Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Etichetta: 
Ferret / New Weathermen
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Eric Sean Nally - voce
- Daisy - basso
- Joseph Allen Halberstadt - batteria
- Loren Daniel Turner - chitarra
- Schuyler Vaughn White - piano / tastiere

Tracklist: 

1. Introducing Foxy
2. The Rocketeer
3. A Dangerous Man
4. The Science Of Love
5. A Black Man’s Breakfast
6. It’s Hair Smelled Like Bonfire
7. Red Cape Diver
8. Yes! Yes! Yes!
9. Ghost Animals
10. Cool

Foxy Shazam

Introducing Foxy Shazam

Proviene da Cincinnati, Ohio, questo semi-sconosciuto (almeno dalle nostre parti) quintetto pervaso da una rovente febbre rock’n’roll e da serpeggiante e passionale adrenalina che si fa chiamare Foxy Shazam.
Riguardo i cinque ragazzi che rappresentano fisicamente tale sigla si conosce ben poco: tutto ciò che ci è dato sapere a proposito di questa band scaturisce necessariamente dalla musica da loro suonata, dai loro riff al fulmicotone, dalle loro improvvise virate hard core, e dalle loro adeguate e liberatorie concessioni alla melodia.

Potrebbero essere rapidamente descritti come “alternative rock” ma in realtà non molti elementi ci consentono di relegarli sotto questa etichetta. Prima di tutto, benché vi siano ritmiche martellanti e urla incendiare, per tutta la durata dell’album il tipico trio chitarra/basso/batteria sarà accompagnato da un onnipresente pianoforte, strumento che riesce ad infondere un elevata dose di melodia alle canzoni, ma che nella maggior parte dei casi non ho potuto fare a meno di trovare invadente.
Sarà per il volume eccessivamente alto rispetto agli altri strumenti (in questo genere ben più importanti) o per il fatto che non si limita a rinforzare la base ritmica, ma anzi sembra sentirsi troppo “protagonista” della scena, non trattenendosi mai e suonando continuamente, risultando ridondante in troppi casi.

Seconda cosa, ascoltando nemmeno troppo attentamente le tracce che compongono la tracklist si riconoscono innumerevoli influenze, dal rock ‘n’ roll più classico degli anni ’50, all’hard-core/emo commerciale di questi ultimi tempi, passando attraverso sperimentazioni, trovate inaspettate e brevi spunti di psichedelica, giungendo in alcuni frangenti dell’album ad assumere forme quasi gospel, grazie ai numerosi cori e “muri” vocali.

A parte questo i musicisti riescono a tessere melodie molto originali, intrecciando agilmente doppie voci e repentini cambi di tempo, passaggi molto veloci con stacchi netti e puliti, che riescono a trascinarci tra atmosfere molto diverse anche all’interno di una singola canzone.Sotto questo aspetto la voce dell’eccentrico frontman risulta perfetta per il ruolo ricoperto:capace di passare da soffici e cantabili linee melodiche a impetuose esplosioni di rabbia gonfiandosi improvvisamente come nulla fosse, trasmettendo un incredibile scarica di energia ai pezzi, colorando di tinte cangianti dei passaggi comunque movimentati e vibranti.
Tuttavia anche la voce sembra soffrire delle medesime manie di protagonismo che affliggono il piano, incapace di restare entro binari prestabiliti, non chiede il permesso a nessuno quando si abbandona a modulazioni e vocalizzi fin troppo pronunciati e forzati, abusando della teatralità che inequivocabilmente la contraddistingue.
Le urla sguaiate e rabbiose che toccano tonalità quasi femminili ricordano fin troppo cose già sentite in gruppi come 30 Seconds To Mars, cosa che personalmente non considero un gran pregio, e che sembrano trasformarsi in una sfida contro sé stessi per riuscire a raggiungere la nota più alta possibile prima che la propria voce si infranga definitivamente.
Ma l’effetto scenico è sicuramente notevole, l’energia trasmessa è tanta, e l’adrenalina sembra prendere e sbattere da una parte all’altra le cascate di note macinate dagli strumenti, senza riuscire a scalfirne la compattezza generale.

Le canzoni, proprio a causa dell’assenza (nella maggior parte dei casi) di una struttura “strofa-ritornello-strofa” che aiuti a consolidarne l’orecchiabilità, non riescono a differenziarsi troppo l’una dalle altre, mutando troppo spesso e troppo velocemente per riuscire ad assumere un identità definita.
Questa caratteristica rende i pezzi più variegati e sperimentali, più istintivi ed originali, a scapito però della già citata orecchiabilità e commerciabilità, rendendo difficile l’individuazione di un “hit single”.

I Foxy Shazam sono un gruppo particolare, difficilmente etichettabili, ma dalle indubbie doti compositive a tecniche. Durante tutta la durata dell’album non arriva mai però quella canzone che li contraddistingua, che funga da bandiera, che riassuma cioè che rappresentano in una manciata di minuti.
Sono forse troppo esuberanti, sembrano aver troppa voglia di dimostrare qualcosa, dimenticando di misurare la loro inesauribile energia.
Sicuramente da ascoltare, ma manca quell’esperienza che li avrebbe sicuramente aiutati a volare molto più in alto.

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