Voto: 
9.4 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Metal Blade/Audioglobe
Anno: 
1991
Line-Up: 

- Ray Alder - voce
- Jim Matheos - chitarra
- Frank Aresti - chitarra
- Joe DiBiase - basso
- Mark Zonder - batteria e percussioni

Guests:
- John Bailey - computer e programmazione
- James Labrie - backing vocals in Life in Still Water


Tracklist: 

1. Leave The Past Behind (06:14)
2. Life In Still Water (05:44)
3. Eye To Eye (04:06)
4. The Eleventh Hour (08:12)
5. Point Of View (05:07)
6. We Only Say Goodbye (04:56)
7. Don't Follow Me (04:42)
8. The Road Goes On Forever (06:32)

Fates Warning

Parallels

Non è facile per ogni band cambiare radicalmente il proprio sound dopo varie pubblicazioni che hanno riscosso buon successo: eppure i Fates Warning, formazione americana che nel 1984 aveva debuttato con Night on Broken e altre opere più proiettate verso sonorità Heavy Metal con testi epici, riescono nell’impresa e in breve tempo, analogamente ai connazionali Dream Theater decidono di avviarsi incontro a sperimentazioni più ricercate. Il risultato è Parallels, album del 1991 con cui il gruppo comincia la propria scalata dei timbri Progressive, distanziandosi però parecchio dagli aspetti stilistici che avevano caratterizzato tutte le opere di quel periodo, dai Dream Theater fino agli Psycothic Waltz, rimanendo più legati alla proposta musicale dei Queensryche di Empire e Operation Mindcrime.

Niente tecnica virtuosa, niente suite lunghe e complesse, ma otto brani melodici, diretti e soprattutto ottimamente concepiti: la chiave di innovazione dei Fates Warning si colloca all’interno di quest’ottica, che valorizza maggiormente l'ambito dei testi introspettivi, evidenziando le realtà sentimentali che descrivono. Infatti Parallels può essere considerata come la prima grande composizione di Progressive malinconico, depresso non per i mali della società come nei Queensryche, ma per i dolori dell’interiorità, come testimoniato dalle liriche eccezionali interpretate da Ray Alder.

Leave the Past Behind fa immergere l’ascoltatore nella nuova dimensione Fates Warning, fatta di arpeggi costanti e di un’armonia volta a creare un’atmosfera originale, non esasperata ma pura di quei tecnicismi troppo frequenti nel Progressive degli anni ’70. Di particolare rilievo per tutta la durata dell’album sia la splendida voce di Alder, sempre acuta e triste, sia l’approccio ad ogni canzone da parte di Jim Matheos alla chitarra e di Mark Zonder alla batteria, i due membri che hanno reso più vario ed interessante il song-writing della band.
Life in Still Water si sviluppa attraverso l’impiego di accordi di chitarra elettrica di sottofondo, che riescono a trasportare verso bridge efficaci ed un ritornello accattivante, in cui compare di supporto alla voce principale, l’allora poco conosciuto James LaBrie, entrato da poco nei Dream Theater dopo lo scioglimento con Dominici.
La voce di LaBrie in Life in Still Water è quella determinata di sempre, non coperta da sezioni troppo vorticose di sottofondo e quindi appassionante e piacevole.
Eye to Eye è un viaggio melodico dentro i nostri pensieri e le nostre emozioni, un episodio semplice da realizzare musicalmente ma estremamente complesso da ideare nella struttura e nell’interpretazione: gli arpeggi si intrecciano stupendamente in sottofondo, regalandoci un brano disteso, sognante e rilassante, continuamente trascinato dal cantato malinconico e da una sezione ritmica azzeccata e omogenea al contesto dell’opera.
Altrettanto riflessiva è la sommessa The Eleventh Hour, il capitolo più lungo che si apre attraverso un climax di pregevole fattura, partendo cupa e desolata per evolversi impeccabilmente in una parte centrale sentita, fino ad un finale spalmato sui cori commoventi e raffinati.

Più tirata delle precedenti, sullo stile della seconda traccia è Point of View che fa trasprarire quell’alone Heavy Metal rimasto ai Fates Warning, impreziosito di tanti elementi, forse inconsapevoli, che hanno fatto diventare e considerare Progressive la musica suonata dal quintetto statunitense: l’esecuzione si Zonder, uno dei batteristi più esperti e completi della scena Rock/Metal moderna, strappa applausi e lacrime nei continui riff eleganti e mai scomposti.
I due passaggi migliori di Parallels sono le successive We Only Say Goodbye e Don’t Follow Me, simili nell’impostazione lenta ma incalzante, differenti però nella melodia che le accompagna. I testi raggiungono il massimo pathos dell’intero lavoro, coinvolgendo emotivamente ogni ascoltatore che si immedesima nelle storie narrate, storie quotidiane ma cariche di verità, come appunto il timbro dei nuovi Fates Warning.
Immancabile una ballata dolce e ricca di speranza, quale The Road Goes on Forever, che rincuora dopo lo struggimento e il malessere dei precedenti: tante influenze dal Rock settantiano dei pezzi più composti nell’atmosfera, similmente ad un Carrie degli Europe.

Per concludere, l’ultima menzione va fatta riguardo l’artwork di questo capolavoro del Progressive, una copertina che mostra già al pubblico il mutamento avvenuto nella mente del quintetto, non più interessato a focalizzarsi su storie di fate, streghe e guardiani fantastici, ma su sulla realtà umana del sentimento, che costituirà l’elemento distintivo dei Fates Warning. Immenso prodotto che neanche il gruppo stesso probabilmente pensava di concepire, un master-piece del Prog Metal per gli amanti di sonorità fresche, facili all’ascolto ma non per questo banali.

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