naturalmente) a tutti i fan dei Namnambulu e dei Diorama, a chiunque voglia un buon album che suoni ottantiano senza sapere di vecchio.

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