Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Spikefarm Records
Anno: 
2004
Line-Up: 


- Trollhorn - Tastiera
- Tundra - Basso
- Beast Dominator - Batteria
- Skrymer - Chitarra
- Routa - Chitarra
- Wilska - Voce


Tracklist: 

1. Vindfärd / Människopesten
2. Eliytres
3. Fiskarens Fiende
4. Trollhammaren
5. Nattfödd
6. Ursvamp
7. Marknadsvisan
8. Det Iskalla Trollblodet
9. Grottans Barn
10. Rök

Finntroll

Nattfödd

Dopo il secondo cd Jaktens Tid la band aveva appena iniziato a farsi conoscere e ad uscire dall’underground black, quando improvvisamente due macigni pesantissimi colpirono i troll: da quel momento in poi, i due membri fondatori non faranno più parte della band. Somnium (al secolo Teemu Raimoranta -uno dei due principali compositori della band) chitarrista anche degli Impaled Nazarene, si suicida; Katla, vocalist e autore delle liriche, scopre di avere un virus alle corde vocali e deve lasciare il gruppo per farsi curare.

Ce n’è abbastanza per sconvolgere e distruggere qualsiasi gruppo: ma per piegare i Troll non è sufficiente. Il popolo delle foreste, battuto ma non sconfitto, si rimette in marcia, pubblica un mini-cd di folk/ambient (Visor om Slutet), e rimpolpa i propri ranghi con due nuovi membri: Routa, chitarra, e Wilska, nuovo frontman; intanto a prendere le redini del gruppo è il tastierista Trollhorn [Henri Sorvali dei Moonsorrow], coadiuvato a livello di songwriting dal bassista Tundra.
Nuovamente pronti a mettere a ferro e fuoco le distese nordiche, i troll pubblicano come antipasto l’EP Trollhammaren. Recensioni entusiaste scaldano l’ambiente e i finlandesi si chiudono per venti giorni nei Sundi Coop Studios fra Ottobre e Novembre 2003; le registrazioni portano al concepimento del terzo full-lenght della band, Nattfodd: “nato nella notte”.

Il disco è l’evoluzione e la continuazione di quanto proposto sul masterpiece Jaktens Tid, ma propone un approccio più folk ed easy: il lato più grezzo e “caciarone” della band, mancando Somnium, lascia il posto a quello un po’ più ragionato e accessibile. Il disco fra sfracelli in tutta Europa e si formano le prime schiere di troll-fans accaniti; inoltre quasi da soli i Finntroll riescono a spostare le luci sulle diverse bands di Folk-Metal in giro per l’Europa, che trarranno buon giovamento dalla (relativa) popolarità dei Finntroll.

Un’assoluta mancanza di cali qualitativi a livello musicale, una buona strategia a livello di merchandising, un booklet favoloso e un jewel-case che porta, sovrainciso, il logo dorato della band: i Finntroll volevano fare le cose in grande e ci sono riusciti: Nattfodd è il classico disco da comprare a occhi chiusi se vi piace il genere o vi volete avvicinare ad esso.

“…Låt blodbadet börja: DÖ, MÄNNISKOPESTEN!…”

“…Lasciate che il bagno di sangue inizi: muori, peste umana!…”

Con l’intro Vindfard delle ventose tenebre avvolgono i nostri stereo, e dopo che delle urla lontane hanno aperto la strada il sinistro riff d’inizio, questo lancia l’attacco alla “peste umana” (Manniskopesten); Wilska cerca di sostituire Katla (e riesce ottimamente) gettandosi nella mischia con screaming decisi e rudi: nella prima parte le tastiere fanno solo da sottofondo, salvo prendere il controllo delle melodie durante un finale in crescendo che non mancherà d’esaltare.
Direttamente collegata alla prima troviamo Eliytres, che inizia con le leggere note di pianoforte e delle percussioni accennate: a fare da contrasto sono il successivo uragano che si scaglia su tutto e tutti – la schiacciante maestosità del grandioso concerto di synth, chitarre e batteria annichilisce per creatività e potenza. Un must.
Il terzo pezzo è il migliore dell’intero lavoro: “Il Nemico dei Pescatori” (Fiskarens Fiende) gode di un ritornello prodigioso, di quelli che canterebbe in coro perfino un morto. Il mare della morte, le onde colorate di sangue: dopo uno stacco atmosferico in cui s’ode solo il canto ubriaco dei Troll che attraversano il mare, si riprende con melodie folk spettacolari fino al gran finale, in cui il coro e Wilska si rubano la scena.

