Voto: 
5.9 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Century Media
Anno: 
2011
Line-Up: 
Anders Fridén - voce
Björn Gelotte - chitarra
Peter Iwers - basso
Daniel Svensson - batteria, percussioni
 
Ospiti:
 
Johannes Bergion - violoncello
Örjan Örnkloo - tastiere, elettronica
Tracklist: 

1. Sounds of a Playground Fading
2. Deliver Us
3. All for Me
4. The Puzzle
5. Fear Is the Weakness
6. Where the Dead Ships Dwell
7. The Attic
8. Darker Times
9. Ropes
10. Enter Tragedy
11. Jester's Door
12. A New Dawn
13. Liberation

In Flames

Sounds of a Playground Fading

Dopo una carriera quasi ventennale e il traguardo del decimo album studio (quello della "stella") le aspettative nei confronti di un gruppo musicale sono alte, soprattutto se si tratta di una formazione che ha segnato una scena musicale e fatto discutere nel bene e nel male. Gli In Flames decidono di affrontare la sfida complicandosi un po' la vita: tralasciando il cambio di label dalla storica Nuclear Blast alla Century Media, infatti già da qualche tempo il chitarrista principale (nonché fondatore del gruppo) Jesper Stromblad ha annunciato di aver temporaneamente lasciato il gruppo, ufficialmente per problemi legati all'alcool. Una bella tegola per gli svedesi che si trovano a comporre un disco senza una delle loro principali menti.

Mentre appare bizzarro che ci sia lo stesso nome sopra il primo disco Lunar Strain e quest'ultimo Sounds of a Playground Fading, nonostante nessun musicista suoni su entrambi gli album, i dubbi su cosa possa inventarsi l'ormai quartetto si fanno avanti: lasceranno libero sfogo a Gelotte per quanto riguarda il lato chitarristico, ottenendo probabilmente tecnicismi analoghi a quelli che confezionò per Colony, di modo da sopperire alla mancanza di Stromblad? Oppure questo lato lo riporranno in secondo piano, privilegiando le melodie vocali e le atmosfere di Fridén?

Il titolo già di per sè è emblematico: i suoni di un parcogiochi che svanisce possono essere i ricordi del passato del gruppo, la sua "infanzia", a intendere che ormai dopo molti anni e tante esperienze fatte il periodo degli esordi è solo un ricordo che va affievolendosi, per la musica suonata in sè o forse per le vicissitudini umane (e qui torniamo all'abbandono di Jesper).

Stilisticamente, SOAPF si mantiene sui binari degli ultimi dischi (il che già è una novità visto che gli infiammati sono cambiati spesso in passato, ma in realtà questa volta ce lo aspettavamo un po' tutti che sarebbero rimasti "statici"). Notiamo che viene ancor di più enfatizzato il lato più catchy del suono soprattutto nei ritornelli, mentre le chitarre giocano a intrecciare assoli molto semplici e banalotti, ma anche molto orecchiabili. Certe soluzioni di muri sonori che nel precedente disco si ricollegavano concettualmente a Reroute to Remain, qui sono pure più in evidenzia, ma purtroppo suonano più che altro come pecette su cui far adagiare le melodie vocali di Anders Fridén. Infatti notiamo anche che l'album risulta tendenzialmente monotono e povero di spunti, con davvero pochi riff che catturano l'attenzione e arrangiamenti diluiti probabilmente dalla mancanza stessa di Jesper.
Ciò su cui punta il gruppo sono, in sostanza, pochi refrain d'impatto per dare l'idea di "movimento" seguiti da ritornelli melodici che sono ciò che cattura veramente l'attenzione, ma si tratta di poca roba e ben presto emerge la sensazione che manchi molto, troppo.

Non è questione di mancanza di "cattiveria" o del fatto che le chitarre sono poco aggressive. Anche i Passenger, per citare uno dei side-project di Fridén, erano morbidi e orbitavano soprattutto attorno alle sue idee canore, ma avevano la loro forza in atmosfere introspettive, ritornelli irresistibili, una forma canora invidiabile da parte di Anders e giochi delle chitarre di gran classe con il loro dipingere numerose melodie semplici ma coinvolgenti (merito soprattutto di Niklas Engelin, che gli In Flames hanno chiamato a sostituire Stromblad ma che non ha preso parte alla stesura del disco). SOAPF difetta di tutto questo, abusa di riempitivi e momenti stantii, e perde di carattere dopo poco lasciando che le canzoni cadano nella monotonia di soluzioni. Ciò comporta anche un appiattimento del livello generale dell'album, con pochi picchi.

Ci sono comunque canzoni che svettano (il semplice ma accattivante singolo Deliver Us; la frenetica The Puzzle; l'heavy metal ultra-orecchiabile di Ropes; la power-ballad Liberation), ed altre meno riuscite che però riescono a incuriosire per qualche motivo (Fear Is the Weakness che sembra realizzata con uno di quei programmi per assemblare pezzi "ambient-metal"; la malinconica parentesi soft di The Attic, forse però troppo ripetitiva; Enter Tragedy che ricorda i momenti di Soundtrack to Your Escape più vicini ad un connubio fra "old-style", "modern-style" e spunti industrialoidi; l'ambizosa A New Dawn con refrain maideniani, parentesi emotive ed aperture più swedecore, purtroppo minata da un eccesso di sentimentalismo con tanto di archi smielati). Ma gli elementi di maggior interesse sono alla fine i chorus di Fridén, a metà fra un mezzo-screaming e aperture piacevolmente pop (ma senza eccessivi singulti emozionali come alcuni album fa). Fridén però si limita a svolgere il compitino senza lode e senza infamia, senza guizzi, come fosse ordinaria amministrazione. Anzi, l'intero disco risulta alla fine risulta un esercizio di stile easy-listening composto senza troppa ispirazione. 

Sounds of a Playground Fading è senza troppi giri di parole il disco meno creativo ed ispirato del gruppo svedese, come anche il loro album meno personale (nel senso, in cui la loro personalità è meno espressa, per via dell'appiattimento compositivo); quanto ciò dipenda realmente anche dalla dipartita di Stromblad solo loro possono dircelo.

Non gli diamo però una bocciatura pesante, perché in fondo il senso per la melodia tipico degli infiammati, il loro piglio trascinante, fanno ancora parte del loro DNA, e quindi non mancano momenti divertenti e catturanti. Ma si tratta di un divertimento effimero, prima che tutto inizi a suonare addirittura come una raccolta di b-sides del precedente A Sense of Purpose.

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