Voto: 
9.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Metal Blade/Audioglobe
Anno: 
1997
Line-Up: 

- Ray Alder - voce
- Jim Matheos - chitarra
- Mark Zonder - batteria
- Joey Vera - basso

Guest:
- Kevin Moore - tastiere


Tracklist: 

1. Part I (1:53)
2. Part II (3:25)
3. Part III (3:53)
4. Part IV (4:26)
5. Part V (5:24)
6. Part VI (7:28)
7. Part VII (4:51)
8. Part VIII (3:31)
9. Part IX (4:45)
10. Part X (1:19)
11. Part XI (3:34)
12. Part XII (7:45)

Fates Warning

A Pleasant Shade of Grey

A Pleasant Shade of Grey costituisce certamente l’opera più originale messa in scena dai Fates Warning, poiché album di riscatto dopo le pubblicazioni di Inside Out (1994) e Chasing Time (1995), che non avevano stupito particolarmente per la loro direzione.
Il prodotto del 1997 riunisce sotto il suo sound malinconico tutte le idee plasmate dalle menti di Jim Matheos alle chitarre e Mark Zonder alla batteria, veri trascinatori della band; sicuramente anche Ray Alder e Joey Vera contribuiscono rispettivamente con le sezioni vocali acute ed espressive e quelle ritmiche disegnate dal basso.
Tuttavia, il vero segreto di A Plasant Shade of Grey è la tastiera, che fa raggiungere apici altissimi al disco, permettendogli di avvicinarsi ad altri capolavori del Progressive dei ’90: tante le somiglianze con i primi Dream Theater, da cui proviene il tastierista di A Pleasant Shade of Grey, lo strepitoso Kevin Moore, che impreziosisce il lavoro con soluzioni geniali perché precise, matematiche e logiche.

Il ritmo e i tempi sono le colonne portanti dell’album che, pur diviso in dodici parti, pare una traccia unica, articolata in 52 minuti di continue variazioni ai limiti dell’immaginario, che sorprendono per le loro trovate inaspettate. La matrice dello stupendo Parallels continua ad emergere in numerosi episodi, in cui la chitarra clean descrive arpeggi sognanti e spalmati, ma il radicale voltafaccia da parte della band giunge alle riprese repentine e intricate, degne di poter essere inserite nel tanto acclamato Images & Words.
Moore è intraprendente, un vero guerriero del Progressive che riprende gli stilemi di When Dreams and Day Unite e Images & Words per farli fondere ad una batteria e ad una chitarra altrettanto virtuose e ad un’atmosfera a tratti angosciante, mai allegra e solare come nei Dream Theater.
In A Pleasant Shade of Grey è contenuta tutta la storia del Progressive: riff contorti, tempi dispari insostenibili, sezioni acustiche, voci corali incantevoli, atmosfere spaziali e riprese più pesanti concorrono a porre un altro tassello nell’evoluzione del gruppo americano.

E’ inoltre senz’ombra di dubbio il lavoro discografico più difficile da comprendere ed assimilare, perché complesso nella sua struttura e soprattutto nella suddivisione dei tanti elementi che il quartetto (in questo caso quintetto) Progressive ha inserito in occasione di quest’uscita. Si deve pertanto ascoltare A Pleasant Shade of Grey tutto d’un fiato, dato che ogni singola canzone è sì piacevole da ammirare nel suo sviluppo interno ma, se connessa ad contesto omogeneo come quello dell’album, acquista un valore unico e indimenticabile.
Dalle prime parole pronunciate da Ray Alder all’inizio della prima traccia si apre un cammino interiore che sarà fondamentale per la ricerca stilistica di altre band Progressive della fine dei ’90, Pain of Salvation ed Evergrey su tutti.
Il tono vocale che rimane impeccabile per l’intera durata del disco e le parti lente contribuiscono a creare l’alone simile a Parallels, pur puntando verso sperimentalismi più oscuri, cupi, angoscianti e quindi “grigi”.

I momenti di maggiore tensione sono anche quelli che alternano distensioni melodiche di notevole rilievo ad aperture ritmiche impressionanti, ricche di variazioni e di colpi di scena: tra queste IV e V sono due perle centrali che scuotono per l’intensità del sentimento che esprimono, tristi, inquietanti, ma virtuose e mai scontate.
L’apporto di Kevin Moore è perciò stato indispensabile per la buona riuscita dell’album, ma non si deve dimenticare l’impegno profuso dai quattro musicisti che hanno lentamente destato l’attenzione del pubblico Progressive internazionale, dopo essere partiti come progetto a cavallo tra Heavy Metal epico e primo Power Metal americano.
Sublime opera riflessiva, minacciosa nel suo andamento ma pur sempre una pietra preziosa nella discografia di una band sempre più competitiva e rivoluzionaria.

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