Un motivetto folk di sicuro impatto apre Trollhammaren (Il Martello dei Troll), il brano più famoso del gruppo, seppur paradossalmente il meno ispirato di questa release, in quanto la sua eccessiva facilità d’ascolto [e “l’assolo” inascoltabile] ne pregiudica la longevità, dopo le prime entusiasmanti listening-sessions. Pur riconoscendogli il merito d’essere il brano più fortunato e conosciuto, trovo che sia decisamente meglio la gemella Ursvamp (L’Antico Fungo), che si trova in sesta posizione: velocissima, breve e trascinante, è la classica troll-song da festa del paese in cui il giro folk della tastiera di Trolhorn fa la parte del mattatore.
Fra le due, i Finntroll inseriscono la title track Nattfodd, dal suono abbastanza inedito: un arpeggio e un motivo di fisarmonica lasciano spazio alle chitarre pesantissime, ma il suono oscuro e triste rimane una costante per tutta la canzone - decisamente una perla nera, in cui il gruppo mostra il proprio lato meno tendente alle melodie facili.

Passata la già citata Ursvamp, ascoltiamo chiudersi la trilogia delle “visan” (canzoni). Dopo Bastuvisan e Kyrkovisan, infatti, Marknadsvisan ci presenta un nuovo episodio, sempre sulla falsariga dei precedenti: i due preti Aamund e Kettil stavolta però sono catturati mentre attraversano una foresta per andare al mercato. Dopo gli ordinari “due minuti di follia”, si torna al classico Hummpah-Metal con la buona ma non eccellente Det Iskalla Trollblodet (Il Ghiacciato Sangue dei Troll), che si apre con un feeling quasi apocalittico, salvo poi seguire uno sviluppo intorno a giri folk quasi solari per la loro immediatezza.

Penultima traccia: il popolo della notte si raduna ai limiti della foresta, asce alla mano, denti marci, puzzolente e affamato...
E’ infatti giunta l’ora per i figli delle caverne (Grottans Barn) di uscire dai loro rifugi; atmosferica ma potente (sullo stile di Aldhissla nel disco precedente), Grottans Barn è uno dei pezzi che rende essenziale questo platter.
La strumentale di chitarra Rok chiude il disco con una melodia triste e assolutamente indovinata, accompagnata dal solitario richiamo di un gufo: la grande cura posta anche nei particolari più defilati, quale un outro, mostra la sicura maturità raggiunta dai sei finlandesi.

Forti e consapevoli dei propri mezzi, a testa alta di fronte alla sfortuna: se Midnattens Widunder era il braccio armato, Jaktens Tid il cuore pulsante, Visor om Slutet l’anima più intima; allora Nattfodd è la mente, la ragione, la maturità di un gruppo che si merita tutto il successo che sta ottenendo. Per le sue caratteristiche, Nattfodd è il disco consigliato a chi vuole inoltrarsi nella foresta popolata dai Troll finnici. Una volta entrati, badate: unitevi a loro, o non vi sarà via di ritorno...

Korparna skriker ur skogens mörka djup.
"Grottans barn har äntligen kommit ut"

Il corvo grida, dalle più oscure profondità della foresta
“I Figli delle Caverne sono infine usciti allo scoperto”


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